Una morte perfetta
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 5
Nella fabbrica dei corpi
Quarto episodio di una serie che non conoscevo, con protagonista Kim Stone, un personaggio che in questo libro ho amato moltissimo e che mi ha acceso l’interesse anche verso la sua storia personale, motivo per cui sicuramente recupererò le puntate perse e ne seguirò le avventure anche nei successivi episodi, finora arrivati a nove. Kim è brusca ed intransigente, ed in questo mi somiglia molto, ma emana anche sicurezza e dimostra di essere molto abile ad esplorare la mente di un assassino. La storia è abbastanza complessa, si svolge principalmente all’interno di una fabbrica dei corpi, una struttura scientifica abbastanza particolare e gli omicidi che si susseguono a catena testimoniano una violenza inaudita. Questi fatti ricordano alla squadra di investigatori la malvagità da cui sono circondati. La parte però più interessante è quella che va oltre i fatti, quella che scava oltre le apparenze, facendo emergere, nelle storie personali, il movente degli omicidi, delle alleanze, delle fughe e dei comportamenti. Molto interessante, sia come ritmo, sia dal punto di vista dei risvolti psicologici.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Intrattiene. E basta
Ricevuto come regalo per Natale, "Una morte perfetta" rappresenta il classico thriller nel quale cerco rifugio nei periodi particolarmente frenetici, specialmente dal punto di vista lavorativo. C'è chi si rilassa con letture romantiche e spensierate, e poi ci sono io, che preferisco una storia piena di gente morta malissimo, purché sia ricca d'azione e colpi di scena. Prima di continuare il commento devo però fare una premessa: questo volume sarebbe il quarto di una serie ancora in corso, che conta già diciotto libri! e non tutti sono stati portati in Italia; non avendo scelto di acquistare questo titolo, io l'ho quindi affrontato come fosse un autoconclusivo -consapevole del rischio di perdermi riferimenti ai vari prequel/sequel- e penso sia fruibile in questo modo senza troppe difficoltà.
L'intreccio principale riguarda il ritrovamento del cadavere di una donna sfigurata all'interno del laboratorio Westerley, una struttura praticamente segreta in cui si svolgono esperimenti legati alla decomposizione dei corpi. Mentre cerca di risalire all'identità della vittima e al movente dell'assassino, la detective ispettore Kimberly "Kim" Stone si trova a prendere in mano parallelamente un'indagine su un vecchio caso -portato alla sua attenzione dalla giornalista Tracy Frost-, oltre a doversi barcamenare tra sviluppi inaspettati e coincidenze quasi carrambesche.
I lati positivi di questa lettura, per quanto mi riguarda, sono ben pochi; e proprio per questo, penso valga la pena dedicarci qualche riga. Il ritmo serrato con cui si sviluppa la storia si può notare fin dalla prima pagina: riesce a mantiene vivo l'interesse del lettore, anche per merito di capitoli brevi, a volte quasi telegrafici. Mi è piaciuta molto la caratterizzazione di Tracy, forse l'unico personaggio solido del romanzo; di lei ho apprezzato sia la risolutezza del carattere che come vengono raccontate le sue difficoltà fisiche e psicologiche. Potrei dire che avrei voluto fosse più presente nella storia, invece ritengo lo spazio datole perfettamente bilanciato.
Esauriti purtroppo gli elogi, passiamo alle problematiche che ho riscontrato durante questa lettura. Innanzitutto, questo chiaramente non è un giallo, però mi deluso notare quanto fosse prevedibile la risoluzione dell'intreccio, oltre a poggiare su una serie di coincidenze a dir poco ridicole. Ad eccezione di Tracy, la caratterizzazione dei personaggi è decisamente inconsistente: spesso l'autrice si premura di metterci a conoscenza di alcune loro qualità che però non trovano riscontro nella narrazione; un esempio è la presunta mancanza di tatto di Kim -della quale viene "accusata" dal suo superiore-, un deficit totalmente smentito in più scene, tra le quali quella in cui consola Catherine.
In generale, trovo che lo stile non abbia nulla di personale, e la scelta di Marsons di soffermarsi spesso su dettagli del tutto inutili -come l'abbigliamento dei personaggi- è decisamente frustrante. Com'è frustrante l'inserimento di scene fini a se stesse, vedasi l'intera sottotrama legata al dottor Daniel Bate: alquanto inutile, così come il suo contributo all'indagine, che poteva tranquillamente ricadere su un altro personaggio. Relativamente alla prosa devo menzionare anche l'utilizzo bizzarro dei pronomi, che passano dall'essere ripetuti anche quando non servirebbero, all'essere omessi così da rendere incomprensibili alcuni passaggi, specialmente nei dialoghi.
L'edizione italiana ci ha messo del suo, con una copertina non solo randomica ma davvero mal realizzata; la presenza di termini fuori luogo ed espressioni poco calzanti, mi fa poi pensare ad una traduzione raffazzonata, impressione rafforzata dai diversi refusi presenti nel testo. La ciliegina su questa edizione non certo nobilitante? la sinossi, in cui viene anticipato un avvenimento che si concretizza solo nell'ultimo terzo del volume, rovinando anche quel poco di suspense.
Indicazioni utili
- sì
- no
AMICI PER LA PELLE
A Westerley si studiano coltivazioni molto particolari: cadaveri.
I corpi, donati dai parenti o lasciati con testamento per fini scientifici, vengono ubicati in diverse aree della fattoria ed in particolari condizioni ambientali per studiare il contributo degli insetti nella decomposizione. Sono tombe mappate e numerate, rigorosamente controllate da un sistema di sorveglianza capillare.
I morti non procreano.
Quando giovani donne vengono trovate esanimi, l’unica spiegazione è quella di un serial killer. Ma perché abbandonarle proprio lì, il volto massacrato dalle percorse e la bocca riempita di terra, correndo non pochi rischi?
Cosa lega le vittime, l’assassino ed il centro di ricerca?
Dondolando su tacchi altissimi, la caustica giornalista Tracy Frost si scopre vulnerabile. Fino a scomparire.
Sempre apprezzabili i gialli di Angela Marson, qui si parte un po’ meno frizzanti del solito ma poi la trama si infittisce e non manca di incuriosire. Naturalmente a mio agio col detective Kim Stone che si rivela un’ottima compagnia con la sua efficienza, il suo duro passato, la sua introversione, le sue paure.
E’ un filone di narrativa proposto in volumi molto economici e, anche nelle prove meno brillanti, l’autrice britannica non delude.
Indicazioni utili
Caccia ad un maniaco vendicativo.
Kim Stone, la giovane detective della Black Country inglese dal passato difficile e tormentato, già protagonista di altri thriller dell’Autrice (“Urla nel silenzio” è il primo della fortunata serie) è in visita con la sua équipe ad un particolare istituto scientifico, la cosiddetta “fabbrica dei corpi”, dove sono studiate le modificazioni di cadaveri, donati alla scienza, esposti a differenti condizioni ambientali. In un campo vicino viene casualmente trovato, con il volto massacrato di botte e la bocca riempita di terra, il cadavere di una giovane donna. Dai registri delle persone scomparse e dalla denuncia dei genitori si risale alla sua identità. Ma non basta: un altro cadavere viene dissotterrato nei pressi ed una terza vittima, agonizzante ma ancora viva, è ritrovata in un prato vicino. La caccia al brutale assassino inizia, l’indagine è complessa ed è paragonabile ad un intricato puzzle in cui le varie tessere non combaciano mai e riservano una serie di sorprese che inducono a scavare nel passato ed a far riemergere episodi lontani di abusi emotivi e fisici subiti dai sospettati nell’infanzia. L’azione si fa incalzante intorno al 70° capitolo, il cerchio si stringe, le indagini guidate con tenacia dalla brava Kim Stone, anche lei in pericolo di vita, riescono a neutralizzare il maniaco ed a scoprire che non agiva da solo ma con un complice: l’individuazione di quest’ultimo, insospettabile fino in fondo, è un colpo di scena magistrale, tipico di molti thriller della Marsons. L’atmosfera del romanzo è cupa, l’azione si svolge per lo più in periferie desolate, l’oscurità e la pioggia sono quasi costanti: il tema dominante è quello della vendetta, una vendetta atroce, tardiva e sproporzionata, legata a traumi subiti nell’infanzia e architettata per anni nei minimi particolari. Perché, come fa dire l’Autrice alla detective capo Stone, purtroppo sono poche le infanzie perfette; neppure quella della sua eroina, che però aveva avuto la fortuna, contrariamente ad alcuni protagonisti del romanzo, di avere genitori adottivi amorevoli che “ le avevano mostrato cosa significava essere parte di una famiglia e l’avevano amata incondizionatamente”, nonostante il suo passato turbolento. Un messaggio di speranza, con il quale si chiude l’ultimo capitolo di un romanzo che, soprattutto nelle ultime concitate ed emozionanti fasi, non ha momenti di tregua ed è assolutamente coinvolgente.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Donne in affanno
Kim Stone è la detective responsabile di una unità investigativa inglese. Tanto precisa, efficiente e dura sul lavoro quanto sola, spaventata e incapace di intrattenere rapporti sociali nel privato. Kim vive e lavora secondo principi ben precisi eludendo le regole se necessario, ma sempre pronta ad assumersene le responsabilità. Questo figlia di Angela Marsons coi suoi modi sbrigativi, ma allo stesso tempo umani si è guadagnata da alcuni stagioni un posto accanto agli altri detective seriali che affollano le librerie. In questo episodio Kim ha a che fare con un serial killer, all'apparenza dotato di un senso dell'umorismo piuttosto macabro. Infatti decide di abbandonare le sue vittime in una "fabbrica dei corpi": si tratta di una struttura resa famosa negli Stati Uniti da Patricia Cornwell dove cadaveri umani vengono abbandonati ai più diversi agenti atmosferici. Lo scopo è quello di studiare le varie fasi della decomposizione. In questo ambiente tutt'altro che facile viene trovata anche una donna ancora viva, con la bocca piena di terra e orrendamente sfigurata. Le indagini porteranno alla fine alla cattura del folle con il ricorso della Marsons a un'altra citazione: questa volta si appoggia al genio di Hitchcock riproponendoci parte della trama di due dei film più famosi del regista.
Ho trovato questo romanzo a tratti lento nell'esposizione. La carne al fuoco è decisamente parecchia, ma nonostante questo, o forse a causa di questo la prosa ne ha risentito. Il tema dominante su tutto, è quello di donne spaventate. Molte sono le ragazza, anche affermate nel lavoro e ammirate dagli altri, che però non ce la fanno, Non riescono a disfarsi di qualcosa che è successo nel passato e che le ha segnate. In qualche modo sono riuscite ad andare avanti: chi nascondendosi dietro a tacchi alti dentro cui nascondere solette anatomiche, chi dentro una cassetta degli attrezzi e chi dietro trucco pesante e una dolcezza falsa. Poco probabile che così tante donne, compresa la detective responsabile dell'indagine, con così gravi problemi di relazione si incontrino.Ma concediamo a chi scrive un romanzo di fantasia di usarla la fantasia!