La lista dei desideri dimenticati
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Robin Gold è nata nel 1974 e fin da piccolissima ha cercato di esaudire tutti i suoi desideri. A scuola si esibiva come ballerina e cantante; da grande ha lavorato nel cinema indipendente ed è stata attrice di teatro, prima di capire che il suo più grande desiderio era scrivere. Vive vicino a Chicago con il marito e il figlio.
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Una faticaccia
Dio mio.
Partiamo dal presupposto che tutti prima o poi perdiamo qualcuno di importante e mettiamoci anche il fatto che personalmente non amo stare a sentire i lamenti del prossimo; finire questo libro è stata una faticaccia, avere a che fare con una protagonista che non reagisce al dolore mi ha fatto ribollire la rabbia, aumentata dal fatto che nessun altro personaggio le abbia mai fatto una piazzata come si deve. Al contrario, compatita da tutto e tutti Clara riesce a stancare con la sua presenza ed essendo lei la protagonista il rapporto con il lettore è inevitabile.
Mai più nell'universo.
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Ti voglio bene. Perchè? Perchè sì.
Peccato, un vero peccato. E’ questo che ho pensato quando ho terminato questo romanzo, perché la trama mi aveva suscitato veramente grandi aspettative. E invece… Cos’è che è andato storto?
(Possibili **SPOILER) Beh, anzitutto la protagonista, Clara Jason Black, C.J. per gli amichetti dell’infanzia. Non è per nulla simpatica: avete presente una persona che si autocompiange per mesi e mesi, come forma di autodifesa, e che continua a credersi al centro dell’universo, crogiolandosi nel SUO dolore, tanto da non accorgersi neppure delle “cose belle” che le riserva il destino?
Sì, parlo proprio di “cose belle”, e non credo di essere fuori luogo nel dirlo, pur riferendomi ad una giovane donna che all’inizio del libro perde il grande amore della sua vita, l’eterno fidanzato Sebastian, a pochi mesi dal matrimonio (Il dolore si rivela un luogo che nessuno di noi conosce finché non lo raggiunge - Joan Didion).
D’accordo, la vita di Clara va’ tristemente in pezzi, cade in depressione, rimane sola ed ancora disperatamente innamorata, i vari tentativi di ritrovare sé stessa (dai gruppi di supporto al nuoto con i delfini, sino all’analisi e al lavoro a maglia) falliscono uno dopo l’altro, ma, CHE CASPITA!, rispetto ad altre persone che precipitano in un simile baratro, Clara Black cade con almeno SETTE materassi ad attenderla sul fondo.
Solo per citare le opportunità che la vita le offre:
1) La madre Libby, anche lei rimasta vedova da giovane, e che pure non si è mai arresa, lottando per realizzarsi nella propria professione e per non fare mai mancare ai figli il suo affetto;
2) un fratello meraviglioso, Leo, sempre pronto a raccogliere le confidenze e a dare consigli;
3) un’amica del cuore, trattata a pesci in faccia, che la perdona e la sostiene;
4) un datore di lavoro (il Re della birra), assolutamente comprensivo, che non solo le offre di prendersi un periodo sabbatico per leccarsi le ferite, ma le garantisce di tenerle il posto (ma quando mai succede per i comuni mortali?);
5) un vecchio amore di gioventù che si ripresenta alla sua porta (dopo neanche un anno di vedovanza!) …e dico solo che assomiglia alla versione giovanile di George Clooney!!
6) una polizza di assicurazione, che le garantisce un futuro senza troppe ansie.
Ed infine (n. 7) una cara maestra delle elementari, la signorina Jordain, che, dopo vent’anni le spedisce una “capsula del tempo”, cioè una sorta di cilindro in cui Clara aveva racchiuso i suoi ricordi in quinta elementare e, soprattutto, una lista di desideri che si era riproposta di realizzare. Proprio questa lista è il tema conduttore del romanzo. Finalmente Clara può trovare un motivo per alzarsi la mattina: completare la lista, ovvero realizzare tutti i DESIDERI che aveva dimenticato crescendo, ma che erano rimasti nel suo cuore.
Non vorrei sembrare insensibile alle disgrazie della vita, ma (almeno di striscio) certe sofferenze di Clara le ho attraversate anch’io e, sinceramente, mi aspettavo un romanzo che desse una sorta di pacca sulle spalle, una sferzata di ottimismo, uno sprone tipo “coraggio, se Clara ne è uscita, puoi farcela anche tu!”.
Invece, in tutta la vicenda, Clara continua a restare una LAGNONA, una che appena sente una musica familiare alla radio comincia a dire “Oh me, infelice!” e maltratta chi la circonda e le vuole bene, una che di fronte alla rivelazione dell’Amore, pensa solo che la sua priorità sia portare a termine la “sua” lista. E chi se ne frega degli altri!
Ma questo ti fa’ capire che la stessa protagonista del romanzo non ha proprio capito niente: la lista è un MEZZO per ritornare alla Vita, non è lo SCOPO della Vita!
Peccato. Se sulla carta sembrava davvero un bel libro romantico, di fatto sono poco più di duecento pagine, gradevoli per carità, però piene di spunti che sembrano messi lì apposta per attirare la lacrima del lettore, e quindi la sua simpatia (il funerale del cane Briciola; la maratona per sostenere la lotta contro il cancro, con la ragazzina calva che corre piena di coraggio; il cagnolino Caramello, trovatello e senza un orecchio… ). Il tutto, però, suona così artificioso che ti lascia tiepida, come se rispondessi ad un sondaggio di marketing (sì, no, mi è piaciuto, forse).
In definitiva, l’unico messaggio valido che mi ha lasciato questo libro, e che mi sento di CONDIVIDERE in pieno, è la filosofia di vita che portava avanti il povero Sebastian, il fidanzato che scompare prematuramente proprio all’inizio del libro: non c’è bisogno di pianificare anche i sentimenti, e non c’è bisogno di un MOTIVO per abbracciare qualcuno, per dire ti voglio bene, per stringersi insieme. Solo …perché sì.
Non c’è bisogno di un motivo. Semplicemente, PERCHE SI’.
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Vedove a go go
C’è una nuova fissazione che serpeggia nell’animo delle giovani scrittrici americane:la vedovanza.
Si,avete letto bene.
Dal più famoso P.s. I love you della Ahern mi imbatto continuamente in romanzi in cui la trentenne di turno perde la sua anima gemella.
Che sia infarto,incidente stradale,tumore,morso di una vipera,attacco di orso polare,phon che cade nella vasca,scivolata e sbattimento di cranio sul marciapiedi…sti poveri mariti muoiono sempre.
Cosa possono fare allora queste ex donne felici per riprendere in mano le loro esistenze???
Le alternative sono varie: c’è chi si chiude in casa e mangia quintali di Mars,chi si mette a preparare dolci,chi va in giro come una barbona,chi beve,chi si attacca al divano in perfetto stile cozza.
(L’unica cosa che non cambia mai è che smettono di farsi la doccia…..ma perché???Perchèèèè???????)
Ad ogni modo,tralasciando le abitudini igieniche, in questo specifico libro la nostra protagonista Clara trova un modo un po’ più originale di reagire:ritrova una capsula del tempo (dai non ditemi che non sapete cos’è!!!)e al suo interno una lista che racchiude tutti i desideri da lei scritti all’età di dieci anni.
Cosi si mette all’opera e tra una mangiata al più grande buffet d’america,imparare l’alfabeto morse,fare beneficenza,scendere dal più pericoloso scivolo acquatico che esista ecc ecc ecc si rimette in forma e torna di nuovo felice e contenta!
(Ah e ovviamente a meno di un anno dalla morte dell’amore della sua vita ne trova un altro!Si dai….è credibile la storia.)
Ora devo dire che a parte un po’di stanchezza per una trama trita e ritrita questo libro non è male.
Scritto bene con dialoghi ironici e veloci,scivola via gradevolmente.
Certo non è indimenticabile ma…può andare.
P.s.:Adesso aspetto con ansia che sia una mogliettina a schiattare.Cavolo almeno per una volta lasciatemi leggere di un vedovo!