The woman in black
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La famiglia Drablow
Questa è la storia di Arthur Kipps, un giovane avvocato londinese che viene incaricato dal suo principale a recarsi in Crythin Gifford, uno sperduto villaggio in mezzo alle paludi dove una loro anziana cliente, la signora Drablow è morta,lasciando un’ eredità da gestire, per la quale il giovane avvocato dovrà occuparsi di tutti gli incartamenti per le pratiche, e partecipare anche ai funerali. L’atmosfera che si respira in questo paese non è delle migliori specialmente quando si parla della signora Drablow e della sua casa, i cittadini sono restii a parlarne,infastiditi e spaventati solo anche a nominare il nome Drablow, ma siccome per Kipps questo compito potrebbe essere quello decisivo per la sua carriera è determinato ad andare fino in fondo a questa storia, ignorando l’invito dei cittadini di andarsene via immediatamente e di lasciar perdere tutto.
Nemmeno nel giorno del funerale Kipps viene impressionato, quando nota in lontananza vicino ad una lapide una signora vestita di nero e il volto in parte consumato da una rara malattia che lo fissava,anzi rimane incuriosito e affascinato tanto da indagare su chi potesse essere. Ma la sua determinazione viene placata quando entra nella dimora dei Drablow per gli incartamenti, e scopre tutta l’orribile storia che circonda questa tetra leggenda.
Chi è quella donna?
Quale leggenda si nasconde dietro di essa?
Chi sono tutti quei bambini che la guardano?
Di chi sono quelle urla raccapriccianti?
Ma che cosa è successo?
Di punti interrogativi ce ne sarebbero davvero tanti, ma li lascio scoprire a chi si vuole avventurare tra queste pagine per scoprire la verità.
Quando si parla di storie di fantasmi è molto facile cadere nella banalità, cosa che per fortuna in questo racconto non è successa, e sono rimasto molto soddisfatto nel leggerlo, appagando le mie aspettative. Il racconto è scritto in prima persona la quale sembra di vivere quelle esperienze insieme al protagonista. Suspense e mistero sono gli ingredienti principali di questo libro, non mancano i colpi di scena che vengono fuori al momento giusto e al posto giusto. Lo stile "ottocentesco" l’ho trovato molto adatto a questa storia,molto ben descritte le ambientazioni, gli avvenimenti, i dialoghi, le angosce e le paure, dei vari protagonisti specialmente quelle di Kipps.
Per sfruttare al massimo le potenzialità di questo racconto e vi ho incuriositi a leggerlo vi consiglio di farlo cercando di immedesimarsi nel protagonista,di cercare di crederci come se fosse una storia vera e lasciar da parte lo scetticismo, cercare di respirare quell’aria che si respira di mistero e specialmente di leggerlo alla sera in compagnia solo della vostra luce da lettura e il silenzio e buio intorno a voi, e non preoccupatevi se nel frattempo vi sto fissando …….!!
Buona lettura
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“Impietrito dalla paura.”
Vigilia di Natale, Arthur Kipps è a Monk’s Piece con la sua famiglia.
Durante una estiva gita in calesse con Mr Bentley, suo datore di lavoro, si innamorò della quella casa appena la vide. Aveva trentacinque anni ed era vedovo da dodici.
Di buona salute, tranne che per occasionali malanni di origine nervosa, conseguenza delle drammatiche esperienze vissute.
Esmé Ainley è sua moglie. Vivono insieme con i quattro figli che lei ha avuto dal suo precedente matrimonio.
Sono raccolti intorno al camino, le luci sono spente se non quella del fuoco a illuminare, una vecchia tradizione viene reclamata…a turno si raccontano storie di fantasmi.
Avviene la rottura. Il ricordo corre ad una vecchia storia, accaduta tanti anni prima e sepolta negli angoli più reconditi della mente, latente, pronta a risvegliarsi. In attesa di essere svelata.
Esorcizzare. Attraverso la scrittura.
Dirà che prima dei fatti che accaddero viveva in uno stato di innocenza; poi essa fu perduta per sempre.
Tutto ha inizio con il viaggio verso la remota cittadina di Crythin Gifford..per presenziare al funerale di Mrs Alice Drablow in nome dello studio legale e sbrigare faccende riguardanti la proprietà.
L'attesa della bassa marea per raggiungere la dimora di Eal Marsh House, la dimora della defunta.
Quando la marea sale si è tagliati fuori dal mondo. La Strada rialzata delle Nove Vite diventa solo un'immagine, una vivida reminiscenza, un sogno.
L'incontro con quella donna con la pelle tesa sulle ossa , alta, con una specie di cuffia a mascherarle il viso, abito nero, i segni di una terribile e logorante malattia riconoscibile dall’estremo pallore, occhi affondati nel cranio. Le mani fanno pensare avesse patito a lungo la fame. Deperimento.
Sentire il panico mortale, il terrore dell’anima.
“L’apparizione della donna e la sua espressione spaventosa stava provocando in me un profondo senso di paura. Non mi era mai capitato prima di esserne preda in modo tanto intenso, non avevo mai sentito le gambe tremare, la pelle accapponarsi e tutto il mio corpo farsi freddo come pietra; ma il cuore mi era balzato in petto con tale violenza, quasi volesse saltar su fino alla mia gola arida, per poi cominciare a battere come un martello su un’incudine, mai ero stato afferrato e tenuto stretto da un simile terrore, orrore e presentimento del male.”
Impietrito dalla paura.
Le descrizioni dello scenario sono stupefacenti e rendono perfettamente l’atmosferica tipica del romanzo gotico. La terra che incontra il mare che incontra il cielo. Lo sbiadire dei colori. Il silenzio assoluto, unica compagnia il gorgoglio dell’acqua man mano che la marea avanza.
L’autrice ci catapulta in paesaggi con un sole pallido e un cielo argenteo. Campagna sterminata, solo alberi, siepi scure, erbacce, fossi e canali pieni d’acqua che si trasformano in vere e proprie paludi, immobili, luccicanti e silenziose che si estendono in ogni direzione lo sguardo si volti, fino a fondersi alla linea dell’orizzonte.
Non ho visto il film tratto dal romanzo; è la prima volta che leggo e rabbrividisco. Sento davvero sbattere le porte. Pensavo non fosse possibile una simile suggestione.
Buoni brividi a tutti.
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Eel Marsh House
Potrebbe contenere spoiler!
"Non credevo nei fantasmi."
Questa è l'affermazione di Arthur Kipps, mentre ci racconta la sua esperienza ad Eel Marsh House, dove è stato mandato per svolgere il suo lavoro di avvocato.
Non credeva nei fantasmi, ma quello che ha vissuto lo ha cambiato per sempre.
Costretto a rivivere quell'incubo durante una serata intorno al fuoco con la sua famiglia, Arthur ci racconta del suo incontro con il fantasma della Donna in Nero.
A tratti devo ammettere che mi ha ricordato "Dracula" di Bram Stoker. Un giovane avvocato Harker/Kipps è costretto a lasciare la fidanzata Mina/Stella a casa per un lavoro lontano da Londra che lo porterà a conoscere l'orrore.
Quello che vedrà lo condurrà vicino alla pazzia, ma l'arrivo dell'amata lo aiuterà e insieme torneranno a casa. Ma l'orrore lo seguirà.
Nonostante non ci siano assassini dotati di motosega o bambine che escono dalla tv, questo racconto di 188 pagine riesce comunque nel suo intento, cioè spaventare.
E' l'atmosfera, degna di un grande romanzo gotico, è la perfetta descrizione degli ambienti, dei rumori della notte, delle sensazioni del protagonista e della vista, in lontananza, di una donna vestita a lutto con il volto devastato ad inquietare, e più volte mi sono venuti i brividi.
Chi adora le atmosfere inglesi, come me, sarà estasiato dal leggere di una casa circondata da paludi, di un cimitero abbandonato, di un paese a festa col mercato nella piazza principale.
Alcuni aspetti, riguardanti soprattutto il perchè la Donna in Nero infesti quella casa ed il suo passato tragico potevano essere approfonditi, ma il finale non lascia delusi, anzi, è come ci si aspetta che sia, d'altronde questo non è certo un romanzo rosa.
Ho visto solo una parte del film con Radcliffe, e ricordo che mi aveva inquietato, quindi appena posso lo rivedrò molto volentieri!
Insomma, lo consiglio a tutti quelli che amano le storie dell'orrore e le atmosfere gotiche, non sarete delusi.
E state attenti al rumore di un calesse trainato da un pony.
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Bum bum...pausa...bum, bum...pausa...bum, bum.
Tra le innumerevoli tradizioni che l'Inghilterra può annoverare c'è quella, piuttosto macabra, di riunirsi intorno ad un camino acceso la notte di Natale a raccontarsi a turno storie di fantasmi.
Nella casa di Arthur Kipps, situata fuori Londra, la sera della Vigilia di Natale di un anno imprecisato (ma sicuramente compreso nei primi trenta del Novecento) sta avvenendo proprio questo; sua moglie e i suoi tre figliastri riuniti accanto al camino, narrano a turno storie di muri trasudanti, di passi sulle scale, di grida nella notte, di improvvise folate di vento, di monasteri in rovina e di cadaveri legati a terribili maledizioni. Tutto molto affascinante ma....Arthur Kipps non può più ascoltare. Scappa fuori, all'aria aperta, per ritrovare un po' di calma interiore. Il disagio lo attanaglia. Tutto è legato ad eventi passati racchiusi tra le pieghe della memoria. Stanco di trascinarsi dietro l'eco di quel terrore che lo accompagna da anni, decide di esorcizzarlo, una volta per tutte, raccontandolo in un diario per i posteri. Mentre la penna scorre veloce sulla carta, una spessa coltre di nebbia grigiastra dall'odore salmastro pare sollevarsi dalle pagine riportando in superficie ricordi di gioventù. Un'incarico improvviso, una casa fuori dal tempo nel mezzo di una palude raggiungibile solo con la bassa marea, una donna anziana morta in solitudine, un piccolo villaggio abitato da superstizioni e un dolore antico che lega una terrificante donna in nero dal viso sfigurato alla defunta Mrs. Drablow, proprietaria della maestosa casa vittoriana. Pian piano man mano che si avanza nella storia emergono misteri, fatti dolorosi, rabbia e vendetta e una porta senza serratura dalla quale, nel profondo della notte, un movimento cadenzato e costante indica una presenza inquietante.
Bum bum...pausa...bum bum...pausa...bum bum.
Un fruscìo di vesti....una mano che accarezza una lapide...un cane che ulula....le ruote di un calesse e ....il grido di un bambino.
Arthur Kipps conosce la paura e sa dargli un volto. Questo racconto di sole 188 pagine, scritto da Susan Hill, è il più bel racconto di storie di fantasmi che mi sia mai capitato di leggere. Ho trovato splendide ambientazioni, personaggi ben delineati, atmosfere suggestive, descrizioni impeccabili, specie riguardanti gli stati d'animo del protagonista. Lo stile della Hill è diretto, senza giri di parole e senza pause. Una prosa scorrevole ma autorevole. Da questo racconto è tratto il film " The woman in black" con Daniel Radcliffe; sicuramente ben fatto ma con notevoli differenze rispetto alla trama raccontata dal libro. Quindi, abbiamo lo stesso filo conduttore ma il libro resta più godibile in quanto "sgrassato" da tante piccole "americanate". Detto questo non posso che augurarvi....ehm...aspettate....avete sentito?....c'è un rumore, come...un..... fruscìo....
aaaaaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!