Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror Uno strano luogo per morire
 

Uno strano luogo per morire Uno strano luogo per morire

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"Cosa ci verrei a fare? Sono americano. Ebreo. Ho ottantadue anni. Sono un vedovo in pensione. Un marine". Sheldon Horowitz non è andato per il sottile la prima volta in cui sua nipote Rhea ha osato chiedergli di trasferirsi da lei e Lars, suo marito, a Oslo. Dinanzi però alle insistenze di Rhea, Sheldon ha ceduto. Sheldon trascorre la maggior parte del tempo a passeggiare oppure a rimuginare, tra le pareti di casa, sul suo passato di cecchino. Un giorno, mentre è comodamente allungato sul divano a leggere un libro di Danielle Steel, sente delle grida provenienti dal piano di sopra. Grida in una strana lingua dai toni acidi e livorosi. Poi tonfi, botte, singhiozzi e passi in avvicinamento, rapidi e regolari...



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Uno strano luogo per morire 2014-12-27 15:35:59 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    27 Dicembre, 2014
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Sheldon Horowitz

Un libro vincitore di così tanti autorevoli premi (ECONOMIST TOP FICTION libro dell’anno, FINANCIAL TIMES best book dell’anno, GUARDIAN best crime e thriller dell’anno, KIRKUS REVIEWS best crime dell’anno) non può non suscitare interesse. Annoverato tra i migliori crime e thriller dell’anno, colpisce anche per il titolo inglese “Norwegian by night” che in italiano appare altrettanto forte ed interessantissimo: UNO STRANO LUOGO PER MORIRE. È il romanzo d’esordio di Derek B. Miller ed è un thriller, ma anche una commedia umana, una parabola politica, con un memorabile personaggio, Sheldon Horowitz. È americano. È ebreo. Ha ottantadue anni. È un vedovo in pensione. È un marine. Ha l’Alzheimer. Grazie a tutte queste caratteristiche, risulta un personaggio grandiosamente unico, cui ci si affeziona come ad un nonno.
Sheldon Horowitz è anche questo: è il nonno un po’ svampito di Rhea. Quando lei gli ha chiesto di trasferirsi in Norvegia, con lei e suo marito Lars, Sheldon le ha risposto: «Cosa ci verrei a fare?».
Ma al cuore, come alla famiglia, non si comanda ed è così che inizia l’ultima avventura di un ottuagenario che assiste ad un crimine, l’omicidio di una donna, e decide di mettere il salvo il suo figlioletto di otto anni, come non ha saputo tenere suo figlio alla larga dai mortali pericoli della guerra.
È un romanzo avvincente, interessante e che sa commuovere. La realtà, a volte, è quella della mente distorta dalla vecchiaia di Sheldon, dove i ricordi non sempre combaciano con le verità che ha raccontato o i segreti che ha voluto nascondere; altre, è quella della nipote che ha vissuto una storia diversa, crescendo con le cure amorevoli dei nonni americani.
Sheldon Horowitz è un personaggio complesso, grazie ai contrasti della sua mente che lo portano a confondere i ricordi, a distorcerli, a mescolarli con la sua realtà, di cui fanno parte anche i fantasmi del suo passato. È una storia esistenziale dentro altre storie, dove i racconti biblici si affiancano ai quelli di guerra, dove le crudeltà subite dal popolo ebraico si confondono con le atrocità delle guerre del presente, dove c’è sempre un cattivo pronto ad uccidere una madre per portarle via il figlio.
È un romanzo eccezionale, un’opera letteraria mascherata thriller, di cui si raccomanda vivamente la lettura.

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