The chemist. La specialista
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Opinioni inserite: 4
Mediocre
Si tratta di un libro nato dalla pena di un'autrice a me cara, Stephenie Meyer. La creatrice di Twilight e L'ospite, romanzo meno conosciuto ma che mi ha conquistata completamente. Malgrado ciò devo ammettere che ho faticato a terminare la lettura di The Chemist.
Purtroppo l'unico aggettivo che mi viene in mente per descriverlo è "mediocre".
La trama mi aveva incuriosita e anche il tentativo della scrittrice di allontanarsi dalla sua comfort zone per approcciarsi a un genere nuovo e tanto diverso. Nel complesso la storia mi è apparsa irrealistica e poco convincente. I personaggi troppo stereotipati e abbozzati.
A malincuore, per me è un "no".
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LA SPECIALISTA
The Chemist di Stephenie Meyer è un thriller da considerare come il prodotto di una “fanfiction” della serie The Bourne Legacy. Stephenie Meyer ha ammesso il proprio interesse per questa serie e per il personaggio interpretato da Jeremy Renner. Io sono una fan delle fanfiction, per cui (*pollici in alto*) ben venga!
Tuttavia, non ho mai visto nessuno dei film.
Partiamo dalla trama: Juliana Fortis, alias Alex alias La Specialista, è un’ex chimica sfuggita per un soffio a un elaborato piano politico che ha coinvolto il suo capo e ucciso il suo mentore. Lei è solo un effetto collaterale, una mina vagante che deve essere eliminata per coprire intrighi loschi e intenti complessi (Alex era a conoscenza di molte informazioni scomode sul dipartimento “senza nome”, ecco perché viene considerata una minaccia e presa di mira). Vive in fuga, in perenne stato d’ansia, senza mai mettere radici o affezionarsi a nessuno.
Questo finché, ingannata dal suo capo, non si ritrova a dover rapire Daniel Beach, gemello del suo vero target, Kevin Beach. Alex ignora moltissime cose, a differenza di Kevin, il quale è a sua volta coinvolto nell’intrigo politico nella sgradevole parte di “effetto collaterale”, e che naturalmente è tutt’altro che felice del coinvolgimento del fratello, un tranquillo insegnante divorziato.
I gemelli e Alex decidono di allearsi per sistemare la faccenda una volta per tutte e guadagnarsi la libertà.
Il rapporto fra Daniel e Alex continua a crescere di pagina in pagina. Daniel è un uomo molto dolce, calmo, amorevole, tutto il contrario di Kevin, il quale è rude e sgarbato, e con cui Alex non va molto d’accordo. Il trio è un concentrato di forza e indomabile istinto di sopravvivenza, soprattutto per quanto riguarda Alex e Kevin. Daniel non è considerato molto di più che un peso all’inizio del viaggio, anche se a modo suo cerca di fornire il giusto supporto a entrambi. Dopotutto, la sua vita così come la conosceva è finita nello stesso modo imprevisto e traumatico delle loro, per cui bisogna comprendere le sue difficoltà nel suo graduale “ambientarsi”. O “rassegnarsi” è la parola esatta?
Ora, Alex era definita “la specialista” nel dipartimento in cui lavorava perché era un’esperta di torture. Utilizzava la sua profonda conoscenza del corpo umano per estorcere informazioni scomode senza versare neppure una goccia di sangue, utilizzando delle misture chimiche preparate da lei stessa per infliggere una sofferenza talmente insopportabile da ottenere informazioni delicate in brevissimi tempi e senza alcuna necessità di violenza. Non esattamente l’eroe ideale, ma chi ha detto che gli eroi devono essere sempre buoni e perfetti?
Ho letto sia l’epilogo originale in italiano sia la versione alternativa in inglese. In entrambi i casi, l’ho trovato giusto e perfettamente conforme allo sviluppo della storia.
Punti deboli: la trama è un po’ stiracchiata, seppur ricca di intrecci, quasi come se Stephenie Meyer avesse esplorato questo nuovo genere con un impegno faticoso, cercando di non “inciampare” durante la stesura e di non commettere troppi errori nello sviluppo delle singole vicende; un impegno che ho saputo riconoscere e apprezzare, poiché non è mai semplice scrivere una fanfiction (o quasi) seguendo il flusso della trama con elementi che non ci appartengono totalmente – ovvero generi che non abbiamo mai esplorato prima. Il suo stile, come ben sappiamo, è unico.
La scena del “trio” che ho trovato più esilarante (anche se un po’ troppo prevedibile) è la finale, quella in cui Kevin bacia Alex sulla bocca in uno slancio di esultanza e gratitudine per aver salvato la vita di suo fratello. I triangoli amorosi sono immancabili nei libri di Stephenie Meyer, a quanto pare. In questo caso, però, Kevin e Alex non provano assolutamente nulla l’uno per l’altra, per cui il bacio risulta divertente e un po’ scontato.
Punti forti: la trama è complessa ma sviluppata in maniera chiara. Alex è un personaggio femminile molto forte e tenace, un personaggio così indipendente e fiero da risultare quasi un esempio per tutte le femministe. Di sicuro su di me ha avuto un certo impatto. I gemelli (gemelli singolari, letteralmente l’uno lo specchio dell’altro) sono un ulteriore particolare degno di nota, così come l’adorabile Daniel Beach.
Le descrizioni di Stephenie Meyer sono praticamente perfette, realistiche, palpabili.
Consiglio questo libro non tanto ai fan dei thriller, quanto più ai fan dello spionaggio e, come Stephenie Meyer, della serie The Bourne Legacy.
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Non convincente
Come descrivere un libro di un autrice da milioni di copie che purtroppo però trasmette una storia tirata per i capelli?
Iniziamo dal principio. Juliana è una specialista di un'agenzia così segreta che nemmeno gli si è dato un nome. Questo lavoro è stato tutto per lei fino a quando non è stata costretta a vivere una vita da fuggitiva, con persone perennemente alla sua ricerca per ucciderla. Ora, a parte la storia che trovo davvero tirata per i capelli (e pensare che l'ho letto in lingua originale quindi proprio nella versione scritta da S. Meyer, questo libro non trasmette una fantascienza degna di questo nome e pure la storia d'amore sembra stiracchiata. Non volendovi svelare altro perchè personalmente trovo ingiusto fare spoiler, questo romanzo non solo non mi ha convinta, ma i personaggi stesso erano irreali, stereotipi su carta. Attendo il prossimo libro, sono certa che la scrittrice saprà rifarsi.
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Alex.
Legalmente la Dottoressa Juliana Fortis è deceduta. In realtà, Jules, o Caty, o Casey, o Alex è in fuga da ben tre anni: l’agenzia per la quale prestava la sua opera intellettuale, ha deciso che il momento del suo ritiro fosse giunto talché prima si è sbarazzata del collega scienziato, il Dott. Barnaby, per poi passare alla sua posizione. Ma Juliana/Alex li ha preceduti ed è riuscita a fuggire. Adesso, dopo ben 1095 giorni, i servizi, per il tramite del Dott. Carston, sono riusciti a rintracciarla e a mettervisi in contatto; è assolutamente necessario che riprenda il suo lavoro, un grave rischio batteriologico si abbatte sulla popolazione mondiale e soltanto lei, con i suoi strumenti e le sue tecniche, è in grado di arginarla. In cambio della collaborazione, la promessa di essere lasciata in pace, di tornare ad essere padrona della sua vita.
Così, dopo mille titubanze e precauzioni, Alex accetta la proposta mettendosi immediatamente alla ricerca di Daniel, docente di storia, e presunto collaboratore del sicario che sta progettando l’epidemia. Sin dal momento però in cui ella viene in relazione con lui, si rende conto che qualcosa non torna e che le informazioni che ha ricevuto non solo non combaciano con la realtà ma che l’accusato è in verità innocente. Purtroppo detta consapevolezza avviene successivamente all’inizio della procedura atta a ricevere le informazioni necessarie; Alex è pentita, ha sempre svolto il suo lavoro nel migliore dei modi perché consapevole del fatto che da quanto ricavato ne sarebbe derivato il bene non solo della nazione ma in alcuni casi anche planetario, eppure mai le avevano fornito false piste dirette a farla indagare su un non colpevole. La situazione si complica ulteriormente quando sulla scena dell’interrogatorio sopraggiunge Kevin, presunto fratello deceduto, del professore. Ed è proprio con il suo arrivo che la verità viene a galla, che l’intrigo dell’agenzia dei servizi segreti viene svelato in quella che è una delle sue mutevoli forme e sfaccettature, e che le prede che avrebbero dovuto eliminarsi a vicenda, si alleano. Avendo dando vita ad un piano ben articolato e finalizzato a conseguire la reciproca libertà, i tre faranno di tutto per attuarlo.
Con questa nuova avventura Stephenie Meyer si stacca nuovamente – come in “The Host” – da quello che è il filone vampiresco che l’ha resa nota, dando vita ad una storia piacevole e sufficientemente solida. Molteplici sono i caratteri che la differenziano dal passato, in primo luogo, spicca la scelta della protagonista: Alex, non è affatto una donna debole, anzi. Ella è perfettamente capace di badare a se stessa, è autosufficiente e indipendente. Ma è anche anaffettiva. Non ha minimamente idea di cosa siano le relazioni interpersonali, pertanto quando Daniel si dimostra interessato a lei come donna e non come “specialista”, resta interdetta, non concepisce quale plausibile e possibile il dato di fatto. Il suo approccio ai sentimenti è di tipo scientifico, li affronta con distacco, come se si trovasse di fronte ad un problema matematico da risolvere. Sarà proprio quest’ultimo, figura maschile calma, placida, diplomatica, pura, inesperta e se vogliamo dirle tutte, più debole per sensibilità ed empatia, rispetto alla stessa e al consanguineo, a renderla più umana. I fatti sono inoltre a metà tra realtà e finzione toccando un aspetto concreto – quello degli agenti – mixato ad un carattere di fantasia.
L’opera nel suo complesso si fa apprezzare ed invoglia il lettore a proseguire nello scorrimento delle battute ma risulta altresì essere a tratti farraginosa, forzata, pesante. La scrittrice, infatti, calca eccessivamente sull’aspetto militaresco tanto che le azioni che fa compiere alla dottoressa nonché a Kevin, sono percepite quali surreali, improbabili, inconcepibili. Elemento questo, dunque che fa perdere in parte di smalto allo scritto. Ciò non toglie che l’avventura sia gradevole e che meriti di essere letta, semplicemente ne inficia sul grado di apprezzabilità.
In conclusione, un elaborato interessante con cui la Meyer dimostra non solo di essere capace di staccarsi dal solito filone di appartenenza, ma soprattutto di averne la volontà. Se deciderete di leggerlo, vi consiglio di approcciarvi a questo come OPERA AUTONOMA, ovvero, non aspettatevi di trovarvi ne di fronte a un “Twilight2 la vendetta”, ne tantomeno ad un “The Host parte seconda, il ritorno”. No. “The Chemist, la specialista”, è un romanzo a se stante per contenuto che per problematiche e pertanto non può essere paragonato ai precedenti dell’americana, in quanto, se così fosse, perderebbe della propria autenticità.