Schegge
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Opinioni inserite: 4
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Imparare a dimenticare
Al giorno d'oggi ho notato che esiste una categoria di romanzi che definirei da "fast food". Sono quei romanzi senza pretese, a basso contenuto stilistico e dalla trama spicciola, colma di colpi di scena e di situazioni improponibili ed improbabili che ciononostante tengono il lettore incollato fino all'ultima pagina. Ebbene "Schegge" di Fitzek rientra senz'altro in questa categoria: uno stile narrativo asciutto, scialbo, semplicistico, a tratti sembra che il testo non sia stato neppure revisionato. E' del tutto assente la descrizione dei personaggi e, nonostante si tratti di un thriller psicologico, appena accennata e l'introspezione del personaggio principale Marc Lucas. Il libro, tuttavia, si lascia leggere tutto d'un fiato perchè - anche grazie ai brevi capitoli che compongono il romanzo - narra una storia avvincente e talmente inverosimile da voler sapere cosa succederà nella pagina successiva. In questo caso la bravura dello scrittore è stata proprio quella di concludere ogni capitolo con una situazione sospesa ad alto tasso adrenalinico che spinge il lettore fino all'ultima pagina. Alla fine tutti i misteri disseminati nel libro trovano una spiegazione logica che non deluderà il lettore più esigente...
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Incubo inverso
Uno psicothriller sconcertante; è il mondo reale ciò che percepiamo oppure una nostra rappresentazione? il famoso filosofo Arthur Schopenhauer sarebbe contento di poter rispondere a questa domanda!
Potremmo, dunque, pensare di vivere in un sogno costante e svegliarci all'improvviso e constatare che tutto è totalmente diverso, rischiando, nel contempo, di perdere la ragione.
Un incubo reale o una realtà modificata dalla nostra mente? tutto ha un fine e tale fine giustifica i mezzi; ma anche in questo caso si pone un'ulteriore domanda: "il fine giustifica proprio TUTTI i mezzi?"
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Schegge...appunto
Un thriller psicologico il cui titolo rende perfettamente l'idea di quanto ci aspetta: schegge della vita di Marc Lucas, schegge di ricordi con cui a poco a poco il protagonista, e il lettore con lui, cerca di raccapezzarsi per mettere insieme un quadro d'insieme di una vicenda dove non sai più cosa sia realtà e cosa sia stato creato dalla sua mente sconvolta . Il tema della cancellazione dei ricordi in maniera selettiva è davvero intrigante, peccato che per farne un buon libro non basta un colpo di scena (o quasi) ogni 10 pagine. Se ci accontentiamo della pura adrenalina, della voglia di sapere cosa accadrà dopo è un libro di piacevole lettura ma alla fine cosa rimane?...Ahimè poco, considerato l'argomento c'è poca introspezione, i pensieri, i dubbi e le angosce del protagonista vengono spazzati via dal ritmo delle vicende, è più importante sorprendere e cercare di stupire che argomentare. Gli stessi personaggi infatti mancano di completezza, di tridimensionalità, sono piatti, come se anche loro fossero schegge che metti assieme e fai un bel puzzle , ma se non dai spessore ai personaggi non puoi pretendere che chi legge si appassioni alle loro vicissitudini o si immedesimi in loro.
Il finale poi, il movente di tutto, non so...non vorrei fare il "bacchettone" ma mi sembra davvero ..."tirato per i capelli", esagerato nel senso e nella finalità e invece che costituire il colpo di scena finale mi ha lasciato molto perplesso, per non dire delle spiegazioni date a certi fatti : semplicistiche e della serie "prendile per buone".
A livello scientifico, etico, giuridico e di avventura c'era un mondo da esplorare , Fitzek ha scelto di descrivere un possibile scenario nei suoi risultati più evidenti e superficiali, l'ho letto in due giorni e in altrettanto lo dimenticherò. Se vi piace la fiamma che brucia alta va benissimo ma è come se fosse dipinta su un muro: se cercate anche il "calore" , cercate altrove...
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Amnesia indotta
"Devo, devo ,devo assolutamente leggerlo!!! imperativo categorico!" dissi, con il libro tra le mani, quando ne lessi la trama in libreria. Accattivante era dir poco: mi sembrava un'ottima occasione per leggere uno psycho-thriller che avrebbe tenuto altissima la tensione delle mie notti insonni. E invece no.
Nei labirinti della mente, il protagonista, Marc Lucas, non riesce a distinguere i ricordi dalla realtà perché probabilmente è stato sottoposto ad una cancellazione parziale della memoria. Da qui la sua vicenda per rimpadronirsi della sua vita e capire cosa gli sia accaduto. Con tanto di finale a sorpresa (agghiacciante! non tanto per il contenuto a livello etico, quanto per la "trovata" assolutamente forzata e inutile!)
La pecca più evidente del libro, a mio parere, è lo stile dell'autore: avendo già letto la sua opera d'esordio ("La terapia", di cui trovate una mia recensione qui su Qlibri), mi aspettavo un netto miglioramento, essendo questa la sua quarta opera. Invece, mentre ne La terapia, lamentavo un'azione esageratamente frazionata, qui ho notato la totale assenza d'introspezione psicologica: anche qui lo stile non è estremamente fluido di certo, però, da uno psycho-thriller, in fatto di introspezione, pretendo decisamente qualcosa in più. Mai una volta che si parli dello stato d'animo di Marc, mai una volta che egli esprima con chiarezza la sua disperazione, la sua angoscia, il suo brancolare nel buio, appeso a frammenti di ricordi che sembrano contrastare l'uno con l'altro e a loro volta con la nuova realtà che si trova costretto a vivere. L'azione divora la mente del protagonista e non ce la mostra, e lo stesso fa con l'empatia che avremmo potuto creare con lui: muore sul nascere.
Oltre a questo ho notato molte assonanze con "La Terapia", richiami ad un altro libro precedente (che io però non ho letto, trattasi de "Il ladro di anime"), evidentissimi richiami a svariati film sul tema ("Se mi lasci ti cancello" tra i tanti e poi, in primo luogo, ce ne sarebbe però un altro, di cui non vi posso dire nulla prima di leggere il libro, onde evitare di rovinarvi quel poco di buono che c'è!). Ho sempre la costante impressione che Fitzek scriva sotto ispirazione del grande schermo... e non è una bella cosa!
La parte migliore del libro sta, secondo me, nelle due appendici finali: dove si parla dell’idea alla base del testo e di un’inquietante “soluzione”.
Riponevo grandi aspettative in questo autore: credo di potergli concedere un'altra chance, anche se non ne sono sicuramente entusiasta.
Alla prossima lettura.
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