The chain
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La catena
La catena
Fu quella telefonata a cambiare la vita di Rachel Klein da male in peggio.
Nonostante la "montagna" di problemi da affrontare e risolvere come, la separazione dal marito, il lavoro e l'interminabile lotta contro il tumore, Rachel cercava di condurre una vita normale, ma quando la voce camuffata dall'altra parte del ricevitore gli comunica che hanno rapito sua figlia Kylie e che se la vuole rivedere viva, ha ventiquattro ore di tempo per pagare il riscatto di venticinquemila dollari, dopodiché dovrà rapire a sua volta un bambino o bambina che terrà in ostaggio eseguendo gli ordini e le istruzioni che la Catena gli comunicherà man mano, e se qualcuno o ancora peggio la Polizia scopre qualcosa, in pericolo ci sarebbe anche la sua di vita e ovunque si nasconda prima o poi La Catena la troverà.
Subito pensa che sia uno scherzo di cattivo gusto, che queste cose che si vedono nei film ma quando poco dopo riceve la foto sul cellulare di sua figlia legata e imbavagliata, capisce che non si tratta affatto di uno scherzo, ora il countdown della vita di Kylie è già partito e tutto dipende da lei.
La trama avvincente mi ha subito incuriosito a leggere questo libro, l'idea è molto originale, la lettura è stata molto scorrevole senza pagine riempitive e inutili, le scene sono bene descritte e dettagliate rendendo chiara la comprensione dei fatti, cosi come i luoghi anche i vari protagonisti sono bene delineati.
Una cosa che mi ha colpito in modo particolare è che essendo anch'io un genitore ho percepito molto l'angoscia, la paura e la rabbia della protagonista riguardo al rapimento di Kylie, di scoprire che il proprio figlio è in pericolo da qualche parte senza sapere con chi e dove, mette davvero ansia rendendo inerme qualsiasi genitore.
Il finale l'ho trovato in linea con il racconto, ben dettagliate le scene conclusive, anche se a parer mio l'ho trovato un po' "forzato" e prevedibile, e privo di un vero e proprio colpo di scena.
Personalmente questa storia mi è piaciuta nonostante abbia trovato alcune situazioni un po' fantasiose, dove nella vita reale difficilmente se non impossibile si possono risolvere come nel racconto,rimane comunque un buon thriller da leggere dove la suspense e l'azione si mescola con l'angoscia,e l'autore trovo che stato molto bravo a mescolare questi tre elementi,peccato solo per l'assenza di veri colpi di scena che probabilmente non ho percepito.
Buona lettura.
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Un thriller senza emozione
Avete presente quei thriller che fanno vedere d'estate realizzati con un budget basso, poche risorse e attori alle prime armi?
Ecco questo libro potrebbe essere perfetto per questo tipo di film, una buona idea iniziale che incuriosisce, ma che alla fine risulta banale e scontata.
Rachel è una giovane donna che ha già sofferto moltissimo, si è separata, ha avuto un tumore al seno e ora ha ricevuto una chiamata che nessuna mamma vorrebbe ricevere; una donna le dice che ha rapito sua figlia Kylie di soli tredici anni.
"Rachel si interroga. Che cosa vogliono, quelli che stanno dietro tutto questo? La cosa più importante è che la Catena continui."
Inizialmente pensa che sia uno scherzo ma poi capisce che non lo è, le viene detto di versare dei soldi, comprare dei cellulari usa e getta e di rapire un altro bambino e solo dopo verrà liberata Kylie. Se qualcosa va male, il rapitore ucciderà sua figlia.
I soldi non sono importanti ma è fondamentale che la Catena non si interrompi.
E' impossibile scappare dalla Catena, ti osservano, ti seguono, ti ascoltano e anche se riuscirai a fare tutto quello che vuole, anche a distanza di anni ti potrebbero trovare e uccidere se qualcosa andasse storto.
"Per l'ennesima volta si chiede perchè sia stata scelta. Lei non l'avrebbe fatto. Neanche per idea. lei avrebbe scelto qualcuno con una situazione molto più solida. Una coppia sposata benestante."
Rachel cerca di fare del suo meglio per salvare la figlia e per riuscire a non interrompere la Catena.
La donna viene descritta come una persona che nonostante tutto ha sempre trovato la forza per andare avanti, ha paura come madre per la figlia, ha dei momenti in cui pensa di non farcela.
Non giudico il dolore che possa provare una madre, anche perché non lo sono e non lo posso capire, ma a mio avviso Rachel viene descritta come una persona che soffre e che ha paura ma non è così.
Solo sulla carta lo è, ma poi era completamente diversa, nel suo atteggiamento e in alcuni momenti non ha avuto nessun momento di esitazione.
La costruzione di questo personaggio a me non è piaciuto molto, mi è sembrata molto irreale e alquanto eccessiva sia nei momenti difficili che in quelli in cui era richiesta più azione.
In alcuni punti mi sembrava tutto molto prevedibile e tutto troppo facile, nessuno ha visto nulla di strano in Rachel o in tutti questi rapimenti che succedevano?
Nessuno ha mai sbagliato qualcosa?
I sensi di colpa e i rimorsi che sente Rachel non la portano mai a cercare una soluzione alternativa e a cercare aiuto in qualche modo? A me sembra che lei assecondi la Catena invece di spezzarla.
La prima parte è sicuramente più interessante rispetto alla seconda, anche se l'intero libro è molto scorrevole e si legge molto velocemente. Nel mio caso, continuavo a leggerlo perché volevo sapere cosa sarebbe successo, se fosse arrivato qualche colpo di scena, purtroppo però non è accaduto nulla di così eclatante.
Alcune volte l'autore tende a dedicare qualche riga a personaggi o a descrivere dei passaggi inutili per la narrazione, che a mio avviso, non centrano molto con la storia.
A mio avviso questo libro ha un'ottima idea iniziale, una bella cover e ho apprezzato la scelta di tenere lo stesso titolo dell'edizione originale, ma i complimenti finiscono qui.
L'ufficio stampa della casa editrice ha fatto bene il suo lavoro, molta pubblicità e poca sostanza come accade moltissime volte.
Ho visto moltissime persone che hanno parlato di questo libro e la curiosità di leggerlo era veramente tantissima ma come penso sempre, a volte è meglio evitare i romanzi troppo osannati perché la maggior parte di loro è un flop, anzi un bluff editoriale.
Un thriller scontato e banale, l'unica punto forte è il fatto che si legge velocemente.
Un autore che, secondo me, ha molto potenziale ma è una storia che poteva essere originale e avvincente ma che risulta essere piatta e senza colpi di scena.
Un thriller senza emozione.
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Giochi a premio
Le idee più geniali sono spesso le più semplici, e questo vale anche per il crimine.
Lo scoprirà ben presto, dolorosamente a sue spese, Rachel Klein, la protagonista di “The chain”, l’originale e avvincente thriller di Adam McKinty.
Conosciamo tutti, più o meno, il meccanismo delle moderne catene di sant’Antonio, un sistema assai semplice che consiste nel diffondere a macchia d’olio ad una platea di utenti una lettera, questo ai tempi remoti ante computer, una e-mail oggigiorno, in cui si richiede di copiare una missiva identica a quella appena ricevuta e inviarla a propria volta ad altri contatti, per diffondere il più possibile un messaggio più spesso di natura delirante su base simil fanatico-religiosa, vantando l’avverarsi di eventi fortunati al felice esito della trasmissione in catena del messaggio, o in caso contrario minacciando supposte acclarate punizioni divine con l’avverarsi di eventi infausti.
Successivamente tale fastidioso, ma tutto sommato innocuo meccanismo di spam, è stato sostituito dalla trasmissione in catena di una struttura piramidale, in verità un modo truffaldino di tirar su un po' di denaro da parte di persone di dubbia moralità. Il meccanismo è una struttura piramidale in quanto al suo vertice vi è una sola persona, che vende ad altre persone la possibilità di entrare a far parte della piramide a dei livelli sottostanti, promettendo a loro volta guadagni in cambio del pagamento di una quota d’ingresso. Una volta pagato l’accesso alla struttura, a loro volta queste persone introdurranno altre persone nella piramide e così via. In realtà è una truffa,
Secondo questo meccanismo, guadagna delle singole quote di ingresso versate solo chi sta al vertice della piramide, per le altre persone che accedono alla struttura, diventa difficile – se non impossibile – convincere altre persone ad accedere alla piramide, anche promettendo lauti guadagni.
Il crimine perpetrato ai danni della povera Rachel è esattamente una catena piramidale forzata sul ricatto: le viene chiesto di versare una sostanziosa quota d’ingresso, ed il premio promesso è.…la salvezza della vita della proprio figliola Kyle, rapita a questo solo scopo di costrizione. Non solo: ma il rapitore di Kyle, a sua volta, non è un bieco criminale, è invece a sua volta una vittima innocente, costretto giocoforza a delinquere, anche a lui è stata rapita una persona cara, la cui liberazione dipende dalla creazione dall’anello successivo della catena. Per cui, il compito di Rachel non è solo quello di pagare la quota d’ingresso, ma anche di scegliere a sua volta un anello successivo, a cui rapire una persona cara e costringerlo a fare altrettanto di ciò che è stato fatto a lei, perché la catena possa continuare al solo esclusivo vantaggio dell’unico colpevole reale che siede al vertice della piramide.
Un gioco semplice, come si vede, ma sottile e crudele, insieme.
“The chain” basa la sua fortuna non solo sull’originalità dell’idea di partenza, quanto nell’abilità a delineare crudamente ma assai efficacemente, in una conseguente atmosfera di sottile angoscia, lo scontro tra il calore dell’amore di una madre, il suo istinto protettivo caldo e rovente di amore oltre ogni limite e a qualsiasi costo nei confronti del proprio figlio, e la freddezza artica, agghiacciante, di un meccanismo ludico reso assai più rigido dal crudele carattere gelidamente lucroso che esula dal gioco in sé, tramutandolo in efferatezza fine a se stessa.
Ma il calore, più spesso, scioglie i ghiacciai.