Un nuovo papa
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Un nuovo papa: Vaticano in rivolta.
Glenn Cooper, nei ringraziamenti finali, definisce la sua opera “un romanzo controverso”. Ed in effetti lo è, per l’argomento trattato e le recensioni molto critiche soprattutto da parte di cattolici integralisti e da ambienti conservatori. Siamo a Roma, ed è in corso nella Cappella Sistina l’elezione di un nuovo papa: gli scrutini si susseguono per giorni e le fumate nere non lasciano speranza di una scelta condivisa. Come sempre, si fronteggiano due gruppi di porporati, giunti da ogni parte del mondo: i conservatori, ligi alla dottrina e chiusi ad ogni riforma ed i cosiddetti progressisti, aperti alle novità ed a ripensamenti su idee e strutture cristallizzate nei secoli. Ci si confronta, si discute, i voti tendono a raggrupparsi intorno a due figure degli opposti schieramenti: il cardinale Speranza, ultraconservatore, ed il cardinal Moreno, di Bogotà, dell’ala progressista. Per uscire dall’impasse, si tenta di far convergere i voti su una terza figura, il cardinale inglese Anthony Budd. Per saggiare il nuovo candidato, il segretario di Stato Caliceti, esponente dell’ala più conservatrice, fa visita a Budd per conoscerne gli indirizzi, e resta allibito nel sentire alcune sue convinzioni, favorevoli, ad esempio, all’uso del preservativo, al sacerdozio delle donne, se votate al celibato, alla possibilità di annullamento dei matrimoni, all’accettazione dell’omosessualità. Budd, comunque, ottiene la maggioranza dei voti, viene eletto papa, e, in nome di Dio, accetta con spirito di servizio, scegliendo l’appellativo di Innocenzo IV. Poco dopo l’elezione, accade un evento gravissimo, il rapimento di Moreno, amico di Budd, da parte delle Forze Armate Rivoluzionarie colombiane ed il novello papa è costretto ad accorrere in Colombia a mediare il rilascio. Ritorna da trionfatore, ma un odioso ricatto lo travolge. Emerge dal passato una relazione medica che certifica la sua condizione di transgender, definizione cosiddetta “ombrello” che qualifica soggetti, nel caso specifico, con identità di genere che non corrisponde a quella determinata alla nascita. Budd, cioè, è uomo, ma si sente intimamente donna, fin da bambino: un’infanzia tormentata, con un padre brutale e ottuso che lo copriva di insulti, picchiandolo a sangue e confinandolo per giorni in cantina. Budd non cede al ricatto (milioni di sterline, altrimenti la notizia verrà divulgata), e prende una straordinaria iniziativa: sarà lui stesso a comunicare alla stampa la sua condizione, senza paure e nella convinzione che la sua storia possa portare a qualcosa di buono, “a un dialogo sulle diversità e a una maggiore tolleranza, alla volontà di trattare tutti col rispetto che meritano, essendo tutti figli di Dio”.
Ma non sarà purtroppo così. Lo scandalo turba la Chiesa, un papa dichiaratamente transgender non può, non deve occupare il soglio di Pietro, il gruppo dei conservatori aumenta, grazie anche al voltafaccia di alcuni sostenitori di Budd, si moltiplicano maldicenze e sospetti, seguiti da inviti sempre più pressanti alle dimissioni, per il bene, ovviamente, delle istituzioni ecclesiastiche, e da un vero e proprio attentato, sapientemente preparato da nemici occulti, attentato in cui perderà la vita un cardinale suo carissimo amico e confidente. Budd tenta ancora di resistere a calunnie e insinuazioni, forte dei versi di Isaia (“ Le persone che sono diverse, perfino emarginate da alcuni, non sono emarginate dal Signore”) e di Giovanni (“Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre”), ma alla fine cede allo sconforto e prende una decisione: dopo un’accorata e rabbiosa invocazione a Dio (“ … è questa la ricompensa per le privazioni che ho sopportato? La mia distruzione? Ho bisogno di sentire la tua voce, adesso, Signore!”), lascia che si compia la tragedia, un atto terribile ed inatteso. La cattiveria e l’ipocrisia dei conservatori hanno vinto, il cardinale Speranza, animatore della ostinata campagna denigratoria, viene eletto nuovo papa. La tradizione ha vinto, la Chiesa a modo suo ha vinto.
Il romanzo è complesso, molte sono le figure di secondo piano ed i ricordi d’infanzia che aiutano a comprendere la personalità del “nuovo papa”, vittima sacrificale di un sistema immutabile e condizionante. L’autore dimostra di conoscere bene gli ambienti vaticani, che descrive con ricchezza di particolari, ben documentati. La conclusione è controversa, forse neppure Innocenzo XIV crede più in un Dio giusto e misericordioso, che non sembra aiutare lui, uomo profondamente buono e moralmente integro, nei confronti di un sistema incentrato sul potere e su interessi esclusivamente personali.
A mio giudizio, è l’eterna lotta tra conservazione e riforme che, in un’istituzione millenaria come la Chiesa, non riesce a fare un risolutivo passo avanti.
Da leggere comunque, e giudicare.