La libreria dei desideri
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Meg & Theo
La ventiquattrenne Meg Michaels, non può più continuare a negare le evidenze; il suo status interessante è sempre più chiaro ed innegabile eppure, il fatto di non avere un uomo al suo fianco la blocca, le impedisce di ammettere la verità di quel cambiamento non solo con il mondo esterno, ed annessi pregiudizi, ma anche con se stessa.
Quando incontra Theo, mutilato di guerra, è spiazzata. L’uomo non solo si rende subito conto del segreto che la protagonista nasconde ma riesce ad entrare immediatamente in simbiosi con la futura mamma. Ella è l’unica persona a non guardarlo con compassione, a non provare pena per lui e per le ferite riportate dalla sua missione in Afghanistan; a non commiserarlo per quella gamba amputata. Come dunque non instaurare un legame con lei?
I giorni passano e tra una poesia di E.E. Cummings, una giornata di lavoro e una dose abbondante di zuccheri, i due si avvicinano sempre più finendo con l’innamorarsi. L’uno trova in l’altro l’occasione per ricominciare, lo scoglio a cui aggrapparsi per far fronte ai problemi e ai fantasmi di un presente passato.
Il problema è che non è mai semplice convivere con queste reminescenze dei giorni che furono, non tanto perché manchi il conforto da parte di chi abbiamo accanto bensì perché questo viene meno proprio da noi stessi. E mentre Meg vive nella paura di essere abbandonata poiché la prima ad averla lasciata è stata proprio sua madre all’età di cinque anni, sparita così da un giorno all’altro, senza alcuna motivazione conclamata, per Theo è difficile tornare ad una vita normale, lui che era partito per difendere quel paese che ora non ha niente da offrirgli, in cui non si riconosce più, in cui si sente un estraneo. Ed oltre agli orrori della guerra si ritrova a dover convivere con una menomazione alla quale da un lato vuole impedire di essere un handicap o comunque uno strumento con cui essere compianto, ma che dall’altro non tollera essere una condizione definitiva, una ferita con la quale dovrà prima o poi fare i conti, con cui prima o poi dovrà imparare a coesistere.
Una storia semplice, genuina, rapida e ben scritta è quella di Claire Ashby, una storia che non ha pretese e che si sviluppa sul binomio del doppio amore; quello umano e quello per i libri. In questo romanzo non vi troverete di fronte all’esposizione del classico attaccamento e sentimento adolescenziale, le emozioni provate dai due protagonisti sono autentiche e mature, e sono altresì rafforzate dalle circostanze entro le quali gli stessi vivono, condizioni che li portano a crescere, ad imparare a sostenersi, ma soprattutto che li inducono all’affermazione di un amore sincero che va oltre i pregiudizi, le gravidanze, le mutilazioni, l’aspetto fisico, e tutti quegli elementi che oggi giorno vengono avanti al mero e semplice dato di fatto che quando si ama una persona la si apprezza per quello che è, nel suo bene e nel suo male, nei suoi pregi e nei suoi difetti, nei suoi limiti e nelle sue possibilità, e non per quello che appare o che vorremmo che fosse.
L’elaborato affronta inoltre molteplici tematiche, argomentazioni che vanno dalla solitudine di ritrovarsi in un paese che non si riconosce più con persone che sono lontane dal nostro essere anni luce e da quella dettata dalla mente bigotta restia al cambiamento, alla diversità e dunque incapace di accettare che una donna possa avere un figlio anche senza un marito, alla famiglia, alla paura di ricominciare, all’accettarsi, e tante tante altre ancora.
In conclusione, leggero, non impegnativo ma sicuramente una gradevole scoperta.