I cercatori di conchiglie
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Rosamunde Pilcher, nata Scott (Lelant, Cornovaglia, 1924), ha lavorato al Foreign Office e, durante la guerra, si è arruolata come ausiliaria della Marina Militare, prestando servizio a Ceylon. Tornata in patria, si è trasferita in Scozia, dove tuttora vive. Nel 1946 ha sposato Graham Hope Pilcher, assumendo il nome con cui è conosciuta in tutto il mondo come una delle più amate autrici di storie romantiche. Ha iniziato a scrivere giovanissima, pubblicando nel 1949 i primi racconti, Half-way to the Moon, con lo pseudonimo Jane Fraser e nel 1955 A Secret to Tell, il primo romanzo pubblicato con il suo nome. Del 1987 è il grande successo di I cercatori di conchiglie, che ha venduto oltre cinque milioni di copie in tutto il mondo. Grandi bestseller sono stati anche Settembre (1990), Ritorno a casa (1995) e Solstizio d'inverno (2000), con il quale ha detto addio all'attività letteraria. Dalle sue opere sono stati tratti circa ottanta film. Nel 2002 la regina Elisabetta II l'ha nominata Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico.
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LA STORIA DELLE EMOZIONI
Meraviglioso. Semplicemente.
Meraviglioso perché è un romanzo che non porta in sé la pretesa di scrivere letteratura, che si propone con uno stile semplice ma immensamente profondo come a volte solo la semplicità sa essere.
Meraviglioso perché i personaggi sono dipinti attraverso le loro debolezze, attraverso i desideri inespressi che la Pilcher è maestra nel trasmettere scandagliando l’animo umano che è quello della gente comune, di tutti, alle prese con le scelte della vita a volte dolorose, spesso criticate, a stento comprese.
Meraviglioso perché solo immergendosi nella lettura – completamente – ci si accorge di quante lacune lasciamo nell’anima a poco a poco trascinandocele dietro e sforzandoci di ignorarle fino a quando accade qualcosa che ci riporta davanti agli occhi il passato. E non sempre è facile farci i conti. Soprattutto quando bisogna ammettere di aver sbagliato le proprie valutazioni, di aver fatto scelte a cuor leggero che hanno poi avuto un effetto devastante sulla nostra vita. Fino a qui sarebbe un romanzo come tanti. Ma la Pilcher va oltre. La sua protagonista, reduce da un attacco di cuore, si rende improvvisamente conto che la vita, così come ha cercato di tirarla avanti, le chiede improvvisamente il conto. E lei, Penelope, deve fare i conti con i suoi tre figli, due dei quali troppo avidi per interessarsi a lei come persona, con un marito di cui non è mai stata innamorata e che non l’ha mai amata, con un amore – il vero amore – che non è mai riuscita a lasciar andare. E infine con i rimpianti e le tristezze della solitudine che in un momento possono rifiorire in speranze se soltanto si riesce a guardare avanti anziché indietro, a vedere quell’amore che lei ha tenuto dentro per anni proiettarsi come un’ombra della sua stessa felicità nella felicità dei giovani, due giovani speciali che saranno per lei la chiave di lettura del passato e della vita stessa.
Descrivere la trama sarebbe riduttivo: è complessa e articolata tra numerosi personaggi ben costruiti, ricca di colpi di scena e mani introspettive che si insinuano a poco a poco nell’anima.
Rosamunde Pilcher è una maestra nella caratterizzazione dei personaggi attraverso le emozioni. Un’autrice che mi ha accompagnato durante l’adolescenza e che ho riscoperto oggi attraverso il romanzo che l’ha resa famosa nel mondo, il suo capolavoro, una ventata di emozioni che sboccia tra le tante letture mediocri.