Rosy e John
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Ansia protratta e tempesta imminente
Riecco Camille Verhœven, star indiscussa della famosa e fortunata trilogia di Pierre Lemaitre ( Irène, Alex, Camille ) con i suoi 145 cm di pura collera, la sua calvizie luccicante e quello sguardo affilato come una lama, una storia di sofferenza alle spalle, un uomo che vive di furore placato ma con la lacrima facile.
Una deflagrazione improvvisa scuote Parigi, questa volta il tempo e’ tiranno ed insegue una strage annunciata dallo sguardo impassibile di un ragazzo silente ( John ) che si infila nel metro e non soccorre nessuno, perché quella bomba è opera sua.
Si scatena un caos tra una confessione da estorcere ed una enigmatica storia famigliare, quella controversa relazione madre-figlio ( Rosy e John ) sospesa tra testardaggine e determinazione, lucida volontà e ferrea intenzione.
Ma mentre Rosy volge il proprio sguardo verso il figlio in uno slancio amoroso esclusivo, John fissa il vuoto e sembra, oltre il possibile, avere pensato, organizzato ed orchestrato un piano tutt’altro che fragile e banale.
Chi è realmente costui? Un terrorista, un mitomane, solo un folle, un disadattato o una mente brillante, un intelligente calcolatore, e la sua vita che cosa sottende?
L’ intero paese è scosso, allertato, assediato, mobilitato, un’ angoscia crescente per una decisione assai delicata ed una certezza, il poco tempo rimasto, vittime di un ricatto inaccettabile.
Esperti scandagliano il possibile ed il verosimile, ogni centimetro di realtà, perché … “ questa è la democrazia, un paese nelle mani di professionisti “….
E poi, fortunatamente, c’è lui, il commissario Verhœven, rivestito della propria fallace umanità, che scardina il visibile grazie a logica ed intuizioni geniali, una giusta miscela di deduzione ed indefinitezza.
In questo viaggio fulmineo in un mondo ( quello di Rosie e John ) di degrado socioculturale e follia manifesta, figlie di genetica, impulsi irrefrenabili e morbosità, riconosciamo che, oltre un lucido distacco, casualità apparenti e difficoltà impreviste, forse si nasconde una logica predeterminata ed un percorso a tappe.
Le ore scorrono, implacabili, i minuti inseguono terrore ed attesa, sollievo e silenzio, anche muta rassegnazione, con un dubbio vivido ed un’ ansia protratta, che ci accompagna fino all’ epilogo, una tempesta violenta e risolutiva, perché nulla, al solito, è come sembra….
Un buon Lemaitre, che nella brevità del racconto eleva azione ed attesa frustrante ad elementi primari, in uno stato di apnea interrotto e smorzato dalle riflessioni brillanti e dalle battute sagaci di Camille nei pochi attimi di intimità concessigli ( i messaggi con Anne per un incontro notturno continuamente rimandato ).
Descrizioni pungenti e dialoghi sferzanti, pensieri un po’ folli e fuori dal coro ( quelli di Camille ), Il resto si tinge di sospensione ed attesa protratta, senza fermarsi a riflettere, ma, come spesso accade, la soluzione non è così lontana ed enigmatica, ma una presenza reale, concreta, vicina e visibile a tutti; basta coglierla, identificarla e decodificarla, ma questo, si sa, è mestiere per pochi….