Senza via di scampo
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Senza via di scampo
Simenon: “Senza via di scampo”
28/04/2015. Questo breve romanzo è l’ennesima conferma che, lontano da Maigret, Simenon è solito dare sfogo alla sua vena più pessimista ritraendo un’umanità di sconsolante pochezza, un mondo di mediocri che rotola senza reagire sui binari della propria infelice esistenza. Nessuna classe sociale è risparmiata: si tratti del mondo dei poveri cristi o di quello piccolo-borghese oppure ancora, come qui, dell’alta borghesia, non c’è, per l’appunto, via di scampo. Il risultato sono storie di un nero profondo che regalano un senso di disagio, anche quando la ciambella non riesce propriamente col buco come in queste centosettanta pagine scritte poco oltre la meta degli anni Trenta che raccontano la breve parabola di colpa ed espiazione di Vladimir, russo finito a fare il domestico e l’amante di una ricca e sfatta signora (alcolizzata come lui) con villa dalle parti di Cannes. L’arrivo della figlia di quest’ultima rompe il fragile equilibrio spingendo l’uomo ad allontanare con un sotterfugio Blinis, compatriota che ne condivide la manutenzione della (e la residenza sullo) yacht della donna. Vladimir non riesce a perdonarsela, anche perché la carognata pare aprirgli gli occhi su quanto sia insensata la sua vita attuale: la tragedia è tanto evitabile quanto ovvia prima di una sorta di catarsi in una fredda e umida città del nord Europa. Umidità che si ricollega alla pioggia che batte all’inizio sulla Costa Azzurra, annegando il banale tran-tran degli abitanti di Golfe-Juan: non che la loro vita cambi granchè quando il tempo migliora e le vacanze estive prendono il sopravvento, come del resto accade agli altri ospiti, anch’essi abbastanza debosciati, della grande dimora di Jeanne Papelier. Le figure che popolano questo romanzo sono difatti tantissime e la constatazione che tutti quanti, a qualsiasi livello della scala sociale, condividono il vuoto esistenziale non compensa il fatto che per la gran parte si tratti di personaggi solo abbozzati in cui il valore simbolico finisce per andare a discapito di una maggiore complessità. Il solo Vladimir si stacca nettamente perché lo scrittore ne indaga a fondo la psicologia narrandone, oltre che il presente, anche il passato e, in un certo senso, il futuro: assieme a un’ambientazione sospesa (in fondo, succede il minimo indispensabile) e gelida malgrado i molti giorni di sole, la sua avventura riesce a far ricordare il romanzo malgrado le sue imperfezioni.
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non so se mi é piaciuto
Personalmente ho letto suoi libri decisamente migliori e non ho trovato nulla di eccezionale in questo romanzo. La conclusione purtroppo é decisamente scontata ed il colpo di scena maestro era già percepibile due capitoli prima.. peccato.