Tempi glaciali
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Niente intriga più della Storia
Se c'è una cosa che adoro sono le belle sorprese, le scoperte, anche quando leggo. La frenesia che ti pervade le membra, un senso di pienezza che è difficile trovare, la consapevolezza che quella scoperta può aprire nuovi orizzonti. Fred Vargas è stata una bella sorpresa, un interessante scoperta che davvero non mi aspettavo. Si è rivelata un autrice che con questi standard può ergersi tra i migliori del genere, con uno stile scorrevole ed efficace, per niente scialbo. A una scrittura per niente semplicistica e piacevolissima da leggere, accompagna un'originalità che oggi giorno è diventata una cosa quasi fuori dal comune. Oltretutto, a completare una trama interessante e per nulla scontata, una evidente buona conoscenza delle citazioni storiche citate e adoperate nel corso della storia.
Francia. Di quante meravigliose storie è stata scenario? Innumerevoli, così memorabili diverse tra di loro. Storie di miserabili, di conti vendicativi, di moschettieri del re, di gobbi campanari e zingare ballerine, ma anche di commissari di polizia dal carattere deciso e geniale e killer fuori da ogni schema logico. Perché le terre francesi sono così prodighe nel fare da palcoscenico a così tante storie degne di nota? Mi verrebbe da dire che questo accade perché la Francia è stata realmente luogo di grandi avvenimenti storici, e non c'è nulla di più appassionante, misterioso e talvolta macabro della Storia. La Storia è violenta, sanguinosa, e uno di quei momenti in cui la storia ha cambiato sé stessa è di certo la grande Rivoluzione Francese, uno dei più grandi sconvolgimenti che ha segnato il destino dell'umanità e che porta i suoi strascichi fino al presente. Ha influenzato uomini, pensieri, arte, cultura, e permea tante opere letterarie tra cui anche il nostro caro "Tempi glaciali". Un misterioso suicidio darà il via a una serie di tragici avvenimenti, dei quali si occuperà l'arguto commissario Adamsberg, insieme alla sua squadra forse un po’ troppo eterogenea ma rispettosa. I morti si susseguiranno e tutti avranno un unico punto comune, uno strano simbolo che ricorda il più macabro strumento di morte: la ghigliottina. Il tutto si intreccerà con uno strano gruppo di uomini, riuniti in una confraternita che rivive i momenti più alti della Rivoluzione nel periodo del grande Robespierre, inscenando i grandi avvenimenti storici di quel periodo in modo teatrale ma spaventosamente realistico. Il tutto si intreccerà, oltre che con il passato "rivoluzionario", con oscuri avvenimenti che hanno avuto luogo nelle terre d’Islanda, creando un intreccio veramente articolato il cui bandolo della matassa soltanto il genio di Adamsberg poteva trovare. Un giallo thriller di alto livello.
"Peccato, se ci rifletti, che pensieri non abbiano un nome. Potremmo chiamarli, e verrebbero ad accucciarsi nostri piedi ventre a terra."
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Opinioni inserite: 4
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Terra del ghiaccio
Erano mesi che non leggevo un libro il cui interesse mi cattura sin dalla prima pagina. Leggere la recensione di Valerio91 mi ha provocato un prurito che sarebbe stato placato solo leggendo il libro. Non è stato neanche necessario leggerlo, è stato sufficiente aprirlo e l'autrice ha fatto il resto. Pregno di superstizioni, storia, omicidi ed indagini al limite con la metafisica il romanzo mi ha accompagnato in una maratona di emozioni. Mai come in questi giorni, in cui si celebra l'arrivo della DeLorean, un romanzo poteva essere più attuale. La lettura scorre molto velocemente come il passato che rincorre il futuro in un vortice in cui è meglio riporre la ratio in un posto sicuro. Se il discendente di un boia, duecento anni dopo è un macellaio, se un demone protegge una pietra tiepida nella "terra dei ghiacci", se un bicchiere di porto può aiutare a trovare la soluzione e se tutto questo anche a voi suscita prurito, allora leggete il romanzo o vi gratterete per sempre.
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L'afturganga convoca Adamsberg in Islanda
Nuova inchiesta per il Commissario Adamsberg, l'ottava tradotta in italiano.
Questa volta l'Anticrimine, guidata dal commissario "spalatore di nuvole" è chiamata a risolvere un complicatissimo caso che, inizialmente, si presente solo come un banale (ma strano) suicidio di una donna, ammalata terminale, la quale, dopo aver sprecato le sue ultime forze nel tentativo di recapitare una lettera, viene trovata, vestita di tutto punto, immersa nella vasca da bagno e con le vene tagliate. Nessun biglietto, nessuna ragione di uccidersi per una donna ancora disperatamente attaccata alla vita, e un misterioso segno (una specie di 'H' sghemba) tracciata con un rossetto ai lati della vasca.
A partire da quel segno, un incomprensibile filo conduttore porterà Adamsberg ed i suoi ad identificare altri tre assassinii camuffati da suicidi. L'indagine a questo punto oscillerà tra due filoni di ricerca: uno collegato a fatti di dodici anni prima, quando una comitiva di turisti francesi s'era trovata bloccata per venti giorni su un isolotto islandese al di sopra del circolo polare artico e due di essi avevano perso la vita in modo ignoto; l'altro collegato ad una strana associazione di studi su Robespierre, ove settecento persone rievocano, in costume, le sedute della Convention nationale ed i discorsi ivi tenuti durante il Terrore.
Come al solito la soluzione giungerà ad Adamsberg attraverso vie inconsuete e del tutto aliene alla normale logica. In questo caso pure una misteriosa e mostruosa entità portatrice di una nebbia fatale (l'afturganga, in islandese) sembrerà metterci lo zampino (o la feroce zampaccia), ma, stavolta, per aiutare alla soluzione del caso.
Su una cosa non penso possano esistere dubbi: Fred Vargas è una scrittrice di gran classe e di enorme talento. Ho appena chiuso sull'epilogo di questo libro ed il primo aggettivo che mi viene in testa per descriverlo è "sensazionale".
In uno stile impeccabile e fluidissimo l'autrice descrive situazioni e personaggi in modo veramente superbo. Le atmosfere sono accattivanti e ammalianti, i personaggi, per chi già li conosce, sono sempre più chiaramente delineati con tutti i loro chiaro scuri, dal coltissimo e cerebrale Danglard, alla enorme fortissima, pervicace, ma anche fedele Retancourt, al simpaticissimo post-rivoluzionario Louis.
L'intreccio è particolarmente complesso ed intricato (come una matassa di alghe secche, dice Adamsberg), ma la narrazione avvince e non confonde il lettore.
Se proprio uno volesse trovare un difetto nel libro (a mio giudizio il migliore della serie) è la necessità di conoscere, per precedenti letture, i vari attori del dramma che viene rappresentato in questo volume, per poter godere in modo più pieno dei delicati equilibri e dei rapporti, spesso conflittuali che si instaurano tra di loro. Come notazione finale, debbo osservare che talvolta l'autrice gioca sui significati francesi delle parole determinando, in alcuni casi, una perplessità nel lettore italiano, ma è un difetto da poco (stante anche la somiglianza tra le due lingue e l'intuitività di certi parallelismi effettuati).
Conclusivamente il libro è un'ottima lettura, non solo come giallo di qualità, ma come libro di narrativa in genere.
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Dai ghiacciai islandesi alla Rivoluzione francese
Fred Vargas (uno pseudonimo), archeologa e medievista, è ormai una star del noir in Francia, dove ancora una volta ha fatto centro con questo nuovo romanzo ambientato in due diversi Paesi (Francia e Islanda) ed imperniato su vicende che si svolgono a distanza di anni : due omicidi efferati avvengono in una misteriosa piccola isola islandese e, molti anni dopo, una seconda serie di omicidi sconvolge in Francia una singolare associazione di cultori della Storia di Francia che periodicamente si riuniscono a Parigi per rievocare vicende che riguardano la Rivoluzione del 1789 ed in particolare le riunioni del Comitato di Salute Pubblica ed il Regime del Terrore di Robespierre. Esiste un legame tra questi omicidi così distanziati nel tempo, un legame apparentemente indecifrabile e sfuggente, alla cui soluzione sono chiamati i poliziotti della Squadra anticrimine del 13° arrondissement parigino, guidata da due personaggi già noti ai lettori dei romanzi della Vargas : il commissario Adamsberg, apparentemente svagato, amante della compagnia e del buon cibo, dotato di un intuito eccezionale e di una non comune capacità deduttiva, e il comandante Danglard, uomo coltissimo, pieno di iniziative ma incapace di trovare spiragli geniali nella comune routine delle indagini. Il rapporto tra i due diventa a poco a poco sempre più conflittuale per il diverso approccio alle varie fasi investigative: alla fine Adamsberg, che individuerà a modo suo il colpevole dopo un avventuroso viaggio in Islanda ed un emozionante colpo di scena, si prenderà un meritato periodo di riposo, mentre Danglard, riconoscendo gli errori commessi nello svolgimento delle indagini, presenterà le dimissioni. Il rapporto tra Adamsberg e Danglard e tra i due ed il resto della variegata Squadra anticrimine non fa però velo all’intricata vicenda, che coinvolge altri personaggi i cui legami misteriosi e complicati vengono a poco a poco portati alla luce in un susseguirsi di falsi indizi e di depistaggi che tengono sempre alte curiosità e tensione emotiva. Il romanzo offre anche un interessante quadro di un periodo storico fondamentale, quello della Rivoluzione francese, con riferimenti ai discorsi di Robespierre e curiosi dati biografici di personaggi dell’epoca, fatti rivivere con tanto di parrucche e vesti settecentesche nelle riunioni dell’associazione parigina citata. Anche per questi riferimenti storici il romanzo vale la pena di essere letto, pur riconoscendo che tutta l’impalcatura della vicenda narrata dalla Vargas mostra a tratti la corda ed una certa fragilità nei personaggi principali, soprattutto se paragonati ad altre figure ben più importanti della narrativa poliziesca francese. Dimenticavo di citare Cino, il cinghiale raffigurato in copertina : ha un suo spazio nella vicenda, sarà colpito in un conflitto a fuoco ma se la caverà riprendendo il suo compito di originale guardiano domestico.
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Per me semplicemente orrendo
Aspettavo l'uscita del nuovo romanzo della Vargas, e devo dire che ne sono rimasta assolutamente delusa. Rispetto a tanti dei sui romanzi l'ho trovato forzato, con una trama che non solo traballa ma non sta in piedi, fa acqua da tutte le parti. Certo i romanzi di questa autrice si leggono non per scoprire il colpevole ma per il piacere di leggerli, ma questa volta, complice forse la mia totale ignoranza su quello che ancora oggi può voler dire quel periodo storico, ho trovato la trama inconsistente e mal concepita. Neppure i rapporti tra i personaggi scorrono leggeri. Insomma personalmente l'ho finito perché è la Vargas ma l'ho trovato veramente brutto.