Sole di mezzanotte
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Agosto 1977. Dopo settanta ore di viaggio e 1800 chilometri percorsi, Jon Hansen scende dalla corriera a Kasund, un villaggio della contea Finnmark, nell'estremo nord della Norvegia. Dice di chiamarsi Ulf e di essere un cacciatore. Gli abitanti del luogo lo ospitano nella capanna di caccia della comunità, senza fare troppe domande. Jon cerca un posto in cui nascondersi. Nella sua vita precedente lavorava come spacciatore di hashish e acidi per il Pescatore, uno dei signori della droga più feroci di Oslo. Un po' per pietà, un po' per disperazione, Jon ha tradito e ora è braccato. Lo strano paesino in cui si trova potrà offrirgli una possibilità di redenzione? Almeno fino all'arrivo di quelli che lo inseguono?
Recensione della Redazione QLibri
At the light of the sun
Contea di Finnmark, estremo nord della Norvegia. Uno spacciatore di hashish, in fuga da Oslo ed in cerca di redenzione, trova rifugio in un piccolo villaggio chiamato Kasund. Deve nascondersi, perché il più potente boss della droga di tutto il paese lo sta cercando. Il suo soprannome è il Pescatore, perché ha un negozio di pesce e soprattutto non smette mai di cercare un debitore, fino a che non lo ha risucchiato dall’oscurità di qualsiasi nascondiglio. Come quella volta che due dei suoi spacciatori sparirono dopo aver tentato di fregarlo, e nei mesi successivi si vociferava che le polpette di pesce del suo negozio fossero più saporite del solito, in virtù di uno sconosciuto ingrediente.
La vicenda criminale corre parallela alla descrizione della geografia del territorio, nonché a brevi ma interessanti approfondimenti socio-culturali. La particolarità dell’ambientazione e l’originalità della popolazione locale residente a Kasund suscitano curiosità. I sami sono un popolo con una forte identità culturale e si mantengono alla larga dal processo di assimilazione agli stili di vita norvegesi, finlandesi, svedesi. Praticano antichi culti religiosi, rifiutando la dissolutezza e predicando la lontananza da qualsiasi atto ritenuto colpevole di insidiare l’integrità della morale umana.
Il Finnmark è un luogo inospitale, brullo. “Sembra Marte”. Un concentrato di pascoli, corsi d’acqua da cui pescare merluzzi ed abitazioni malmesse, esposte alla potenza dominatrice della natura. Nonostante siano terre tradizionalmente associate ad un clima freddo e rigido, il romanzo è ambientato nei mesi estivi, con la costante presenza di un sole che, a causa di affascinanti fenomeni astronomici, non tramonta mai. Sarà il nascondiglio ideale per il protagonista?
Il romanzo, sequel di “Sangue e neve” e ambientato anch’esso nel 1977, conserva pregi e limiti del predecessore. Anche stavolta siamo di fronte ad un titolo minore nella vasta produzione letteraria di Nesbo, imparagonabile alla serie incentrata sul poliziotto Harry Hole (che curiosamente ha una madre di origine sami), ma comunque in grado di garantire una piacevole lettura d’evasione.
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In fuga per la salvezza con lieto fine.
Un romanzo diverso dalle complicate trame cui ci ha abituato il bravissimo Jo Nesbo. Siamo in una landa desolata, al nord della Norvegia, un clima ed un’atmosfera surreali, caratterizzati dal fenomeno astronomico del sole di mezzanotte: il sole si posiziona sull’orizzonte, e rimane così per periodi anche di sei mesi. Sullo sfondo della narrazione, un paese, Kasund (in realtà poche case e una chiesa), un paese che sembra abbandonato, pochi abitanti aderenti a sette religiose cristiane di varia origine, timorate di Dio e timorose del fuoco dell’inferno. Quale posto migliore per nascondersi, far perdere le proprie tracce ? E così, sfuggendo a un pericoloso boss trafficante di droga che lo vuole morto per un imperdonabile sgarro, in questa landa desolata arriva un singolare personaggio: dice di chiamarsi Ulf, cerca un rifugio sicuro, lo trova in un capanno abbandonato nei boschi. La gente del posto è schiva, i rapporti sono difficili, il nuovo arrivato è considerato un estraneo da tenere alla larga, e, contemporaneamente, da convertire alla fede, cercando di avviarlo alla frequentazione delle cerimonie religiose. Ad un tratto il romanzo s’impenna: i cattivi scoprono il rifugio del sedicente Ulf, una renna lo salva tramite un incredibile stratagemma, sboccia l’amore con una pia vedova del posto. Come è notorio, l’amore trionfa (quasi) sempre, il finale è edificante e largamente prevedibile. E’ un romanzo di buoni sentimenti che si trascina un po’ stancamente verso un finale annunciato: per i lettori abituali di Nesbo, una trama diversa dal consueto, un nuovo aspetto del prolifico scrittore. Da leggere comunque, anche per la singolare e suggestiva ambientazione.