Tragedia in tre atti
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Potevo rimanere offeso!
La passione di Christie per il mondo della recitazione è indiscutibile, e "Tragedia in tre atti" risulta essere uno dei migliori esempi di come l'autrice abbia saputo intrecciare una solida trama mystery attorno alla tematica. In questo romanzo infatti non solo tra i personaggi troviamo attori e sceneggiatori, ma la struttura stessa del volume richiama quella di un'opera teatrale. E proprio per questo mi ha meravigliato realizzare quanto poco fosse presente un personaggio tanto plateale come il buon Hercule!
Richiamando (o meglio, anticipando) una vicenda simile a quella di "Assassinio allo specchio", veniamo trasportati nella località costiera cornica di Loomouth, dove da qualche tempo risiede il noto attore teatrale Sir Charles Cartwright. Nei primissimi capitoli del libro, il baronetto organizza una festicciola per amici e conoscenti, durante la quale il reverendo Stephen Babbington muore in circostanze poco chiare. Il tutto viene però archiviato, fino a quando una nuova morte sospetta spinge i personaggi a tracciare dei collegamenti ed a cercare un possibile movente per l'omicidio del mite pastore.
A portare avanti un'indagine parallela a quella delle forze dell'ordine non è però l'immodesto detective belga, bensì lo stesso Sir Charles; a supportarlo durante perquisizioni ed interrogatori troviamo la sua giovane innamorata Hermione "Hermi" Lytton Gore e l'amico di vecchia data Satter. Quest'ultimo è nei fatti il POV più ricorrente nel romanzo, oltre a rappresentare l'ennesimo caso di crossover all'interno dell'universo narrativo di Christie: personalmente l'avevo già incontrato in un racconto presente nell'antologia "Tre topolini ciechi" (del quale ammetto di non avere un ricordo granché positivo), ma la sua prima apparizione ufficiale risale alla raccolta del 1930 "Il misterioso signor Quin". È giusto precisare che in entrambi i casi veniva chiamato con il cognome esteso Satterthwaite, quindi non riconoscerlo immediatamente è del tutto comprensibile.
La prospettiva di Satter rientra per me tra i pregi del volume, perché lo reputo un personaggio affascinante e divertente; e questo nonostante il suo contegno sia molto lontano dalla frivolezza di Hastings, qui del tutto assente (sarà tornato in Argentina?). Ho trovato molto simpatici anche i tanti cenni metaletterari ed i commenti sopra le righe fatti dai protagonisti mentre portano avanti la loro indagine in modo decisamente amatoriale, e proprio per questo a tratti esilarante.
Come accennato il tema del teatro, ricorrente nelle opere christieane, rientra parimenti tra i punti di forza del libro. Il vero pregio a mio avviso è però da individuare ancora una volta nell'arguzia dell'intreccio narrativo: la cara Agatha è abilissima nel portare il lettore lontano dalla verità, fornendogli al contempo tutti i mezzi per decriptarla. E pur avendo già letto colpi di scena simili (ma in pubblicazione successive!), devo dire che la risoluzione mi è sembrata del tutto coerente e molto soddisfacente.
Ed i piccoli difetti, tra i quali la scarsa presenza di Poirot in scena, non riescono più di tanto ad offuscare la piacevolezza della lettura. L'unico aspetto sul quale ho davvero da ridire è l'eccessiva rapidità, che ho individuato ironicamente sia nelle prime pagine -nelle quali non viene concesso al lettore il tempo sufficiente per fare la conoscenza dei personaggi- sia nell'epilogo, dove l'aggiunta di un breve capitolo a parte per concludere la sottotrama romantica avrebbe reso il tutto meno forzato e di cattivo gusto.