Una storia crudele Una storia crudele

Una storia crudele

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Koumi Narumi fa perdere le tracce di sé lasciando al marito il suo ultimo dattiloscritto, intitolato Storia di una crudeltà. Il romanzo, che il marito invia all'editore, racconta il terribile caso di cui la scrittrice è stata protagonista da bambina: rapita da un operaio semianalfabeta all'età di dieci anni, è stata da questi segregata in casa sua per circa un anno. La relazione era resa ulteriormente ambigua e crudele da un terzo personaggio, che viveva presso lo stesso condominio e spiava i due attraverso un foro nella parete. Dopo la liberazione, la bambina stenta a recuperare la normalità, sviluppa una forza d'immaginazione in grado di alimentare il suo innato talento e che le permette di diventare, a quindici anni, una scrittrice prodigio.



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Una storia crudele 2017-09-04 18:54:37 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    04 Settembre, 2017
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UNA REALTà CRUDELE

Natsuo Kirino è a mio parere una tra le più geniali scrittrici giapponesi contemporanee e questo suo libro non fa altro che confermare la mia opinione.
Una storia crudele mi ha presa a tal punto che l'ho divorato in soli 4 giorni durante le mie vacanze estive ed il finale mi ha lasciato particolarmente perplessa perchè è una storia nella storia molto ambigua.
Keiko viene rapita all'età di 10 anni da una specie di psicopatico di nome Kenji e nel tempo presente, circa vent'anni dopo, la storia è ancora nebulosa perchè Keiko non ha mai voluto raccontare la verità di quel che successe alla polizia o alla sua famiglia. Ciò che sappiamo è che il fatto ha sicuramente sconvolto la vita della ragazza. Ma in che modo?
Veniamo a sapere i dettagli del rapimento e della segregazione della protagonista tramite un manoscritto di quest'ultima lasciato nel suo pc e consegnato al suo editore dal marito, che ammette che sua moglie Keiko è scomparsa.
Leggendo le confessioni di Keiko veniamo a sapere del rapimento, della segregazione di oltre un anno e della fuga e di tutto quello successo dopo. La storia man mano che prosegue nella sua morbosità e drammaticità si fa sempre più carica di una tensione di sottofondo che sfocia con le rivelazioni sconvolgenti sulla "vera" verità nelle ultime pagine. Un continuo susseguirsi di affermazioni poi sormontate da altre rende nebulosa la storia di Keiko e Kenji e il suo vicino di stanza Yatabe.
Mi sono chiesta più volte se la verità finale è la realtà dei fatti o se è una sorta di provocazione da parte della protagonista/scrittrice e questo dubbio mi è rimasto.
Un romanzo scritto magistralmente che ci consegna la società moderna distorta così com'è.

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Una storia crudele 2016-03-04 10:19:31 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    04 Marzo, 2016
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Ricordi distorti

Keiko ha appena dieci anni quando viene rapita nella sordida città di K da un ragazzo probabilmente disturbato, tenuta prigioniera in un fatiscente appartamento sopra la fabbrica in cui il suo aguzzino lavora, tornerà libera solo dopo tredici mesi. Alla vita quotidiana non riuscirà più ad adeguarsi, ricostruendosi attraverso la fittizia identità di Koumi Narumi, ora adulta e scrittrice di successo.
Anni dopo, una lettera di Kenji, il sequestratore uscito di prigione, risveglierà i fantasmi di un trauma mai assorbito
"Una storia crudele" si potrebbe definire un "metalibro", in quanto è il manoscritto che il marito di Keiko/Koumi invia all'editore della donna. Natsuo Kirino struttura il suo lavoro attraverso tre voci: quella del rapitore, quella di Keiko/Koumi e quella del suo consorte.
L'oscillare tra realtà e fantasia, tra vero e immaginazione, è il fiore all'occhiello di questo romanzo, in cui la verità viene sbugiardata più volte, in quanto filtrata da prospettive diverse inerenti ricordi ora ammorbiditi più o meno inconsciamente, ora resi ancor più duri per giustificare la misantropia esplosa nella protagonista.
La bambina infatti rifiuta di parlare evitando la collaborazione con polizia e psicologi. Per certi versi si potrebbe pensare all'urgenza di evitare l'ennesima umiliazione, arginando i particolari di un vissuto così morbosamente eclatante da attirare l'attenzione dell'intera opinione pubblica.
In realtà tra le ferite mai rimarginate si nasconde qualcosa che nemmeno la vittima riesce a definire, una negazione estrema resa al lettore con sapienza nel graduale riconoscimento dei sentimenti di Keiko, rimanendo tuttavia sospesi perennemente tra certezze e mistificazioni.
Kirino è molto brava nel dare spazio ad un forte senso di pudicizia e di imbarazzo, tanto potente da poterci addirittura scorgere qualcosa di autobiografico, oltre a fra trapelare una giustificazione per l'autoalienazione scaturita dall'incapacità di un mondo adulto idealizzato in maniera negativa.
L'atmosfera generale è grigia, dimessa, con una bambina già problematica prima del fattaccio. Il romanzo è meno crudo di quanto si possa presumere, soprattutto alla luce dei vari specchi latori di immagini distorte o dai molteplici significati in cui i ruoli si ribaltano o miscelano, con fatti che indubbiamente atroci vengono resi più sopportabili nello svelamento di contatti tra immaginato e reale sorprendentemente intricati.

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Una storia crudele 2015-07-07 11:51:12 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    07 Luglio, 2015
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Di notte, nella città di K.

Non avevo mai letto niente dell'autrice e non sapevo che venisse paragonata a Murakami. Se lo avessi saputo avrei evitato il romanzo perchè Murakami proprio non lo digerisco. Invece l'autrice è davvero brava. La genialità della storia sta nel gioco d'ombre tra realtà e fantasia. Un gioco che diventa come un tarlo, cioè il vero aspetto morboso e avvincente della vicenda.
La storia è scritta in prima persona dall'autrice, rapita all'età di dieci anni e tenuta segregata per un anno da uno psicopatico. La bambina sogna per tutto l'anno di essere liberata da Yatabe, il collega del rapitore. Ma il giorno della sua liberazione scopre che un foro collega la camera di Yatabe con l'appartamento del suo rapitore. Dunque Yatabe sapeva di lei e della sua segregazione. E' un complice e, nei suoi confronti, un traditore.
La storia non è così morbosa come potrebbe sembrare e nemmeno troppo ansiogena. La bambina è l'io narrante, quindi è stata liberata, sta bene, anzi è diventata una scrittrice famosa.
Il mistero è solo psicologico e consiste in una specie di ossessione che induce la ragazzina a tornare continuamente sui fatti del passato ricostruendoli ogni volta in modo diverso. Si crea uno strano miscuglio tra fantasia e realtà, per cui l'impossibilità di ricostruire i fatti con certezza, dà carta bianca all'immaginazione, rende adesive le fantasie e conferisce al passato un potere ipnotico e insuperabile. Non solo sulla ragazza e sul suo aguzzino, ma anche sull'investigatore e in fin dei conti sul lettore che viene chiamato a osservare la storia dal buco nel muro della stanza di Yatabe.
Il trauma e l'impossibilità di superarlo fa sì che la ragazzina veda ogni cosa come doppia nel senso di ambivalente in un continuo gioco di specchi: la madre, il padre, i vicini, i compagni. Tutti i personaggi hanno una doppia natura per cui è impossibile fidarsene del tutto. Persino i genitori, il medico, gli investigatori hanno due facce così come l'aguzzino era cattivo di giorno e buono di notte. Ma anche la bambina, io narrante, ha una doppia identità. Odia l'aguzzino ma contemporaneamente lo ama, gli è amica. La vittima diventa anche lei inaffidabile per il lettore: è incapace di dire tutta la verità senza cambiarla. L'immaginazione entra a tal punto in una realtà ostile da mescolarsi con essa in modo da rendere ogni cosa non solo irriconoscibile ma inconoscibile. Così come la misteriosa città di K è irriconoscibile: deserta di giorno e piena di luci la notte. Ogni cosa, ogni persona ha una doppia natura, una doppia identità. Il trauma è l'evento che scatena la fantasia, strumento di salvezza dal mondo e di allontanamento dalla realtà, anche lei buona e cattiva come ogni altra cosa. C'è un fondo di verità nel ruolo che l'autrice dà all'immaginazione che mi fa pensare che veramente abbia avuto qualche trauma.
Bellissimo il finale.

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Una storia crudele 2012-12-02 21:16:41 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    02 Dicembre, 2012
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Creatura sessuale

Una lettera, a ricordo di un capitolo del passato, irrompe improvvisa in una vita. E ne nasce un romanzo, che parte con ottimi presupposti, perchè la protagonista risale minuziosamente la china dei ricordi per raccontarci un anno che ha segnato la sua vita per sempre. Però in questa storia c'è troppa morbosità sessuale che ha deluso le mie aspettative, perchè pian piano diventa quello il collante. Avrei preferito che l'aspetto psicologico di questa bambina venisse scandagliato più a fondo. Lei chiama a raccolta tutto ciò che ha dentro per sopravvivere in quella situazione assurda e ricondurre il tutto a fantasie sessuali mi è proprio sembrato un rovinare una grande architettura iniziale.

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Una storia crudele 2012-07-01 14:31:30 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    01 Luglio, 2012
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Una storia crudelmente psicologica

Una narrazione profondamente psicologica, morbosa, malata, ossessiva e avvolta da svariati misteri. Natsuo Kirino, in Una storia crudele, con il suo personalissimo stile, struttura vicende e individui attraverso i loro racconti, narrati direttamente o riferiti nelle impressioni altrui, in un cerchio che si avvolge intorno ai personaggi, alle sfortunate coincidenze e alla realtà di come si sono svolti davvero i fatti.
Nella narrazione non mancano parti caratterizzate dalla finzione, propria del romanzo, e menzogne, attribuite alla sofferenza di una mente traumatizzata. La brevità del romanzo non permettono di approfondire la perversione e la disperazione, elementi caratteristici dominanti dei personaggi della Kirino, che forse sceglie di proposito di omettere il massimo della morbosità nel suo racconto per farlo solo percepire in tutto il suo orrore. Così come la protagonista ha bisogno dell’immaginazione per crearsi una realtà parallela, in cui vivere e isolarsi, allo stesso modo il lettore deve usarla per riempire i vuoti lasciati di proposito nel racconto per ricomporre i pezzi di un mistero fatto di paura e sevizie che raccontare esplicitamente renderebbe banale.
Confermo, ancora una volta, il mio apprezzamento per lo stile della Kirino che presenta un lato perverso del Giappone.
Keiko ha solo 10 anni, quando l’operaio venticinquenne Kenji la rapisce e la costringe a vivere per un anno con lui, mostrandole il lato aberrante degli esseri umani. Ma per raccontare questa storia, rendendola originale, Natsuo Kirino escogita l’espediente di “Una storia crudele”, il manoscritto autobiografico di quella brutale esperienza, lasciato al marito dalla stessa Keiko che ormai ha cambiato nome, ha 35 anni ed è una scrittrice famosa, un caso letterario in Giappone, con il romanzo d’esordio “Come il fango”.
Keiko adulta è scomparsa, senza lasciare nessuna traccia, se non la verità che molti anni prima tutti cercavano di farle raccontare, cioè cosa è davvero accaduto in quell’anno di prigionia tra lei e il suo aguzzino. I misteri non sono solo quelli racchiusi nella mente di Keiko, poiché tutti i personaggi presentati hanno segreti che non raccontano e che il lettore vuole poter chiarire fra le pagine del romanzo. Il pedofilo, il vicino di stanza, i genitori della bambina, il detective che indaga, la psicologa che offre il suo sostegno, le amiche: ognuno agisce seguendo le sue motivazioni che sembrano avere come denominatore comune l’attenzione verso Keiko.
Anche se è cresciuta e la sua vita sembra essere stata rivoluzionata, Keiko non ha ancora superato i traumi psicologici di quell’esperienza ed, anzi, li ha raccontati in tutte le sue fasi, nell’evoluzione affrontata dalla mente, vittima di feroci e drammatici ricordi di sevizie e molestie sessuali, rendendola una “creatura sessuale” oltre che un vero e proprio giocattolo, definizione che la offende ma che sa essere reale.
Un racconto nel racconto, un romanzo accostato ad un altro, come la realtà accanto alla finzione. Un meccanismo tortuoso, ma ben sviluppato e che ne rende interessante e ricca di suspense la lettura.

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Una storia crudele 2012-01-09 15:22:08 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    09 Gennaio, 2012
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Come il fango...

Una storia di vittime e carnefici. Agghiacciante, per contenuti, per lo spessore delle storie che vengono raccontate ed il modus operandi che la protagonista del libro adopera intrappolando la verità in due mondi paralleli, la realtà e la fantasia. Ma chi è la vera protagonista che si cela dietro il rapimento? E' forse Keiko o è forse Narumi? O è forse Natsuo? L'unica cosa certa è che grazie alla traduzione lineare di Gianluca Coci, sono rimasta ammaliata e non l'ho chiuso fino alla parola fine....ammesso che ci sia una fine....
"La mia storia crudele era stata usata per secondi fini".

L'altra certezza è che Natsuo Kirino è Natsuo Kirino!! E' ora di piantarla di associarla a Haruki Murakami (cit. Booklist)

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