Ultime della notte
Letteratura straniera
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Un commissario normale
Nessun detective dall’aria consunta e tormentata. Nessun investigatore dal fiuto infallibile che sa sempre cosa fare e cosa dire in ogni situazione. Nessuno scienziato in grado di risolvere qualunque mistero con l’aiuto del proprio fido microscopio. Sarà perché questo giallo è datato 1995, un’epoca preistorica dal punto di vista tecnologico, o semplicemente perché l’ambientazione greca non risulta in fondo così lontana dal nostro vissuto, ma la prima sensazione che si avverte leggendo questo romanzo è proprio una piacevole normalità.
È prima di tutto un uomo, il commissario Kostas Charitos. Potresti ritrovartelo accanto al bar a prendere un caffè o in fila alle poste per pagare una bolletta. Ha un matrimonio ormai stanco, fatica a far tornare i conti a fine mese e sul lavoro si barcamena tra un capo molto ambizioso e un collaboratore molto svogliato. Vorrebbe essere più cinico e menefreghista - in fondo il mondo va così - invece alla fine prevalgono curiosità, integrità e senso di giustizia, che lo inducono a scavare tra i fatti alla ricerca della verità.
L’uccisione di una coppia di albanesi è il punto di partenza per un intreccio piuttosto elaborato che si snoda su diversi piani investigativi. Da un lato, il mondo del giornalismo televisivo con i suoi meccanismi malati e la sua ricerca spasmodica di scoop. Dall’altro il mondo della corruzione politica e dei suoi traffici illeciti. La trama tiene fino alla fine, sviluppandosi in maniera fluida, intrigante e complessivamente verosimile, sebbene i molteplici fili non appaiano sempre ben annodati.
Ho letto che qualcuno lo ha definito “il Maigret greco”, un paragone fin troppo lusinghiero forse. Ma se, a mio avviso, all’opera di Markaris manca quello spessore psicologico che Simenon sapeva infondere ai suoi scritti, si può invece riconoscere la stessa umanità e la stessa volontà di proporre interessanti ambientazioni. Markaris ci racconta Atene, i quartieri popolari, l’immigrazione, le difficoltà economiche, l’eredità del passato dittatoriale. Una lettura sicuramente interessante.
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IMPASSE: QUELLO CHE NON E’ POSSIBILE OLTREPASSARE.
Il commissario Kostas Charitos, il poliziotto a cui il celebre scrittore di gialli di Atene Petros Markaris, affida il compito di dipanare la nebbia risultante dai suoi ben studiati intrecci, ha come hobby la lettura dei dizionari. Li colleziona e li tiene in bell’ordine su uno scaffale in camera da letto. La lezione che ne riceve è che l’impasse in cui si trova chi come lui deve stabilire la giustizia coincide con l’infinito ovvero con l’irrisolvibile e l’insuperabile, come gli suggerisce il Linddel-Scott citando Aristotele. Da qui il disincanto etico con cui egli affronta i casi che il suo mestiere gli impone: in “Ultime della notte”, il primo della serie dedicata a Charitos, pubblicato nel 1995, egli è chiamato a trovare l’assassino di due rampanti giornaliste televisive e a mandare in galera un’organizzazione che lucra trafficando in organi e bambini. Due rami che si sovrappongono generando equivoci salutari per la suspense tanto più che a rendere armonioso l’insieme è lo sguardo del poliziotto sul labirinto urbano, di cui egli stesso, fa parte. La soluzione dell’enigma dà ragione al prestigioso dizionario: impossibile stabilire chi sia la vittima e chi il carnefice, al di là delle apparenze. Ma Charitos non si sente un campione del bene infallibile: egli sa di doversi limitare a sopravvivere con un lavoro mal pagato, una moglie che l’orgasmo lo finge, una figlia amata ma lontana, in una città in bilico fra Primo e Terzo Mondo devastata prima dal regime totalitario dei colonnelli e ora da una democrazia corrotta. E a chi deve accontentarsi di sopravvivere più che pistole ed intuito serva l’arma dell’ironia
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COMPLIMENTI COMMISSARIO, COMPLIMENTI MARKARIS
ULTIME DELLA NOTTE
Il primo libro che leggo di Petros Markaris è una piacevole sorpresa.
La prima indagine del Commissario Charitos Kostas è una storia ben congegnata, un intreccio che rapisce il lettore grazie anche al protagonista, persona "normale" con problemi personali normalissimi, carnefice e vittima delle classiche miserie quotidiane umane, che non si può non prendere in simpatia proprio per la sua somiglianza con l' uomo medio.
Personaggio che non riesce ad essere cinico e senza scrupoli come vorrebbe, che persegue la giustizia in un mondo che non gli piace, che adora sua figlia ed ha con sua moglie un rapporto di odio e amore, legge solo dizionari ed odia la televisione.
La scrittura di Marakaris è diretta, sintetica, a tratti telegrafica. Non si perde in fronzoli tantomeno in descrizioni superflue. Va dritto al nocciolo così come prova a fare il suo protagonista. Ne esce un racconto frizzante che cattura il lettore.
Solo i pensieri del Commissario si perdono in congetture o elucubrazioni più ariose. Persino i discorsi diretti sono quasi tutti secchi e concisi.
Secondo me, scrivere in questa maniera e trarne un ottimo libro, significa avere talento.
La trama si apre col duplice omicidio di una coppia di albanesi a cui ne segue un altro. Il caso sembra risolto rapidamente ma altri due omicidi, apparentemente non collegati a quelli degli albanesi, sconvolgono il mondo del giornalismo ateniese.
Nel frattempo la trama si infittisce: compravendita di bambini e di organi, amori non corrisposti ed arrivismo si fondono per generare una trama molto avvincente. In tutto ciò sguazza il nostro Commissario Charitos che arriverà ad una soluzione tanto imprevedibile quanto indesiderata.
Ben fatto Markaris.