Il profumo delle foglie di tè
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Bello e intrigante
Gwen è una ragazza inglese degli inizi del 1900. Lei è il perfetto prototipo di quello che dovrebbe essere una ragazza di buona famiglia. Mediamente istruita: quel tanto che basta per non sfigurare in società, ma non troppo così da non imbarazzare il marito. Carina, vestita all'ultima moda, ma allo stesso tempo pratica e se necessario capace di essere parsimoniosa. E soprattutto obbediente e programmata a compiacere comunque e sempre il marito, anche se l'obiettivo viene raggiunto con mezzi non del tutto ortodossi. Il romanzo inizia con Gwen a bordo della nave che la sta portando a Ceylon, dove il neomarito l'ha preceduta. Tutto è programmato: il marito si occuperà della piantagione di tè e lei gestirà la casa e il prima possibile inizierà a riempirla di bambini. L'idillio dura il tempo della prima gravidanza. Al momento del parto qualcosa le cambia la vita, Malconsigliata dalla vecchia balia del marito, impossibilitata a chiedere un parere a qualcuno compie una scelta, oggi impensabile, ma in linea con quanto la sua educazione le ha insegnato. Bel romanzo, che io non inserirei proprio tra quelli rosa. La storia d'amore è solo accennata, mentre tutta la storia di contorno è ricca e dettagliata. Su tutto le descrizioni dei colori e dei paesaggi dell'isola di Ceylon. Qui non ci sono mezze misure: i colori e la natura sono opulenti e sgargianti, i profumi e i sapori hanno una dolcezza quasi stucchevole e un aroma speziato che stordisce. Ma basta distogliere lo sguardo da tutta questa bellezza per vedere ben altro: le condizioni lavorative al limite dell'inumano dei coltivatori di té, la crisi economica internazionale col crollo della borsa del 1929 e la necessità dei grandi proprietari terrieri di rivedere il loro modo di gestire gli affari. Ancora, in primo piano le donne inglese trapiantate in questo paradiso terrestre senza nessuna preparazione. Lasciate sole dai mariti, incomprese persino dai medici che sottovalutano depresioni e probemi psicologici anche di grave entità. La prosa è semplice, pur senza essere povera. Le vicende, anche complesse si susseguono con calma, senza grossi scossoni, ma sena risultare mai noiose o scantate.