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The Survivors' Club
Sette persone, sei uomini e una donna, tutti scampati alla guerra con cicatrici indelebili fisiche e mentali, più o meno visibili, più o meno superate: questo è il Club dei Sopravvissuti che si riunisce ogni anno nella tenuta del Duca di Stanbrook.
Devo dire che i personaggi e l’ambientazione scelti dalla Balogh per l’inizio di questa serie coinvolgono e convincono da subito. Intuisci già che, anche se i vari reduci non sono parenti tra loro, si tratta di una grande famiglia allargata, le cui vicende si snoderanno romanzo dopo romanzo, finché sarai ansiosa di correre a leggere come si sistemeranno tutti e in che modo riusciranno a rimarginare le loro ferite.
Prendiamo il primo protagonista, Hugo, già eroe di guerra, ora ricco gentiluomo, munito di titolo nobiliare ma pieno di rimorsi: ha un problema molto concreto, ovvero trovarsi una moglie appropriata e in fretta, e gli altri sopravvissuti lo sfidano scherzosamente a scendere lungo la scogliera e a cercarla in riva al mare. Ma quella che sembra solo una burla viene stravolta e trasformata dalle piccole coincidenze del destino, quel concatenarsi di eventi apparentemente irrilevanti tra loro, ma essenziali per un lieto fine.
E bisogna dar atto che Mary Balogh è una vera maestra nel riuscire sempre a legare tutte le storie e le varie famiglie del suo immaginario, tanto che persino qui riesci a ritrovare personaggi già amati come Kit Ravensburger o come quelli della saga dei Bedwyn (ed è un autentico brivido di piacere, quando ricompare, anche solo per un fuggevole istante, il mitico Duca di ghiaccio e il suo immancabile monocolo).
Per adesso, dunque, una saga che mi ha dato aspettative molto alte (soprattutto per Flavian, un testimone di nozze da tenere d’occhio…).