Stivali di gomma svedesi Stivali di gomma svedesi

Stivali di gomma svedesi

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In una fredda notte d'autunno, Fredrik Welin, medico in pensione che vive in una remota isola del Mar Baltico, si sveglia di soprassalto. La sua casa sta bruciando. Prima di fuggire e lasciarsi alle spalle un cumulo di cenere, fa ancora in tempo a infilarsi un paio di stivali di gomma. Calzano entrambi il piede sinistro. Presto si diffonde la voce che sia stato lo stesso Wehlin a dare fuoco alla propria casa: la polizia lo incalza, ma non ci sono prove. E le indagini continuano. Dopo qualche settimana, durante le celebrazioni del capodanno, un'altra casa prende misteriosamente fuoco nell'arcipelago.



Recensione della Redazione QLibri

 
Stivali di gomma svedesi 2016-10-29 08:38:58 Belmi
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3.3
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4.0
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Belmi Opinione inserita da Belmi    29 Ottobre, 2016
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Niente brividi in Svezia ma tanta solitudine

Ultimo libro di Henning Mankell che nel 2015 si è dovuto arrendere a una malattia. Pur essendo stato catalogato nella categoria Gialli/Thriller/Horror, questo romanzo se ne discosta in maniera netta.

Siamo nell’arcipelago svedese, l’autunno incalza e la routine dei pochi abitanti, rimasti dopo la partenza dei turisti, viene scombussolata dall’incendio della casa del protagonista.
Lui, il dottore, è un settantenne che per un riflesso notturno è riuscito a scampare all’incendio; le cause ignote, innescano una serie di reazione che poche hanno a vedere con il brivido e la suspense.

“Nella notte, nel giro di qualche ora, la mia esistenza era cambiata a tal punto che d’un tratto mi mancava tutto. Non avevo neanche un paio di stivali di gomma completo”.

Fredrik è un uomo singolare, dottore in pensione, si è rifugiato nell’arcipelago svedese ereditato dai nonni dopo un intervento non andato bene. Non si è mai sposato ma si è trovato padre di una figlia già adulta con cui ha un rapporto molto particolare e non semplice. Ogni mattina si sveglia e s’immerge nelle fredde acque svedesi, cura malattie immaginarie e non dei suoi compaesani e ha un odio profondo per i prodotti made in China. La perdita della casa lo porterà a rivalutare la sua vita e soprattutto la sua solitudine.

Mankell ci porta nell’autunno e nel freddo svedese, in un mondo in cui ci si muove in barca ed essere proprietari di un’isola è la normalità. Una vita così diversa dalla nostra e per questo molto affascinante.
Il romanzo parla della vecchiaia e queste parole ne rendono bene il senso: “Il sole splendeva attraverso una leggera foschia che copriva la città. Mi colpì il fatto che le persone che vedevo con poche eccezioni, erano più giovani di me. Non mi era stato così chiaro: mi trovavo su un confine umano, facevo parte di quel gruppo che si stava allontanando dalla vita”.

La solitudine attira persone simili a noi, altri, che della solitudine hanno fatto il loro marchio di vita. La speranza, come ci ricorda l’autore, sta in una nuova vita.

Un romanzo introspettivo, profondo e molto svedese. Solitudine, anzianità e cambiamenti.
Per chi fosse alla ricerca del brivido dei romanzi del nord, sconsiglio questa lettura; per gli altri che invece avessero voglia di una lettura lenta che però scorre bene, scritta con un buono stile, possono affrontare queste 425 pagine senza paura.

“Era già la fine di agosto.
Presto sarebbe arrivato l’autunno.
Ma il buio non mi faceva più paura”.

Buona lettura!

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