In verità è meglio mentire
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Opinioni inserite: 7
In verità era meglio non scrivere
Questo libro è uno di quei classici romanzi rosa strappalacrime, nodi in gola, pianti, litigi, e un buzzurro, no volevo dire protagonista principale, Karl, un signore di mezza età che si comporta in modo giovanile credendosi irresistibile, ama i viaggi e ancor di più le donne, con la sua muscolatura e abbronzatura alla .... non ricordo più a chi lo paragonava Caroline, la protagonista con 158 di QI.
Discutendo di Caroline posso dire che questa ragazza è davvero cervellotica e in certi versi incredibilmente stupidotta.
E' una di quelle che se la tirano, mi sono spiegata?
Con una simile eroina con la puzza sotto il naso e un vecchiotto abbronzato il romanzo di per sé scade in tutta la sua struttura. Può magari piacere a chi si sposa con un partner più vecchio di lei/lui o vuole trovarci ispirazione.
Niente a che fare con un Rochester di Jane Eyre, poco ma sicurissimo.
Nello specifico, non critico chi sposa o si fidanza con un tizio/a più anziano... è il romanzo che, in tutto il suo scarso carisma, non trasmette nulla se non irritazione.
Il finale è alla Walt Disney, tutti felici e contenti. La banalità in quel frangente regna sovrana.
Carine le battute, ma niente di più.
Ho dato 5 stelle di stile per il semplice fatto che la scrittrice è dotata di buona capacità di scrittura, peccato per la trama che può essere interessante per altri, credo sia un fattore soggettivo ma qualcosa di oggettivamente scarso c'è.
Credevo fosse più interessante. Ahimè, così non è stato.
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Ma.. E la fine?
OK, fermi tutti!!
Non facciamo brutti scherzi...
Dov'è la fine???
L'ho cercata dappertutto, ma non l'ho trovata..
Peccato, mi sarebbe piaciuta leggerla. Mi andava bene anche una fine sdolcinata, di quelle tutto zucchero e miele, invece nulla..
Peccato davvero! Il libro parte da una bella idea: donna giovane, rimasta vedova all'improvviso, che a causa della sua eccessiva intelligenza non riesce a trovare uno straccio d'uomo che non la guardi in modo stranito quando parla in polacco, conta tutto quello che vede o incomincia ad elencare le sue numerose lauree... Oppure lo trova? E chi può dirlo? Non c'è la fine!!!
Avevo già conosciuto la Gier con la Trilogia delle Gemme (e lì la fine c'è, al 3° libro, ma c'è!) che mi era davvero piaciuta molto e devo dire che, nonostante il cambiamento di genere, lo stile è sempre quello, semplice e a volte divertente e spiritoso. Mi ha fatto davvero ridere la figura della psicologa un po' pazza.. davvero esilarante! Non che la protagonista manchi di spunti e di situazioni tragi-comiche.
Ma la fine? Lo so che mi ripeto, ma il finale per un libro è importante! C'è quello felice e quello triste, ma questo, che non ti lascia nulla di concreto, non può essere un finale.
E il farmacista? Dico io, e il farmacista? So che questa domanda potrà sembrare un po', come dire, strana a chi non ha letto il libro, ma il farmacista in realtà è un punto focale!!
Giuro che ho girato pagina per vedere se c'era una sorta di epilogo tipo "dopo qualche mese.."(che è proprio quello che c'è nella Trilogia!) e invece nulla..
Tutto sommato è comunque una lettura frizzante e piacevole!
Buon divertimento!
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la profondità di una pozzanghera
Non posso paragonare questo libro alla trilogia delle gemme perché non l'ho letta ma questo non mi ha impedito di andare incontro ad una delusione.
La storia parla di Caroline, ragazza con un Q.I. elevatissimo e giovane vedova di 26 anni. La narrazione ruota proprio intorno alla morte del di lei marito ma non bisogna farsi ingannare: non è un libro introspettivo o strappalacrime, è un romanzo da ombrellone, a volte ironico e pungente, superficiale in molte sue parti, profondo come una pozzanghera e a cui manca il finale. Ora, cercando un libro leggero da leggere per riempire dei ritagli di tempo di attesa (coda in posta, viaggio in autobus e via dicendo, luoghi in cui per intenderci, è difficile avere una certa dose di concentrazione), per me andava benissimo: niente nodi in gola ne risate a squarciagola, al limite un sorriso strappato da certe battute. Ma a lasciarmi l'amaro in bocca è stato il finale. Durante tutto il libro non accade niente di ecclatante, niente di coinvolgente, si prosegue la lettura solo perché lo stile è scorrevole e tutto sommato la storia è piacevole. Poi le acque iniziano a smuoversi, inizia un pò di "azione" e.... arriva la parola fine. Così, bum, di punto in bianco. Sinceramente all'inizio credevo fosse difettato il mio ebook invece no, finisce (viene troncato) proprio così. Si vede che l'autrice era stufa, chi lo sa?
Per quanto riguarda il discorso superficialità è innegabile, sia quella nella narrazione degli eventi, sia quella della caratterizzazione dei personaggi ma tutto sommato devo dire che lq cosa non mi ha disturbata più di tanto dal momento che come ho già detto, cercavo giusto qualcosa di leggero ma sicuramente ho letto romanzetti frivoli fatti molto meglio.
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IL DIAVOLETTO VINCE ANCORA!
Eh no, non si può finire un libro così!!!!!!!
Eddaiiiii, ne voglio ancora!! Ora che mi ero appassionata all'intelligenza della protagonista, che alcune volte (molte, direi) veniva decisamente a mancare, leggo la parola FINE??
Cara Gier Kerstin,
dobbiamo parlare.....
Lamentele a parte, questo è un libro piccolo, che si legge nel giro di un giorno, dotato di uno stile così scorrevole che non ti rendi conto neppure di esser arrivata all'ultima pagina (su cui ancora ci rimugino, cara Gier!)
Il tema, la verità, non è molto utilizzato oggigiorno.
Forse perché se ne fa così a meno che risulterebbe noioso affrontarlo.
Ahimè è il contrario perché «Ci sono verità che non si dovrebbero dire, verità che non occorre dire, verità che vanno dette.»
Una graziosa perla di saggezza di Wilhelm Busch.
Infatti, il libro è costituito da capitoli che hanno come titolo dei proverbi o citazioni inerenti al contesto dei capitoli stessi.
La nostra protagonista, Carolin, ha il QI molto più alto dei suoi coetanei o comunque di una vasta gamma di persone.
E per questo, è stata sempre quella esclusa dalle relazioni interpersonali, che costituiscono la vita di un individuo. Diciamo solo che la vita di Carolin gira solo sull'affetto della sua famiglia...
La madre le dice di non scoraggiarsi.
Che prima o poi troverà degli amici. Solo deve essere se stessa.
Carolin da parte sua, ha scrupolosamente seguito il consiglio di mammà.
Consiglio che non ha dato i suoi frutti...
Poi quando decide che è il momento di cambiare, arriva il suo primo ragazzo e tutto diventa rose e fiori. Il suddetto ragazzo ha un nome, Leo.
Carolin però non cambia affatto: ha sempre la mania di contare; suona perfettamente il cembalo e il piano; conosce ben sette lingue e ha tre lauree senza ancor terminato quel periodo particolare col nome di adolescenza.
Carolin semplicemente omette tutte queste cose e alla fine Leo si innamora di una Carol che in realtà non esiste.
Ma possiamo davvero dare la colpa alla piccola Carolin?
O è stato Leo che ha visto solo quello che ha voluto vedere?
E possiamo criticare la nostra cervellona per aver ceduto al fascino sleale del nostro caro Karl? Quello stesso Karl che ha come figlio Leo?
Beh fatevi dire che nella mia scuola, c'è un professore dai capelli bianchi, dall'aria un po' trasandata e dallo sguardo penetrante che non puoi non definire sexy.
Io ora, non dico di poter mai cedere a quel fascino ma sicuramente molte delle mie compagne se potessero lo farebbero!
Quindi non che giustifichi l'atteggiamento di Carol, ma leggendo la sua psiche non puoi non trovarci della pietà..
Soprattutto poi se Karl viene a mancare e le lascia un ingente somma di denaro che ben presto diventa oggetto di lite tra i vari familiari...
Il tutto, alimentato dalla depressione della protagonista.
“E nel preciso istante in cui, presa da questi pensieri, accecata dalle lacrime e sull’orlo di una crisi di nervi, per poco non cadevo a terra bocconi calpestai una merda. Perché, in tutta la mia miseria, di colpo mi fu chiaro che la pazza non ero io, ma che era la vita ad avere urgente bisogno di farsi curare.”
Fortunatamente viene aiutata dalla sorella che la spinge ad incontrare una terapeuta (davvero molto ignorante e inefficiente, che ti vien da domandarti: chi è che le ha dato il diploma??)
E infatti, Carolin non migliora affatto. Anzi vi sono dei simpatici amici (un diavoletto e un angioletto) sulla sua spalla fino all'ultimo:
“Il diavoletto mi sussurrò nell’orecchio tutta una serie di possibili bugie. L’angioletto era ammutolito per l’orrore (mi spiace dirlo, ma non è che fino a quel momento fosse stato di grande aiuto)”
Alla fine ve lo consiglio, per il solo fatto di farvi qualche risata :)
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Mentire mentire mentire..
Conoscendo la scrittrice della trilogia delle gemme mi sono buttata in questo romanzo. E un romanzo diciamo passabile. Un libro che va bene se volete leggere un sottile umorismo, un po' di ironia con una trama apprezzabile. Non è un romanzo fantasy come i precedenti della Gier. Siamo catapultati in un dramma di routine della ventiseienne protagonista (Carolin). La nostra Carolin è un tipo intelligente che però non sà ancora cosa vuole dalla vita. Quello che mi ha colpito di questo romanzo è che sebbene racconti in parte una storia drammatica trova il modo di farti sorridere un po' alla vita. Anche scorrevole da leggere e per un pubblico chick-lit.
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In verità era meglio tacere
Nutrivo grandi aspettative su questo romanzo, visto che la trilogia fantasy della Gier mi è molto piaciuta.
Mi ero dimenticata, però, che come per Sophie Kinsella / Madeleine Wickham, il provenire dalla stessa autrice ma anche da momenti diversi della sua carriera non deve essere sottovalutato.
Questo libro è infatti precedente alla sua trilogia e riedito per l'occasione: ne avevamo bisogno?
Direi di no, anzi ne sono certa.
La Gier crea una storia anche interessante a tratti, divertente in alcuni personaggi, ma manca qualcosa.
In questo romanzo Kerstin wannabe la Sophie Kinsella germanica, ma non ne ha né il graffio né l'ironia. Manca qualcosa che renda la storia, seppur scorrevole, più interessante. Manca l'identificazione, la voglia di innamorarsi dei personaggi, di vedere come va a finire. Mancano anche un paio di risate, che non ci sarebbero state male.
Insomma, si poteva anche evitare.
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In verità è meglio mentire
Se avete voglia di una commedia contemporanea condita da un sottile umorismo, potreste trovare ciò che cercate nel nuovo libro della Gier. "In verità è meglio mentire" è infatti un romanzo leggero, ironico, che con una trama semplice riesce a farsi apprezzare. Chi ha già conosciuto questa autrice per la sua famosa "Trilogia delle Gemme" di genere urban-fantasy potrebbe rimanere spiazzato perché qui di elementi fantasy non ve ne saranno, ma ciò nonostante trovo che questa diversità di generi sia un fattore positivo e sono contenta che di avere avuto l'occasione di conoscere anche il lato più "rosa" dell'autrice.
La protagonista di questo romanzo è una ventiseienne di nome Carolin, molto lontana dal tipico stereotipo di ragazza che solitamente popola i romanzi chick-lit in commercio. Lei è infatti un'intellettuale, senza amici e senza la passione per lo shopping, una ragazza che non sa affatto cosa realmente vuole dalla vita, che non sogna né la carriera ideale e né di avere figli, ma che studia incessantemente per il solo motivo che "è l'unica cosa che le riesce bene" e che vuole solo essere apprezzata ed amata per quello che è, senza dover mentire sulle sue doti intellettive. In questo romanzo racconta in prima persona la sua storia, passando in rassegna gli eventi passati degli ultimi cinque anni e collegandoli con il presente, dove un evento disastroso ha interrotto la sua serenità. Il risultato è una commedia piacevole, una lettura che personalmente mi ha soddisfatta e mi ha fatto simpatizzare molto con questa stramba eroina.
Come trama non bisogna aspettarsi niente di elaborato o con sorprendenti colpi di scena, ma il vero punto forte del romanzo, ciò che davvero lo rende unico, è il modo in cui è stato scritto: l'ironia caustica e tagliente che sprigiona ad ogni pagina è lontana anni luce dalla classica e fresca ironia degli equivoci in stile Kinsella, ma proprio per questa sua discordanza trovo che abbia carattere, ne sono rimasta favorevolmente stupita, nonché deliziata. All'interno di questo libro troverete note ironiche, scenette comiche al limite del surreale, e altre più cupe, quasi tristi. Non mancheranno personaggi odiosi e altri rasenti al demenziale. Un romanzo che non annoia, da non prendere troppo sul serio, che una volta terminato vi farà desiderare di leggerne ancora un po'.
Sono curiosa di scoprire anche gli altri romanzi chick-lit di questa autrice!