Sezione suicidi
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Opinioni inserite: 7
Che confusione!
Pensavo di essere io a non averci inteso nulla perché magari non avevo letto il libro con sufficiente attenzione, invece leggendo altre recensioni qua sotto mi rendo conto che è un mal comune, e questo vuol dire solo una cosa: è un problema del libro!
Come ha già detto qualcuno la quarta di copertina inganna: sembrava che fosse chissà che thriller avvincente, e invece è un guazzabuglio di storie mezze abbozzate, cose non dette e lasciate all'immaginazione del lettore, nulla di lineare e concreto (a meno che non si legga nella mente dello scrittore).
I personaggi sono al limite del grottesco: va bene raccontare delle miserie della vita, ma così francamente mi pare troppo. Ogni pagina mette sempre più allegria...
Consiglio: se potete evitatelo!
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Vincenti per un attimo
La sezione suicidi è un luogo poco considerato al Quai des orfevres, responsabile ne è il Commissario Guérin, tipo decisamente pittoresco e pieno di nevrosi celate sotto un'apparente calma piatta. Ad affiancarlo l'altrettanto strambo Lambert, un allampanato e sensibile agente preso ferocemente di mira dai colleghi. La strana coppia incrocia la propria strada con uno pseudo hippy americano non convinto della morte dell'amico intimo Alan, deceduto sul palco a seguito di uno spettacolo estremo per incalliti voyeur.
Alcuni dei suicidi avvenuti a Parigi, secondo l'eccentrica forma mentis di Guérin, uso a trovare collegamenti tra gli avvenimenti più disparati, potrebbero davvero nascondere un filo d'Arianna conducente a qualcuno che trae godimento o profitto nell'istigare dei poveracci ad ammazzarsi.
Tra noir e poliziesco un libro molto particolare, presenta la peculiarità più intrigante nell'amabile ricercatezza inerente la costruzione narrativa e l'avvicendarsi degli eventi.
Figure strampalate, humor sottile ed un racconto cervellotico, non sempre di facilissima fruizione per via di collegamenti e situazioni ammassate con mestiere come in un rompicapo per risolutori esperti, fanno di questo romanzo una lettura intrigante e fuori dagli schemi.
La definizione degli elementi in gioco è molto buona, come la descrizione minuziosa dell'habitat in cui i nostri si muovono. Non ci sono infallibili eroi, il lavoro di Varenne trasuda realismo depresso, disincanto e misere speranze di redenzione; con sconfitti tramutati in vincitori solo per un fugace attimo.
La scrittura asciutta appaga e coinvolge, non si tratta di un giallo inteso nel senso stretto del termine, lo dimostra anche il finale, decisamente indigesto per chi ama le spiegazioni cristalline ed inattaccabili.
Ah, con la Vargas l'accostamento mi pare azzardato. Visto il paragone letto qua e là mi pare doveroso specificare i quasi nulli punti di contatto.
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Un noir di straordinaria umanità
Una storia tanto insolita, quanto palpitante. Varenne riesce ad appassionare con una struttura che, sulle prime, sembra inverosimile, spargendo empatia a dosi industriali per gli ultimi, per i relitti, per gli sconfitti e inoculando speranza nel lettore verso la ricerca ostica, dura, talvolta spietata verso quella chimera umana chiamata verità.
In particolare, sono commoventi alcuni personaggi per co sì dire minori, come il tragico Lambert e lo straziante Bunker.
Un libro da leggere e rileggere. Sperando che i successivi abbiano la stessa intensità.
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La quarta inganna
Quando ho finito il romanzo (che già a metà mi aveva stancato) sono andato subito a leggermi la quarta di copertina e mi sono detto: delle due l'una. O sei matto, oppure non hai capito niente del romanzo.
Poi mi sono messo a leggere qualche recensione di lettori su internet ed ho capito che avevo scartato la terza possibilità: il romanzo è brutto.
Dunque mi sfogo:
1) l'ambientazione è esageratamente triste, fino a diventare irreale, didascalica e, quindi, repellente.
2) Non c'è una storia e quel poco di trama che emerge è lasciata all'immaginazione del lettore. Va bene che chi legge ha una sua coscienza e non lo si deve accompagnare come un bambino da ogni parte. Ma insomma, leggendo il romanzo ho avuto la sensazione di essere portato in una stanza vuota e lasciato lì al buio a cercare la via per uscire.
3) I dialoghi dei personaggi sarebbero realistici? (lo dice sempre la quarta di copertina). Ma non scherziamo! Un esempio: I personaggi si leggono nel pensiero, e questo è il primo errore che si corregge agli aspiranti scrittori, anche nei corsi di scrittura creativa più scalcinati.
4) I suicidi narrati sono spettacolari quanto si vuole, ma fini a sé stessi, soprattutto dopo che la quarta di copertina (ancora lei) ed il fior fiore di critici (tutti francesi, però), promettono un senso a tutte quelle morti.
Una cosa buona il romanzo ce l'ha: una specie di omaggio (fatto male anche questo, però) a Bunker, lo scrittore americano ex galeotto e mito della narrazione delinquenziale (la chiamo così perché Bunker, sebbene abbia narrato di delinquenti, non ha scritto né gialli, né noir). La citazione indirizza verso la lettura dei suoi romanzi che sono (quelli sì) dei veri capolavori.
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Vicino allì'illeggibile.
Condivido cosa hanno scritto gli altri. Un maldestro tentativo di pappagallaggio del cinismo di Pepe Carvalho, ma senza alcuno spessore dei personaggi. Al limite dell'incomprensibile, non è un giallo, non è letteratura. La peggior bidonata viene fornita da chi scrive i risvolti di copertina. Vergogna.
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Abbastanza insopportabile come lettura.
Sottoscrivo pienamente quello che ha scritto Fabio. E' stata dura arrivare alla fine ed ammetto di averlo terminato solo per i soldi spesi...18 euro è un furto per un libro che è inversamente prporzionale a a tutte le belle cose che ne hanno detto e che evidentemente hanno influito sui vari premi vinti. Quello che rode è ch la base di partenza per un buon libro c'era. La storia poteva strutturarsi bene e creare una suspence.Purtroppo il tutto si riassume invece in un gran casino.Alla fine ho pensato perino di andare indietro a rileggerlo per vedere se avevo perso il filo da qualche parte.... non l'hofatto ovviamente. ma la sensazione non è stata comunque piacevole.
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Sezione suicidi di Antonin Varenne
Mi aspettavo molto di più da questo romanzo di Varenne. Il risvolto di copertina, il curriculum dell'autore ma soprattutto le vendite in patria mi avevano convinto che si potesse trattare di un'opera interessante, originale. A parer mio niente di tutto questo. La storia mi è piaciuta solo in parte, forse si tratta di una buona idea ma sviluppata male, lo stile l'ho trovato ingarbugliato a tal punto che mi è sorto il dubbio che fosse curata male la traduzione (anche se ormai un tale rischio dovrebbe essere scongiurato). Resta il fatto che, caratterizzazione di alcuni personaggi a parte, non mi ha per niente convinto ed ho fatto piuttosto fatica a portarlo a termine nonostante non sia certo un tomo (280 pagine circa). Insomma come avrete capito non ve lo consiglio.