Il richiamo dell'angelo
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Opinioni inserite: 5
Un libro molto gradevole
Ieri sera ho finalmente finito questo libro,finalmente non perchè fosse noioso o non mi piacesse ,
ma perchè perdevo tempo a cazzeggiare con i giochi di FB!
Un romanzo che ho trovato perfetto per questo periodo ,ne troppo impegnativo ,ma neppure un romanzetto rosa!
Questo è il secondo libro che leggo di Guillaume Musso ,mi piace come scrive e come una trama partita banalmente diventi quasi un thriller.Il titolo non mi ispirava molto ,poi ho scoperto che è un modo di dire: quando due persone lontanissime per distanza e per tante altre cose sono destinate a incontrarsi .
Nel caso dei due protagonisti del libro direi che erano destinate a “Scontrarsi”,ognuno prende il cellulare dell’altro e se ne accorgono a 10.000 km di distanza ,e da li si dipana tutta la storia.
Lo consiglio a chi non ama i thriller classici e adora le storie d’amore un po’ complicate.
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A volte ritornano...
Le copertine dei libri di Musso non piacciono a tutti i lettori. A me, invece, di questo libro ha attirato proprio quella giovane donna dall’abito svolazzante, che sembra percorrere un sentiero immaginario nel vuoto, sullo sfondo del Golden Gate Bridge di S. Francisco. Mi ha dato un brivido di vertigine e…convinto a seguirla. Non amo molto l’urban fantasy e per fortuna il richiamo è lieve e il romanzo ha solo una velatura che riporti al genere. Per il resto la storia parte in modo leggero e accattivante, sembra proprio l’inizio di una commedia: brillante e divertente. Mi dispongo ad una lettura rilassante, le pagine scorrono veloci, conosco i protagonisti impiccioni che si sono scambiati i telefoni inavvertitamente in aeroporto e che non resistono a curiosare spudoratamente l’uno nella vita dell’altra. Due personaggi originali: uno chef di grido caduto in disgrazia (ma ai nostri tormentatori televisivi non succede mai di perdersi tra una riduzione all’aceto balsamico e un filetto in crosta?) e una raffinatissima fiorista parigina. Nei libri di Musso, però, nulla è come sembra, quindi mi preparo al colpo di scena. Alla fine della prima parte non c’è più niente da ridere…La storia vira improvvisamente e inaspettatamente verso il thriller: la sensazione, mentre si stava mollemente abbandonati in attesa degli sviluppi rosa della faccenda, è lievemente sconvolgente. La bella e delicata fiorista, infatti, rivela un passato a dir poco sconcertante e anche il giovane chef ha degli scheletri nell’armadio niente male! Da qui in poi entra in scena l’inquietante “fantasma” della piccola e sfortunata Alice, che si frapporrà tra i due protagonisti con la sua ingombrante presenza, tornando con la sua lugubre storia dal passato, ossessionandoli, condannandoli ad occuparsi incessantemente di lei. E’ una febbre che finisce col contagiare tutti i personaggi e il romanzo non fa che avvitarsi intorno a lei, che alita sulla storia i miasmi dei ricordi più neri, del furto dei sogni, di un’infanzia caotica vissuta tra le periferie più derelitte di una sconosciuta Inghilterra e varca le soglie della vita per disseminare la strada di Madeline e Jonathan di tracce misteriose che li riportino a riaprire porte che sembravano chiuse per sempre.
Capisco la diffidenza degli integralisti del giallo (spesso un tantino rigidi nei loro giudizi): Musso è sconfinato in un terreno occupato, la landa desolata del thriller è off limits per chi non conosce la parola d’ordine. Feroci mastini ne difendono l’algida integrità! Credo che questo romanzo non faccia per loro. I lettori più “morbidi”, che gradiscono le contaminazioni, ameranno immensamente questa storia, originale e intrigante, che di certo non mancherà di tenere a lungo svegli e vigili nelle lunghe e accaldate nottate estive!
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Fantasma dal passato
Musso è uno splendido creatore di trame surreali, ma questo libro non è stato per me così particolare come le sue precedenti storie. L'incipit promette bene: un uomo e una donna si scambiano inavvertitamente il cellulare in un aeroporto e possono così entrare in contatto con i reciproci segreti. Si scatena una conoscenza accelerata l'uno dell'altra, maturano una specie di ossessione reciproca, penetrando i rispettivi intimi lati oscuri. Però in questa storia convergono anche elementi tipici di un thriller che però non mi hanno dato emozioni, nè suspence. Preferisco decisamente il Musso romantico al Musso giallista.
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un giallo poco funzionale
musso ci ha abituato a storie come "la ragazza di carta" o "perchè l' amore qualche volta ha paura". questo libro è diverso: pur avendo certe caratteristiche tipiche del suo stile di scrittura come le frasi ad inizio capitoli, i capitoli brevi e i lunghi dialoghi tra i personaggi, tuttavia c'è la novità del giallo (ormai di gusto nella letteratura di consumo) che però non è ben costruito e risulta un elemento in più, noioso e distrattivo... perchè quello che caratterizza musso è la storia d'amore e non devono esserci altri elementi di distrazione... comunque è pur sempre un libro che per gli appassionati di questo autore non può mancare nella lista dei libri da leggere anche perchè ognuno poi ha un suo metro di misura del giallo ben fatto.
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"Il richiamo dell'angelo" di G. Musso - Commento d
Un romanzo che, nell’ultima parte, s’impenna nel thriller: un registro abbastanza insolito per Guillaume Musso, che ci ha abituato a una narrazione a cavallo tra dramma, commedia e fantasy.
“Il richiamo dell’angelo” parte con il tono della commedia americana, quella dei film in bianco e nero anni quaranta e cinquanta con i primi miti di Hollywood: la scena introduttiva si svolge in aeroporto, a New York, dove Jonathan e Madeleine si urtano e, casualmente, si scambiano il cellulare.
Lui è uno chef di grido, che ha conosciuto la fama e la ricchezza, ma che oggi è decaduto e gestisce, con uno strampalato cognato, un ristorante di second’ordine a San Francisco.
Lei è una ex-poliziotta, oggi proprietaria di un negozio di fiori a Parigi.
A partire dallo scambio dei cellulari, nelle prime due parti del romanzo assistiamo a una progressiva intrusione di ciascuno dei due nella vita dell’altro: la commedia cede il passo al dramma, perché la curiosità che cattura entrambi porta a scavare nei segreti della vita dell’altro. Jonathan scopre che Madeleine si è occupata della sparizione di Alice, una quindicenne scomparsa dai bassifondi di Manchester: il suo caso è stato archiviato con un verdetto di morte e la cattura di un omicida seriale, mentre alla polizia è stato recapitato il cuore che l’esame del DNA ha attribuito alla ragazza scomparsa.
Jonathan vive una vita di ripiego: con una ex moglie della quale sembra ancora innamorato, un figlioletto con il quale trascorre la vacanza di Natale .. Da vero ex, in tutti i sensi: “ex chef più creativo della sua generazione, l’ex Mozart della cucina, l’ex titolare della miglior tavola del mondo”.
Entrambi i protagonisti sono sopravvissuti a un tentativo di suicidio: quello di Madeleine sventato da un collega, quello di Jonathan sventato da … Alice!
Finale, dicevo, da thriller con Jonathan e Madeleine a New York, sulle tracce di Alice. I colpi di scena si susseguono sullo sfondo del luna park fantasma di Coney Island, in una città surreale e innevata.
A parer mio gli spunti più originali sono quelli ai quali Musso ci ha abituati: nelle pagine introduttive, quasi un articolo di costume sull’uso dei cellulari. O le considerazioni sul destino: “Se lei fosse entrata in quella caffetteria trenta secondi prima o trenta secondi dopo, non si sarebbero mai incrociati. Era scritto. Uno strano scherzo del destino che aveva scelto di avvicinarli in un momento decisivo. Il richiamo dell’angelo, come diceva sua nonna …”
Musso sa come tener desta l’attenzione del lettore: ricorre a un’azione dinamica, sorreggendola con riflessioni vagamente new age, e utilizza strumenti grafici che rendono i suoi romanzi movimentati anche dal punto di vista visivo.
Come da tradizione, l’autore francese introduce ogni capitolo con una citazione. Tra queste, ricorre due volte una frase attribuita a Victor Hugo: “I più begli anni di una vita sono quelli che non si sono ancora vissuti” . Anche se “Nessuno può portare a lungo la maschera” di Seneca è quella maggiormente congeniale a ...
… Bruno Elpis