Incidente d'amore
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Bedwyn - Libro secondo
Il secondo romanzo della serie è dedicato a Rannulf, ulteriore membro di una famiglia nota per essere molto altezzosa e altrettanto spregiudicata: in effetti, se all'apparenza i Bedwyn sono rigidi e formali, bisogna dire che alla prima possibilità di cedimento sono ben lieti di mandare al diavolo prudenza e galateo...
Anche Rannulf è solo il fratello minore del Duca di Bewcastle e perciò destinato nei progetti familiari alla carriera sacerdotale, carriera che lui ha allegramente scartato per approfittare del suo corpo da vichingo biondo e delle sue arti seduttive in soccorso di giovani donzelle incidentate.
Se poi le donzelle sono anche belle ma povere, condannate a divenire dame di compagnia di nonne e cugine ricche (e quindi per sempre zitelle e infagottate in vestiti informi per non rubare pretendenti), si può ben capire perché la cara miss Judith Law lo veda come un dono del cielo, probabilmente l'unico ricordo di fuoco (= leggi sesso selvaggio) che potrà serbare prima di rinchiudersi nella sua grigia e ancora miseramente grigia esistenza.
Ah, tempi strani quelli in cui la bella scappava dopo aver sedotto il nobiluomo in una locanda, e lui si ritrovava con un ricordo rosso tra le lenzuola, i rimproveri della locandiera e una virtù perduta da salvare...
Certamente più che Rannulf, un pochino opaco rispetto agli altri Bedwyn, qui la grande protagonista è proprio l'intraprendente miss Judith, una che non ha paura di sognare in grande e di covare in sé aspirazioni d'attrice. Impagabile la scena in cui salva il malcapitato gentiluomo da un ulteriore tentativo di adescamento a scopo matrimonio: se c'è un Bedwyn in giro, sembra proprio che la massima aspirazione sia farsi compromettere, e lei deve lottare con i denti per poterselo impalmare tutto intero.
Romanzo più romantico che passionale, una caratteristica che mi pare essere distintiva della Balogh.