Tempo di caccia
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Caccia all’uomo per Colter Shaw
Colter Shaw, il cacciatore di ricompense, è stato ingaggiato dalla Harmon Energy Products, una piccola società del Midwest che si appresta a lanciare sul mercato un nuovo tipo di reattore nucleare portatile (SMR). Pare che un dipendente infedele abbia sottratto uno dei componenti essenziali e innovativi del reattore e si appresti a venderlo a qualche potenza straniera. Il compito di Colter è quello di individuare il colpevole, recuperare il sistema sottratto e, possibilmente, scoprire chi siano i compratori.
Ma, non appena Colter ha compiuto la missione principale, il titolare della società, Marty Harmon, lo chiama allarmato. L’ex marito della sua ingegnere capo, un poliziotto condannato a tre anni di reclusione per violenza domestica ai danni della donna, è stato rilasciato sulla parola con oltre due anni di anticipo, ma sembra che, prima di uscire, abbia confidato ad altri due detenuti che ha intenzione di ritrovala al più presto per ucciderla.
Nel frattempo lei, Allison Parker, è scomparsa assieme alla figlia sedicenne, Hannah e, avendo pianificato la fuga da tempo, si sta muovendo con astuzia e preveggenza. Ritrovarne le tracce non sarà facile, né per Colter, né per Jon Merritt (l’ex), né per due killer professionisti che un boss della zona gli ha fornito come supporto.
Comincerà una caccia frenetica volta a individuare indizi e tracce che svelino dove si trova il nascondiglio delle due donne in fuga e una corsa disperata nella speranza, per chi vuole portare in salvo la donna, di ritrovarla prima di coloro che la vogliono morta.
Quarto romanzo che vede protagonista Colter Shaw, l’uomo, esperto survivalista, che si guadagna la vita con le ricompense offerte per ritrovare persone scomparse o rapite. Per chi ha ormai familiarità con il personaggio, un gradevole ritorno.
Ormai per l’Inquieto (come l’aveva soprannominato il padre Ashton) i fantasmi del passato, che per anni lo hanno assillato, sono sepolti: gli assassini del padre sono stati tutti catturati o uccisi, però lui continua nella vita di girovago sul suo camper Winnebago, andando ovunque si offrano premi, ma soprattutto gli si prospettino missioni che lui reputa interessanti e stimolanti per assecondare il suo istinto di cacciatore e cercatore di tracce.
Come consueto la storia è ben narrata, sfruttando, almeno per l’avvio, uno dei tanti mali che ammorbano l’America di oggi: dopo la ludopatia virtuale, il settarismo e la speculazione edilizia, ora di scena è l’inquinamento selvaggio. La narrazione scorre fluida sotto gli occhi del lettore. Come scenografia è stata scelta non l’assolata California delle prime storie, ma la provincia americana, cuore pulsante del passato manifatturiero del Paese e, ora, landa abbandonata e derelitta, devastata da contaminazioni chimiche o radioattive e degrado.
L’avventura, iniziata come una spy-story con tanto di furto di ritrovati tecnologici di punta, si trasforma in una ricerca angosciosa e snervante per salvare le due donne. Ma chi sono i veri nemici? Chi si deve guardare da chi?
I toni del romanzo si discostano abbastanza da quelli dei libri che lo hanno preceduto. Qui Colter ci appare più umano e meno supereroe un paio di passi avanti ai suoi antagonisti, che prevede sempre le loro mosse; che ha sempre una risposta per ogni incidente di percorso. Spesso, ora, lo vediamo incerto, in snervante attesa di fatti nuovi che lo aiutino della missione, a volte pure impacciato.
Dei due chi appare più previdente e veramente abile nel muoversi è Allison, la quale, abile nei calcoli come nelle strategie, sembra poter prevenire ogni manovra avversaria e, pure, le sventatezze della riottosa Hannah. Ma, ovviamente, per rendere avvincente la trama, colpi di scena e improvvisi rovesciamenti di fronte provvedono, con ottimo tempismo, a smuovere le acque e a togliere ogni certezza.
Sotto quest’ultimo aspetto, imprevedibile e sorprendente è il coup de theatre nel finale che, effettivamente, ribalta completamente le prospettive con cui tutta la vicenda era stata inquadrata sino a quel momento. La rivelazione che ci viene fatta è così poco prevedibile da far venire persino il sospetto che i fatti narrati precedentemente non siano tutti perfettamente e logicamente coerenti con quelli successivi. A mio avviso, tra l’altro, la storia poteva reggere benissimo anche senza questa inversione a U della trama. Ma è tipico della narrativa di Deaver cercare sempre l’occasione per spiazzare i suoi lettori e, in questo caso, il risultato è stato pienamente ottenuto, con l’aggiunta di un tocco di buonismo e di edulcorato happy end che contrasta con il resto della vicenda.
Ho trovato ben scelti e descritti i personaggi principali, a partire dalla muscolare e determinata Sonja Nilsson, responsabile della sicurezza della Harmon Energy, che affiancherà Colter nelle ricerche, per giungere ai due killer, con i loro chiaroscuri. Ma soprattutto spicca l’accurata personalizzazione della giovane Hannah, irrequieta, terribilmente reale adolescente. La ragazzina – presa in un gioco più grande di lei in cui si trova, suo malgrado, a ricoprire un ruolo essenziale che non le è proprio - avrà tutte le reazioni, contraddittorie e innocenti tipiche della sua “età di mezzo”, che la rendono, contemporaneamente, adorabile e irritante oltre ogni sopportazione. Perfetta!
Sempre meticolosa, poi, è la descrizione d’ambiente, anche se, come in questo caso, le località in cui si dipana la storia sono frutto della fantasia dell’A. piuttosto che luoghi topograficamente identificabili, ma ben epitomano tutte le periferie americane, abbandonate dalle grandi industrie del Novecento e ora, lasciate allo sbando lungo il pendio del loro mesto declino con gli stessi abitanti ormai depauperati pure della speranza di una redenzione.
In definitiva si tratta di un buon libro, divertente e intrigante, nel quale l’azione avvince e travolge con piacevole coinvolgimento.
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Prede e predatori
Colter Shaw, un cacciatore di teste, già noto agli appassionati lettori di Jeffery Deaver viene ingaggiato per recuperare un segreto industriale. fFnito il lavoro per cui è stato pagato si trova quasi per caso in mezzo a quella che inizialmente sembra solo un brutto caso di violenza domestica. L'ingegnere capo dell'azienda che gli aveva commissionato il lavoro, infatti risulta in fuga. Il marito, incarcerato per averla picchiata brutalmente, infatti è stato rilasciato in anticipo e pare avere giurato che porrà fine alla sua esistenza. Parte quindi una caccia alla donna e alla figlia. Da un lato l'investigatore e dall'altro il marito e due sicari assoldati per fermare la donna. Solo sul finire della storia, però tutte le carte verranno messe in tavola rivelando un quadro ben più complesso di quello che ci era stato prospettato all'inizio. Confesso che questo genere di romanzi di solito non è la mia prima scelta. In realtà pensavo di trovarmi davanti uno dei libri alla Lincoln Rhyme. Si tratta di tutt'altra cosa anche se un bravo scrittore lo è sempre indipendentemente dal genere con cui decide di cimentarsi e quindi il risultato è buono anche per una come me che non ama inseguimenti e sparatorie. Magari c'è un po' troppo buonismo, tanti voltafaccia, troppi colpi di fortuna, ma del resto ci troviamo pur sempre dentro una fantasia.
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Caccia con finale a sorpresa.
E’ il sesto episodio della serie che riguarda Colter Shaw, il cacciatore di ricompense reso famoso da Jeffery Deaver, uno scrittore di thriller che, con John Grisham, rientra nel novero dei miei preferiti. Questa volta è incaricato da un ricco imprenditore, Marty Horman, titolare di una ditta specializzata in reattori nucleari di piccole dimensioni ( i “Soli tascabili”), di indagare sulla scomparsa di un particolare accessorio sottratto al magazzino. Si dà il caso che quasi contemporaneamente scompaia, con la figlia sedicenne, un’ingegnera del suo staff, Allison Parker, inventrice e progettatrice, risorsa indispensabile per la ditta: l’incarico di cercarla è affidato sempre a Colter, ed è soprattutto questa indagine ad essere narrata, con risvolti complessi ed inattesi. La scomparsa della donna è in realtà una fuga dal marito, Jon Merritt, descritto come un alcolizzato violento e vendicativo, uscito anzitempo dal carcere ed apparentemente intenzionato a sterminare la famiglia. La Allison, in fuga, cerca un posto sicuro ove rifugiarsi, chiede aiuto, tenta di depistare chi la vuole morta: è in contrasto con la figlia, che ha un buon ricordo del padre e lo ricorda con nostalgia. E’ una vera e propria caccia alla malcapitata Allison: il marito la cerca, Shaw vuole salvarla, altri due balordi sono sulle sue tracce incaricati di eliminarla … L’inseguimento è disseminato di ostacoli e di scontri, fino ad un rifugio in riva ad un lago dove la donna, finalmente trovata dal cacciatore di ricompense, organizza un’ultima difesa: qui la trova finalmente anche il marito e qui avviene un inaspettato e magistrale colpo di scena che lascerà tutti increduli. Gli ultimi capitoli chiariranno tutta la vicenda e riveleranno ancora una volta tutta l’abilità dello scrittore nel dipanare una storia che metterà in luce motivazioni diverse e ben altri colpevoli.
Il romanzo si legge restandone emotivamente coinvolti, lo stile è quello tipico di Jeffery Deaver: alterna momenti descrittivi o di riflessione con scrittura piana, pacata, scorrevole, a fasi più concitate e incalzanti con il suo più caratteristico stile secco, fatto di frasi brevi e risolutive. Del resto proprio l’autore, in un’intervista, aveva affermato che la scrittura di un romanzo giallo deve seguire onde emotive, come accade in una sinfonia di musica classica (alludeva a Beethoven), dove si alternano emozioni contrastanti, momenti di eccitazione alternati a fasi di rallentamento.
Un paragone, a mio parere, calzante. La lettura di un autore come Jeffery Deaver è sempre da consigliare agli amanti del genere, il personaggio di Colter Shaw ha un particolare impatto, è un solitario con un carattere non facile, sempre mosso da buone intenzioni.
Un buon thriller, in conclusione, anche se l’investigatore Lincoln Rhyme, protagonista affascinante e profondamente umano di tante avventure, resta il mio preferito.