Uno studio in nero
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Opinioni inserite: 3
Palinodia.
Dopo lunghe ricerche, trovai "Uno studio in nero" presso una botteguccia di libri usati, il 17.01.1987.
Lo divorai, letteralmente, dapprima saltando a piè pari la parte "queeniana" e concentrandomi, esclusivamente, su quella "holmesiana".
"Melius re perpensa" l'ho riletto per intero e debbo ammettere che, l'interazione tra le due epoche ed i due investigatori è, puramente e semplicemente, perfetta.
Non così, purtroppo, il film che ne è stato tratto che non è l'ottimo "Assassinio su commissione" ma un'altra pellicola che salta, del tutto, la parte contemporanea e soffre di tempi narrativi troppo lenti.
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emozione
Che bella emozione riprendere in mano un giallo Mondadori dopo anni.
Ne saranno passati almeno venti.
E questo è un classicone.
Ellery Queen che indaga su una vecchia indagine che coinvolge Sherlock Holmes e il fido Watson.
Lo stile è quello di Conan Doyle con i due fidi compari che ogni pagina sono impegnati in qualche colluttazione o nell'analisi di qualche misterioso indizio, per arrivare alla cattura di niente di meno che Jack lo Squartatore.
Il tutto inframezzato dalle ironiche e spiazzanti battute di Ellery Queen e soci, che alla fine tenteranno di mettere la parola fine all'indagine. Ci riusciranno?
Una contaminazione tutto sommato molto ben riuscita.
Si legge velocemente e, anche se gli indizi tutto sommato sono abbastanza palesi, si arriva alla fine col fiato sospeso.
Da leggere con leggerezza.
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Uno studio in nero
Conclusa la lettura di questo libro mi vien da dirvi solo questo: Finalmente un giallo!!!
Un libro che si legge in pochissime ore, scorrevole come una cascata in piena che vede protagonisti in parallelo un Ellery Queen che si ritrova tra le mani un vecchio manoscritto che racconta di una storia mai venuta alla luce che ha visto protagoniste le due icone più emblematiche della letteratura di genere, da una parte l'investigatore più famoso della storia, Sherlock Holmes accompagnato come sempre dall'inseparabile Watson, autore del manoscritto, e come antagonista, il simbolo del terrore supremo nell'Inghilterra del 1888, Jack Lo Squartatore.
Direi che l'autore de "Uno studio in nero" ha reinterpretato abilmente la figura di Holmes, mantenendone le caratterisctiche fisiche e deduttive del suo creatore Conan Doyle.
Una storia che ci consegna l'ennesima rappresentazione delle scorrerie del serial killer più famoso di tutti i tempi, regalandoci anche un nome ed un cognome di riferimento.
Non voglio aggiungere altro per non togliervi la curiosità di un finale che poi viene sbrogliato da Ellery Queen in modo estremamente semplice ma che poteva essere dedotto anche da un lettore estremamente accorto.
Buona lettura.
Syd