Un animale selvaggio
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Una pantera...in gabbia
Ginevra 2 luglio 2022. Un gruppo di agenti della polizia è in agguato all'esterno di una prestigiosa gioielleria del centro: sanno che di lì a poco due uomini dovranno rapinarla e il loro compito è quello di incastrarli e consegnarli alla giustizia. Chi ha fatto la soffiata e chi sono i due ladri misteriosi? Per spiegarcelo Joel Dicker ci trascina immediatamente alle porte di una lussuosa villa dalle pareti di vetro, immersa nella foresta e abitata dall'invidiabile famiglia Braun: Arpad, Sophie e i loro bambini. Ricchi, belli e innamorati, conducono quella che, senza troppi giri di parole, potrebbe definirsi una vita da sogno in una casa da sogno. Poco distante da questa scintillante perfezione si staglia la dimora dei coniugi Liegean, un’abitazione più modesta e decisamente male inserita nel contesto delle eleganti case che la circondano, tanto da meritarsi il poco lusinghiero appellativo di “obbrobrio”. Karine e Greg, trasferiti di recente, si illudono di aver lasciato il passato nel precedente quartiere e di poter riscrivere la loro storia tra quelle mura, edificate a un passo dall'ambita elite della città. Eppure qualcosa sembra non andare. La loro quotidianità, scandita dai ripetitivi impegni lavorativi e familiari, disturba parecchio se confrontata con la dorata perfezione della famiglia Braun, con la quale, nonostante i diversi tenori di vita, stringono subito amicizia.
Come si amalgamano queste esistenze tanto diverse tra loro? Qual è il sentimento che fa da collante nei loro reciproci rapporti?
Non ci sono ancora abbastanza elementi per rispondere e allora l’autore ci fa scavare ancora più in profondità affondando gli artigli in un passato più remoto. Ecco che ci troviamo circa quindici anni prima a percorrere le strade si Saint Tropez a bordo di una Aston Martin rubata, che sfreccia a grande velocità sull'asfalto finendo poi la sua corsa sulle rocce. Il conducente è un ragazzo per bene che risponde al nome di Arpad Braun destinato ad una brillante carriera nel settore della finanza. Accusato di furto viene subito condotto in carcere ma con quell'ambiente losco ha ben poco a che fare. Tra le sbarre una nuova conoscenza (Fauve, tenete a mente questo nome!) cambierà le sorti di tutta la sua esistenza (nel bene o nel male non è dato saperlo al momento!).
A partire da questo episodio Joel Dicker ripercorre i trascorsi di ciascuno dei personaggi, srotolando una matassa di eventi che inesorabilmente riconduce a quel fatidico 2 luglio, giorno della rapina ed evento cruciale di tutta narrazione.
Non si poteva trovare un modo più esplicito per svelare le connessioni tra un passato e un presente che di continuo si intrecciano e si mescolano! La trama è ben sviluppata e molto accattivante. Gli avvenimenti raccontati da un narratore esterno onnisciente, sono credibili se valutati singolarmente tuttavia centrifugati nelle pagine del libro rischiano di sfiorare i confini dell’assurdo e di risultare nel complesso poco credibili. Troppi segreti da tacere, troppe bugie da nascondere. L’effetto sarebbe stato buono anche con una storia un po’ meno articolata e leggermente più realistica. In ogni caso se l’obiettivo era affascinare e coinvolgere il lettore direi che il romanzo riesce bene nell'intento. In compagnia di Joel Dicker non ci si annoia proprio! La suspense non manca, e il ritmo è incalzante tanto che nonostante le 440 pagine si fa difficoltà a staccare gli occhi dal testo e ad abbandonare la lettura. C’è chi, a malincuore, sostiene che il libro si discosti parecchio dai precedenti ed effettivamente non si ritrovano le accurate descrizioni psicologiche che ci hanno fatto amare Marcus Gold in “La verità sul caso Harry Quebert”: che la diversità sia ricercata e che lo scrittore abbia voluto segnare un confine con i suoi precedenti successi letterari è cosa evidente. A mio avviso il cambiamento è piacevole e apprezzabile, ma in ogni caso lo stile rimane inconfondibile: l’alternanza di piani temporali e i rimandi a un passato che si rivela lentamente non intralciano la godibilità di una trama dal finale imprevedibile. Più che leggere un libro si ha la sensazione di guardare un film poliziesco. Ossessioni, bugie, perversioni, delusioni si nascondono tra le righe tanto che il lettore sarà portato a dubitare persino della credibilità della stessa voce narrante. Nessuno è ciò che sembra e l’animale selvaggio, da cui il romanzo prende il titolo, diventa una metafora ben cucita su ciascuno dei personaggi. Addomesticare la pantera che cresce dentro di se equivale a indossare una maschera che nasconde agli altri la propria natura. Il messaggio è inequivocabile: alla fine il cucciolo richiamato dal ruggito della libertà ritorna predatore e quegli impulsi ferini, se ingabbiati in una esistenza patinata ma pur sempre ingannevole, finiscono in breve per ridurla in brandelli.
In fin dei conti chi tradisce chi? Chi è buono e chi è cattivo? Di chi ci si può fidare in questa foresta fatta di carta e di parole? Questo è il dubbio che rimane tale sino all'ultima pagina.
Per scoprirlo dovrete affondare anche voi gli artigli in queste pagine.
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La pantera
Siamo a Ginevra, in Svizzera, i primi di luglio del 2022. Si sta svolgendo una rapina in una gioielleria del centro.
Il nuovo romanzo di Joël Dicker si apre così. Il lettore è fin da subito rapito dalla storia e si trova a girare una pagina dietro l’altra senza nemmeno accorgersene. Lo stile di Dicker ha questa caratteristica, ti fa immergere nella trama senza nessuno sforzo, puoi leggere senza preoccuparti della noia, sarai solo piacevolmente solleticato a ricostruire tutte le tessere dell’enigma fino alla conclusione.
Il romanzo si sviluppa ripercorrendo alcune settimane precedenti alla rapina, durante le quali due coppie con figli fanno amicizia. La prima coppia vive in una villa ultralussuosa dalle pareti di vetro, immersa nella foresta appena fuori Ginevra: sembrano avere una vita perfetta, ricchissimi, realizzati nel lavoro, molto belli e sempre in forma smagliante, hanno una famiglia da spot pubblicitario e sono intensamente innamorati l’uno dell’altra. Gli altri due invece vivono nella stessa zona ma in una delle villette a schiera che i più ricchi chiamano “L’obbrobrio”. Hanno una vita piuttosto ordinaria, fatta di impegni lavorativi e familiari. La coppia appare in evidente crisi, in particolare il marito, che è alla ricerca di nuove emozioni.
Non voglio svelare di più riguardo alla trama per non rovinare a nessuno il piacere della lettura.
Dal romanzo, che è un accattivante page turner e una buona lettura da intrattenimento, emerge anche una certa analisi sociale sullo sfondo: la curiosità, l’ammirazione e l’attrazione che si trasforma facilmente in invidia, verso chi sembra avere tutto: i soldi, l’amore, la felicità. Nella nostra società dove i social media hanno una parte integrante è di fondamentale importanza mostrarsi e apparire in un certo modo. Il concetto che poi questa apparenza non sempre corrisponda alla realtà, che è espresso nel romanzo più volte, personalmente mi sembra abbastanza scontato e non certo originalissimo da trattare.
In ogni caso l’obiettivo di Dicker non è quello di elaborare una approfondita analisi psicologica o sociologica, il suo obiettivo è quello di raccontare una storia e di catturare completamente l’attenzione del suo lettore. E questo ritengo che lo abbia centrato in pieno.
Lettura consigliata per trascorrere delle ore piacevoli.
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Un thriller senza tensione
Una vera delusione questo thriller di Joel Dicker. Ne avevo letto come di una storia mozzafiato e almeno il thriller me lo aspettavo. Invece è una storiella anche piuttosto scontata e senza alcuna tensione narrativa.
La storia si svolge a Ginevra con parti a Saint Tropez. Due coppie protagoniste. Una conduce una vita più agiata ed è formata da Sophie, avvocato, e da suo marito Arpad Braun, che lavora nella finanza di una importante banca e che, all’insaputa della moglie (ma il segreto durerà poco) è rimasto senza lavoro da sei mesi. Vivono in una ricca villa nel bosco, la cosiddetta “casa di vetro” perché ha le pareti trasparenti. Hanno due figli e i genitori di lei vivono a Saint Tropez. All’apparenza la famiglia perfetta.
Poi, ad un gradino più basso della scala sociale ci sono Greg e Karine, lei commessa in un negozio e lui poliziotto della squadra speciale ossessionato da Sophie che spia attraverso le pareti della villa portando il cane nel bosco. Anche loro con due figli, vivono nel cosiddetto “obbrobrio”, case più popolari della casa di vetro. Le due famiglie sono amiche, le mogli in particolare.
Spunta però un personaggio che ha fatto parte della vita passata prima di Arpad e poi anche di Sophie e un po’ alla volta il passato tornerà alla luce fino a diventare presente, portando sconquasso nella loro famiglia e di riflesso in quella di Greg, che si convince a indagare su di Arpad convinto che stia per commettere una grossa rapina insieme proprio a Fauve.
Alla fine il gioco si riduce ad un terzetto che comunque lo si combini non è inaspettato. Anzi diviene via via più scontato.
Il romanzo è un continuo avanti e indietro tra il giorno della rapina, che quindi sappiamo da subito che avverrà, e un passato vicino o remoto, con tutte le possibili distanze temporali dal giorno della rapina. Non è difficile seguire la trama però i continui flashback diventano presto fastidiosi.
Non c’è un personaggio di questa storia che sia credibile, a partire da Sophie, che si è tatuata una pantera che dovrebbe rappresentarne il carattere e che della pantera non ha proprio niente. Arpad risulta incomprensibile con il suo segreto che in una famiglia come la sua non ha ragion d’essere.
Greg è ugualmente un personaggio senza spessore: la sua ossessione per Sophie si dissolve ben presto spazzata via dall’idea che Arpad stia per commettere una rapina. Il suo spiegamento di forze in autonomia per indagare da solo senza senso. I personaggi sono tutti piatti e ben lontani dalla tridimensionalità.
La storia non ha nulla del thriller. Non c’è tensione, che non solo non viene costruita durante il romanzo ma non arriva neanche alla fine, quando si arriva finalmente alla presunta rapina. Le incongruenze ci sono, le assurdità altrettanto. E’ tutto decisamente poco credibile e coinvolgente.
Altrettanto senza senso è il finale della coppia di Greg e Karine, che non anticipo ma che davvero si fatica non a capire ma almeno a giustificare.
La vicenda non lascia nulla, neanche la piacevolezza di una scrittura ricca. Mi sono trovata spesso ad anticipare nella testa le parole che avrei trovato sulla carta poco dopo.
Se si cerca un libro mozzafiato è meglio guardare altrove.
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LE APPARENZE: OVVERO L'IMMAGINE CHE GLI ALTRI HANN
2 Luglio 2022. Due ladri stanno per rapinare un'importante gioielleria di Ginevra. Ma questo non sarà un colpo come tutti gli altri.
Venti giorni prima, la bella e conturbante Sophie Braun sta per festeggiare il suo quantesimo compleanno; la sua vita sembra essere perfetta: abita in una lussuosa casa di vetro nella periferia di Ginevra con il marito Arpad e due figli. Poco distante da loro vive la famiglia Liegeran, Greg di professione poliziotto, Karine la moglie, commessa in un negozio e i loro due figli. Greg e Karine sono ossessionati dai vicini, dalla loro vita perfetta...in particolare Greg, comincia sistematicamente a spiare Sophie in ogni momento, la ammira....la desidera..
Un altro uomo misterioso spia la famiglia Braun; nel giorno del compleanno di Sophie si presenta con un regalo che sconvolge le vite dei protagonisti.
I segreti che Arpad e Sophie custodiscono si svelano piano piano in un'altalena di fatti presenti e passati dando vita ad una trama in cui "niente è mai come sembra" e "tutto è il contrario di tutto"...
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Considero questo romanzo come "una perfetta evasione dal quotidiano". La trama è piacevole lo stile dell'autore sempre impeccabile, fatto di colpi di scena continui, stravolgimenti dei personaggi, sempre pronto a calare l'asso nella manica e quindi, rimescolare le carte.
Tuttavia, avendo letto quasi tutti i suoi romanzi e potendo fare una sorta di paragone, posso dire che i protagonisti di "Un animale selvaggio" sono ben diversi dai carismatici Harry Quebert, o Markus Goldman o Stephanie Mailer .... Pur avendo un passato.alle spalle che li caratterizza e li trascina nel presente della trama, essi, appunto, risultano un po scontati e troppo presi dai loro intrecci amorosi...
Il tema predominante è senz'altro quello del "niente è come sembra" perché davvero in questo romanzo le apparenze sono protagoniste, quasi a voler criticare una società che qui pone le sue radici.
Merita come lettura di evasione, ma è lontana dai precedenti romanzi che mi avevano catturata maggiormente.
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La pantera addomesticata
Due coppie sposate incrociano le loro vite con un’apparente amicizia, fatta in realtà di invidie e gelosie. Tutto ruota attorno al denaro, e all’ostentazione di una ricchezza fittizia, subdola, ottenuta con gli inganni e l’illegalità.
Tutto il plot del romanzo gira intorno al progetto di una rapina a una gioielleria compiuta da due personaggi insospettabili.
In realtà di insospettabile hanno ben poco, non c’è alcun mistero, e tutto si svela velocemente perché la trama è banale e scontata.
Gli stessi personaggi sono inconsistenti, e non hanno alcun riscontro nella realtà. Una Sophie bellissima e ricchissima che però compie rapine insieme a un tizio poco raccomandabile solo per provare una scossa adrenalica. Il marito, Arpad, un vile che vive in funzione di questa donna e fa di tutto pur di non deludere il loro tenore di vita. Fauve , il cosiddetto delinquente, che spunta dal nulla, anch’egli innamorato di Sophie, che ha capito la sua vera natura e compie qualsiasi azione pur di soddisfarla. Greg e Karine che forse potrebbero essere una coppia verosimile, sprecano gran parte del loro tempo tirando fuori i loro lati peggiori, ossessionati entrambi da quella coppia perfetta e soprattutto da questa donna, Sophie, ai loro occhi seducente e affascinante.
Il tutto condito, poco, da un passato che torna a galla, tramite una serie di feedback a ritroso nel tempo.
Personalmente rispetto agli altri romanzi di Dicker, complessi e misteriosi, questo è stato davvero una delusione, ed è stata una vera fatica portarlo a termine, decisamente lento e senza un minimo di suspence.
Mi aspettavo molto di più.
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Animale selvaggio o casalinga disperata?
Attenzione: la recensione contiene spoiler.
Avendo già letto quattro romanzi di Joel Dicker sapevo già cosa aspettarmi a livello di stile, ma devo dire che in questo caso l'ho trovato talmente esasperato da aver reso "Un animale selvaggio" il suo romanzo che ho apprezzato di meno.
Probabilmente anche il fatto che manchi la componente di indagine pesa, infatti in questo libro non c'è alcun mistero da svelare. C'è qualche colpo di scena, quello sì, ma nulla che renda la lettura particolarmente entusiasmante.
La trama ruota attorno a due coppie con vite apparentemente tranquille (una persino invidiabile) che celano parecchi torbidi segreti: problemi economici, di lavoro, tradimenti...
Ecco dunque il cast:
- Sophie, che tradisce il marito e partecipa a delle rapine con l'amante per puro divertimento
- Arpad, il marito tradito da vent'anni che viene licenziato dalla banca ma non lo confessa alla moglie, continuando a sottrarre soldi di nascosto. Pur scoprendo di avere le corna da due decenni non farà quasi una piega, perché lei "ama entrambi" e lui ama lei. Ok.
- Greg, poliziotto che tradisce la moglie e spia la vicina di cui si invaghisce con una telecamera rubata al lavoro.
- Karine: la moglie tradita da Greg che invidia i vicini per il loto status e la loro apparente perfezione
- Fauve: il rapinatore ossessionato da Sophie che si fa vivo di tanto in tanto per weekend di passione e furto
Secondo l'interpretazione di alcuni Fauve dovrebbe essere "l'animale selvaggio", in realtà a dispetto del nomignolo per me il titolo si riferisce a Sophie che in modo abbastanza ridicolo viene continuamente accostata a una pantera.
Personalmente i personaggi li ho detestati dal primo all'ultimo, con menzione speciale per Sophie che è una manipolatrice egocentrica tale da avermi causato una vera repulsione. Ancor più di Greg che è un personaggio parecchio negativo pure lui. Arpad e Karine sono le vittime dei rispettivi compagni, più che altro patetici per via del loro complessi di inferiorità.
Il filo conduttore della trama è una rapina che il lettore sa già che avverrà in quanto il tempo nel libro è scandito da una indicazione ricorrente a inizio capitolo "-x giorni alla rapina". Ridondante.
E dunque si salta continuamente, ogni poche pagine, avanti e indietro nel tempo, un po' in Svizzera, un po' in Francia, in un susseguirsi di scarne informazioni che il lettore deve ordinare nella sua testa come i tasselli di un puzzle. E si salta sempre anche dal punto di vista di un personaggio a quello di un altro.
È un libro in cui non si percepisce una emozione positiva dall'inizio alla fine, in cui non c'è mai un barlume di giustizia o buon senso. Dovrebbe essere un thriller di quelli che lasciano col fiato sospeso, invece io l'ho trovato piuttosto noioso e lento, non vedevo l'ora che si arrivasse al dunque e il libro finisse.
L"intrigo diabolico", che viene promesso altro non è che la ricca borghese Sophie (avvocato) madre di due figli che per noia di tanto in tanto partecipa a delle rapine con l'aiuto dell'amante, che il rapinatore lo fa a tempo pieno.
Per chi avesse visto la serie tv posso dire che il romanzo è un po' "Desperate Housewives" a cui manca però qualsiasi personaggio positivo o componente ironica.
Probabilmente è tutto volutamente grottesco, ma non fa per me.
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La bella e la bestia.
Di Joel Dicker avevo letto tempo fa "La verità sul caso Harry Quebert" del 2012 " , un romanzo del tutto singolare, difficilmente giudicabile. Uno stile nuovo, una trama complessa, piena di imprevisti, uno di quegli esempi di letteratura difficilmente giudicabili, pareri entusiastici o critiche senza appello. Ecco ora l'ultima fatica del nostro autore, una narrazione che lascia il segno, anche per il modo di impostare tutta la storia ed il susseguirsi dei capitoli. Tutto in funzione di una rapina in una famosa gioielleria ginevrina, il 2 luglio del 2022, annunciata all'inizio e portata a termine alla fine del libro: i capitoli costituiscono un lento countdown, con digressioni anche in tempi precedenti, e raccontano tutti gli eventi che precedono. Eventi che vedono implicate due famiglie di Ginevra: quella più modesta di Greg, agente di polizia, e Karine, commessa, con due figli, e quella invece, anch'essa con due figli, più agiata, di Arpad, impiegato di banca, e Sophie, una bionda affascinante, figlia di ricchi ristoratori, vera protagonista e punto intrigante di tutta la storia. Bisogna sapere anche che Greg è morbosamente attratto da Sophie, che spia di nascosto nei momenti più intimi, e che Arpad ha perso il lavoro, all'insaputa della moglie. Sophie, pur legata alla famiglia, ha un passato burrascoso: anni ed anni prima si è fatta irretire da un giovane rapinatore, Fauve, compiendo in coppia con lui due rapine Costui, brillante e pieno di fascino, ha un forte ascendente su Sophie, non esce completamente dalla sua vita: è l'animale selvaggio del titolo, che ama ancora, contraccambiato, la giovane, sedotta dai brividi dell'avventura e da esperienze nuove ed eccitanti. Arpad, sconvolto dalle rivelazioni della moglie, lascia la famiglia: la storia si complica ulteriormente, Greg è coinvolto come poliziotto, l'ultima rapina si concluderà tragicamente ma riuscirà a rimettere in sesto i cocci di una famiglia apparentemente distrutta.
La trama, come già detto, è molto complessa e mette a nudo i rapporti altalenanti tra le due famiglie. Non bastano le acrobazie di Arpad per nascondere alla moglie il licenziamento dal lavoro e le inconfessabili manovre di Greg per spiare Sophie: è l'irrompere di Fauve, l'animale selvaggio, che coinvolge Sophie in un susseguirsi di attività pericolose alle quali lei non può e non sa rinunciare, avida di una vita più libera e carica di emozioni nuove e forti. Le emozioni non mancano, i colpi di scena neppure, tutto sembra svolgersi in un'atmosfera surreale, dove tutto è vero ma nulla sembra realmente vero.
E qui ecco che tornano, forse più accentuate, le perplessità che avevo avuto leggendo anni fa "La verità sul caso Harry Quebert". Perplessità sullo stile narrativo, scarno, essenziale, diretto, privo di approfondimenti sui vari personaggi e di qualsivoglia introspezione psicologica. Fatti, fatti nudi e crudi, semplicemente raccontati come in una lunga e complicata favola.
Ecco, una bella e lunga favola. Ma, a differenza di quanto raccontato solitamente nelle favole, dove i buoni fanno i buoni ed i cattivi solamente i cattivi, qui le caratterizzazioni sono mescolate (ad arte?) : la "buona" Sophie, madre adorabile e sinceramente innamorata di suo marito, è anche un'audace rapinatrice e, attratta dal fascino del brivido, flirta con il selvaggio Fauve, mentre il marito, Arpad, apparentemente fedele e onesto, accetta di partecipare ad una rapina e rivela lati oscuri e violenti del suo carattere. L'animale selvaggio, Fauve, poi, pur conducendo una vita al di fuori da ogni regola, preda degli istinti più imprevedibili, riesce anche a rivelare momenti di tenerezza e di onestà, pagando un prezzo altissimo per questi "cedimenti".
Comunque, a parte qualche riserva sullo stile narrativo, il romanzo è godibile, coinvolgente, non ha momenti di stanca e non deluderà sicuramente chi ama azione e colpi di scena. Segnalo che i salti temporali, in previsione della rapina finale, sono continui e possono creare qualche difficoltà nel seguire il filo del racconto.
Buona lettura!