Sangue e neve
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Recensione della Redazione QLibri
Un noir “sentimentale”
Essendo un amante del noir, la prospettiva di leggere per la prima volta un autore che negli ultimi tempi sta riscuotendo un enorme successo nel genere, mi intrigava molto.
Campione di vendite, a Hollywood stanno facendo carte false pur di accaparrarsi i diritti sulle sue opere, per farne trasposizioni cinematografiche. Una cosa è certa, almeno in “Sangue e neve”, Jo Nesbo dimostra di essere una vera e propria miniera d’oro per il cinema, e lo classifico tra quegli autori che quando scrivono un libro, in realtà stanno scrivendo tacitamente anche il copione di un film. Una trama coinvolgente e scorrevole, carica di tensione e popolata da personaggi interessanti. Lo stile dell’autore è di quelli che si lascia leggere con estrema facilità.
In “Sangue e neve” avremo a che fare con un killer “sentimentale”, che risulta essere un personaggio interessante nonostante le difficoltà logistiche che la sua personalità presenta; quella del killer, almeno nella mia testa, non è una professione per un “sentimentale”, è un po’ come pensare a un ingegnere aerospaziale ignorante. Nonostante ciò il personaggio suscita empatia, e la storia che ci si presenterà davanti agli occhi è quella di un thriller-noir di buon livello. Jo Nesbo ci porta a esplorare le strade innevate di Oslo, che nel suo scenario glaciale darà vita a una sporca faccenda di malavita, tra boss dell’eroina e della prostituzione; killer senza scrupoli eppure con un tratto tenero e umano; uomini e donne disposti a tutto pur di raggiungere l’agognato potere. Alla scoperta dei lati sadici dell’essere umano, disposto a tutto quando si tratta della propria sopravvivenza, provando un oscuro piacere nell’essere colui che detiene il potere sul destino di un altro; ma anche alla scoperta degli angoli più lucenti che hanno sede in quel controverso organo chiamato cuore, spolverando quel troppo spesso denigrato sentimento chiamato amore. L’amore, quello vero, non strettamente legato al desiderio carnale; qualcosa di più alto, puro e difficilmente riconoscibile. Questo libro vi coinvolgerà con il suo ritmo incalzante e i suoi colpi di scena, facendo nascere probabilmente la voglia di vederne una trasposizione cinematografica; gli ingredienti per un buon thriller ci sono tutti e Jo Nesbo si è rivelato un ottimo “chef”. Certo, Oslo non sarà Los Angeles e Olav, il protagonista, non sarà Rust Cohle (True Detective), Bud White o Dudley Smith (L.A. Confidential), ma risulta comunque come un personaggio da ricordare, almeno per la sua particolarità.
“Mi piaceva aspettare. Mi piaceva il lasso di tempo tra il momento in cui prendevo la decisione e quando agivo. Erano gli unici minuti, le uniche ore, gli unici giorni della mia vita verosimilmente breve in cui ero qualcosa. Ero il destino di qualcuno.”
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Noir
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Senza infamia e senza lode
Jo Nesbo, autore noir, ha presentato al pubblico un suo nuovissimo romanzo: “Sangue e neve” (edito Enaudi). Anche stavolta è un noir degno del termine, deciso e crudo .
Vincitore di numerosi premi internazionali, ma soprattutto norvegesi, l’autore da in pasto al suo pubblico la storia di un killer inusuale: dislessico, incapace in matematica, negato come rapinatore o strozzino e col cuore tenero.
Il nome del killer protagonista è Olav e lavora per un master del crimine, il signor Hoffman. Olav è spietato, sa fare bene il suo lavoro, è pulito e insospettabile.
Il protagonista, per ordine di Hoffman, ha “liquidato” moltissime persone. Liquidare le persone è proprio il mestiere di Olav, cioè ucciderle senza lasciare alcuna traccia. Ma poi, il suo capo decide di assegnargli una “liquidazione” unica: quella di sua moglie, Corina, sospettando un tradimento. La giovane moglie di Hoffman è bella, sensuale e delicata e, in breve tempo, Olav se ne innamora ma, allo stesso tempo “liquida” qualcuno che forse non avrebbe dovuto. Lui stesso si definisce più volte un killer dai troppi sentimenti (perché lo capirete leggendo) e anche Corina lo affermerà, affidandosi a lui. Però, la loro vita insieme non sarà affatto semplice perché il marito di Corina, Hoffman, cercherà di ucciderli in tutti i modi. Così, inizierà una caccia all’uomo spietata, costellata di morti e abili descrizioni crude.
I personaggi più approfonditi nel libro, sostanzialmente, sono tre: il protagonista, Olav; Corina, la moglie di Hoffman, e Hoffman stesso.
Il personaggio di Olav, personalmente, mi è piaciuto molto: nonostante abbia un’apparenza molto piatta e sempliciotta, in realtà è una persona con grande spessore. È un personaggio autonomo, molto forte, che, nonostante le notevoli difficoltà, cerca di trovare il suo posto nel mondo a modo suo, con tutto il suo bagaglio di esperienze, in parte piacevoli.
Invece, Corina, la moglie del capo, secondo me, non è stato un personaggio degno di nota. È la “Elena di Troia” della situazione ma non è sufficientemente approfondita come personaggio. Viene lasciata alleggiare nella storia senza un particolare scopo, se non solo inizialmente. L’ho trovato un personaggio che l’autore avrebbe dovuto approfondire di più .
Ben strutturato, invece, è Hoffman: classico cattivo, con i suoi abili scagnozzi che lo seguono e proteggono. È un personaggio molto interessante, poi, io amo molto i “cattivi” nelle storie e questo rientra perfettamente nella categoria “cattivo senza cuore”. Questo è il classico personaggio che o si ama o si odia.
Le tematiche, soprattutto all’inizio, non sono ben chiare, sembra che ci sia solo l’alleggiare della morte nella storia. Però, poi la storia è come se maturasse man mano e andando avanti inizia un percorso che porta ad una scoperta di sé maggiore, per quanto riguarda il protagonista. Su tutta la storia alleggia un quid di amoroso, dolce, e questo è dato senz’altro della storia tra Corina e Olav (su cui, però, non anticipo nulla). Forse, quest’aria dolciastra data al romanzo è quello che potrebbe farlo apparire un po’ noioso anche se, comunque, quest’amore è ricollegato a una parte del passato di Olav.
Ritengo che sia molto adatto il lessico utilizzato: perfettamente consono ai personaggi, al genere di romanzo. Personalmente, mi piacciono questi stili molto discorsivi, fluidi, anche se, talvolta, c’è da evidenziare – spero che si sia trattato solo di errori nella traduzione in italiano – qualche pecca in sintassi italiana .
Il libro si legge abbastanza bene, è scorrevole ma non posso dire che sia uno di quei noir che prende e porta via dalla realtà. È un libro per tutti, forse chi è particolarmente sensibile a certe scene crude non tanto, ma è senz’altro una piacevole lettura prima di andare a dormire .
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- no
Schiavo delle abitudini
Il romanzo narra le vicissitudini di un sicario norvegese, Olav Johansen, che stride con l’immaginario tradizionale del malavitoso, rappresentandone quasi un’antitesi.
Non è un valido rapinatore, soffre di dislessia, non sa provvedere alla riscossione dei crediti a causa di uno scarso feeling con l’aritmetica, è una schiappa nelle vesti di protettore perché si innamora facilmente delle prostitute e non sa controllarsi quando ne vede qualcuna in pericolo.
In compenso è un perfetto sicario, un killer preciso e discreto al servizio di uno dei boss della droga di Oslo.
Per svolgere adeguatamente il suo compito, Olav cerca sempre di seguire due regole. “Un uomo deve pagare le conseguenze dei propri errori”. Non fa una piega. E “Fa’ quel che devi fare ma non avvicinarti troppo”. E qui il protagonista faticherà a mantenere il buon proposito, specialmente quando il boss gli chiede di eliminare la propria moglie, sospettata di tradimento.
Non si può non provare empatia per Olav, un sentimentale che avrebbe desiderato proseguire gli studi universitari ma a cui la vita ha concesso carte misere fin dalla nascita tra un padre alcolizzato e violento, incontri sbagliati e scelte sfortunate. Un insicuro che, nonostante la spietatezza della propria professione, suscita simpatia.
L’efferato assassino dall’animo gentile non costituisce una novità in ambito letterario. Né tantomeno cinematografico, dal momento che si parla di una possibile trasposizione del romanzo sul grande schermo. Ma la mancanza di originalità è compensata dalla bravura e dall’esperienza dell’autore che, con uno stile fluido e accattivante, tratteggia un protagonista gradevole e ben caratterizzato.
Lo stesso non si può affermare per alcuni personaggi secondari, tra i quali i gangster e la cosiddetta femme fatale, che risultano appena abbozzati e vagamente stereotipati.
Pur considerando i limiti di un romanzo che resta ad ampia distanza dall’ottima qualità della serie incentrata sull’investigatore Harry Hole, questa breve opera del nativo di Oslo rappresenta ad ogni modo una lettura veloce, piacevole e vivace.
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Il liquidatore
Il protagonista di questo libro è un sicario. Che è capace solo di fare il sicario. Il lasso di tempo tra il momento in cui prende la decisione in merito all’incarico che gli viene proposto e quello in cui agisce è l’unico momento in cui è qualcosa. E’ il destino di qualcuno. Ed in questo breve testo è davvero marcata l’analisi introspettiva che l’autore fa del personaggio principale della storia. I veri protagonisti di questo libro però sono anche i colori rosso e bianco, quello del sangue e quello della neve, spesso rappresentati in contrapposizione e che non a casa determinano il titolo del thriller. Tanti i personaggi minori. Un boss. Una femme fatale che si rivela una mantide religiosa. Il personaggio di Maria, dolce presenza. Ma il romanzo è veramente strano, una lettura che a tratti, soprattutto verso la fine, sembra quasi sospesa e devo dire che non sono assolutamente sicura di averlo capito pienamente, visto il duplice finale. Forse uno sognato e forse uno reale. Il Jo Nesbo che ho conosciuto io e che adoro, quello di Harry Hole, è decisamente un altro scrittore.
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Jo Nesbo puoi fare dimpiù perché hai fatto di megl
Proprio ieri sera ho terminato di leggere il libro. Le mie impressioni non sono del tutto positive come si deduce dai voti che ho dato. Forse perché credevo di andare sul sicuro con il genere o forse perché ho letto altri cinque libro di Nesbo e so che mi piace, ma avevo delle aspettative maggiori.
E' molto interessante il profilo del protagonista, un killer professionista la cui mente è semplice e cristallina come quella di un bambino. E' forte come contrasto ma il lato che mi è piaciuto di più sono le sue elucubrazioni mentali più improbabili fatte nei momenti più inopportuni.
Il libro è piacevole e breve ma la storia è poco impegnativa.
Naturalmente la considero una lettura consigliata agli amanti del genere.
Ho letto che è atteso un film, forse interpretato da Di Caprio... staremo a vedere.
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Joseph Finder - Paranoia
Michael Connelly - Debito Di Sangue
Sebastian Fitzek (il mio mito!)
Steve Hamilton - Combinazione Mortale
Claudio Ruggeri - Enigma di un assassino