Tutti i racconti di fantasmi
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Montague Rhodes James (1862-1936), rettore per molti anni del King’s College di Cambridge, è uno dei più famosi scrittori inglesi di narrativa fantastica. Si narra che usasse scrivere ogni Natale una storia di fantasmi che raccontava per l’occasione agli amici.
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Cultura, più che brividi
Montague Rhodes James scrisse alcune raccolte di racconti:
- Racconti di fantasmi di un antiquario
- Altri racconti di fantasmi di un antiquario
- Uno spettro scarno e altre storie
- Avvertimento ai curiosi
- Ultimi racconti
Già negli ultimi anni dell’ottocento James aveva iniziato a coltivare l’abitudine di leggere le sue ghost stories agli amici che si riunivano nella sua casa nell’imminenza del Natale: “Bisognava sempre insistere un poco”, ricordò Gurney Lubbock “la sera prestabilita il gruppo si ritrovava ad aspettare a lungo, finché, di solito verso le undici, Monty non appariva con l’inchiostro ancora umido sull’ultimo foglio. Tutti i lumi meno uno venivano spenti, e si dava inizio alla lettura del racconto.” Un modo decisamente originale per interpretare le feste natalizie: leggere horror anziché intrattenere gli ospiti nella defatigante maratona del cenone!
In realtà, ai miei occhi, i racconti di James sono risultati colti, ricchi di riferimenti storici e artistici, animati dall’intenso interesse dell’autore per le tradizioni locali. Talvolta la ricostruzione storica è così minuziosa ed erudita da prevalere sulla tensione della narrazione.
I racconti sono quindi horror per tema e atmosfera, più che per brivido emotivo.
Tra i “Racconti di fantasmi di un antiquario” segnalo “Cuori strappati”. Possibile che le misteriose sparizioni in un’aristocratica tenuta siano da ricollegare al potere che – come ipotizzato negli scritti di Ermete Trismegisto – “può essere prodotto dall’assorbimento dei cuori di non meno di tre esseri viventi al di sotto dei ventuno anni”?
La storia evoca vagamente la leggenda indiana secondo la quale l’uomo, nutrendosi degli animali che caccia, ne assorbe abilità e caratteristiche.
Ai trisdecaidecofobi segnalo “La numero tredici”. In molti alberghi, per una banale forma di scaramanzia, la camera numero tredici non esiste. A questa tradizione è fedele anche l’albergo di Viborg, Jutland. Poi però la camera contrassegnata dal numero che designa il tradimento di Giuda (a questo sembra sia riconducibile la triste nomea attribuita al 13) misteriosamente ricompare dinnanzi a un osservatore esterno. Per di più, dalla sua finestra si affaccia un’apparizione: “Sembrava un uomo alto e magro – o forse era una donna? – quanto meno era una persona che si copriva la testa con una specie di drappo …”
Tra gli “altri racconti” segnalo “C’era una volta un uomo che abitava vicino a un camposanto”. Da casa sua, per la vicinanza al cimitero, un sinistro personaggio può assistere a riti funebri e sepolture. Un giorno il macabro inquilino della casa che sorge in prossimità del camposanto decide di intervenire di persona, e irritualmente, nel rito della sepoltura e s’impossessa del denaro di una defunta…
Bruno Elpis
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