Rose Madder
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Omero si starà rivoltando nella tomba
In base alla trama e ad alcune recensioni che ne avevo letto, avevo l'impressione che "Rose Madder" mi sarebbe piaciuto parecchio, eppure ne ho procrastinato per un bel po' la lettura nonostante la Random TBR mi imponesse di completarla entro giugno. La ragione sta nelle tematiche scelte da King per questo romanzo, che sono tutto fuorché leggere e mi mettevano una certa angoscia, pur sapendo che lui aveva le capacità per trattarle nel modo corretto. E così effettivamente è stato, però si tratta senza dubbio di un romanzo molto triggerante, che va letto nel giusto stato mentale.
La premessa narrativa è semplice ma riesce indubbiamente a colpire nel segno: dopo quattordici anni passati ad accettare in silenzio abusi di ogni genere da parte del marito, Rose "Rosie" Diana McClendon trova infine il coraggio di scappare da casa e cercare rifugio in una grande città del Midwest. Il suo tentativo di condurre una vita normale viene però ostacolato da Norman Daniels -che non prende per niente bene la scelta della moglie di lasciarlo- e da un misterioso quadro, al quale Rosie si sente legata come per magia. Il dipinto serve ad introdurre l'elemento paranormale della storia, che diventerà sempre più importante nella narrazione, e perfino decisivo per la risoluzione finale.
Questo lato della storia è forse il motivo principale per cui non l'ho apprezzata quanto speravo: fatica molto ad amalgamarsi in una vicenda tanto ancorata ad eventi verosimili ed ambientazioni reali, dove sentir parlare di quadri magici stona parecchio. Vorrei evitare di fare spoiler, ma devo specificare che il dipinto apre a sua volta le porte ad una parentesi legata alla mitologia classica; mitologia che il caro Stephen sfrutta in modo non proprio ortodosso, mescolando senza ritegno nomi ed eventi in una sorta di antologia destrutturata. Un altro aspetto che potrebbe scoraggiare parecchi è costituito dalle scene di violenza -numerose e grottesche-, che si sommano alle tematiche trattate e rendono la lettura non adatta ai lettori impressionabili o sensibili.
Accantonati però i difetti, passiamo ora ai tanti motivi per cui questo romanzo mi è piaciuto e vorrei consigliarlo anche ad altri, con le dovute precauzioni. E comincerei proprio dal prologo, che è senza dubbio una partenza d'impatto, per nulla edulcorata e con una buona dose di dettagli raccapriccianti, che però non risultano essere fini a se stessi. Come già accennato, il libro tratta poi dei temi molto forti ed attuali -principalmente abusi domestici e violenza di genere, ma anche discriminazione di determinati gruppi sociali- rappresentati non solo nelle scene di violenza fisica, ma anche nelle riflessioni di Norman, che rimandano ad un modo di pensare fin troppo comune ai giorni nostri come trent'anni fa.
L'elemento che ho trovato più riuscito sono però i personaggi; non tanto quelli secondari che, pur caratterizzati come sempre con cura, non risultano particolarmente memorabili, quanto la protagonista e la sua nemesi: per loro King delinea dei ritratti psicologici disturbanti, ma anche estremamente credibili. E se da un lato Rosie acquisisce maggiore sicurezza in se stessa, dimostrando un temperamento ben più energico di quanto ci si aspetterebbe, dall'altro Norman segue una prevedibile (ma non per questo meno shockante) discesa nella completa follia, pur riuscendo ad architettare dei piani di tutto rispetto. La presenza del duplice punto di vista permette inoltre una narrazione senza momenti morti, perché quando la storia di Rosie non presenta eventi rilevanti ci si sposta su Norman e viceversa.
Rispetto all'incipit esplosivo, il finale si trascina un po' troppo e perde di efficacia, ma mi sento comunque di dare qualche punto in più per le strizzatine d'occhio a "Misery" e al mondo de La torre nera: aver conosciuto entrambe queste storie da poco è stata una fortuna, altrimenti mi sarei persa tutti i riferimenti per esempio a Paul Sheldon, al quale staranno fischiando le orecchie per quante volte vengono menzionati i suoi romanzi, e non proprio in termini lusinghieri.
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follia a tutti gli stadi
C'è parecchio in questo libro: thriller, fantasy e drammi domestici. Torna come in altri volumi il racconto di violenze domestiche, in queto caso mi sembra in modo più crudo e terribile di quanto fatto per esempio in Dolores Clainborne.
Tanto crudele è Norman: poliziotto ed eroe locale, da sembrare più fantasy la parte in cui abusa sadicamente ed impunemente della moglie, della parte in cui completamente folle si appresta alla resa dei conti. Tanto coraggiosa e nonostante tutto fiduciosa del mondo Rosie, da permettere di distinguere a fatica quel'è la realtà: la parte in cui si rifà una vita, o quella in cui conosce e lascia la sua vita nelle mani di un suo doppione. Infine Rose Madder che vive dentro un quadro, nella mente di Rose Vera o forse in un altro mondo, l'unica che è dichiaratamente follle e che invece è la più saggia di tutti.
Nel complesso e nonostante non mi piacciano i fantasy questo libro mi è piaciuto abbastanza. Le parti con entrambi i piedi nella realtà costituiscono la maggior parte del volume. Le parti fantasy fanno delle incursioni, dapprima sporadiche, e alla fine più consistenti, ma questo rimane comunque un thriller. Interessante il finale anche se mi sarebbe piaciuto che l'autore lo lasciasse più aperto.
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Femminicidio e simili, in epoca non sospetta.
Ciascun uomo, inteso in senso maschile, può considerarsi come un pianeta, parte di un sistema solare che è invece giustamente coniugata al femminile; dopotutto, ciascuno di noi viene al mondo per un tramite femminile, quale privilegio può essere superiore?
Ecco allora che Stephen King decide un giorno di rendere omaggio alla propria “galassia” femminile, di scrivere dei libri per le donne, e con donne protagoniste, dedicandoli alle donne salienti della sua esistenza, la madre, in primo luogo, e poi la moglie, le figlie, le cognate, insomma tutte quelle donne che sono normalmente presenti nella sua esistenza quotidiana, con le quali ha contatto, dialoghi, confidenza, e per mezzo delle quali si avvicina “all’altra metà del cielo”.
Tramite loro s’immerge in una diversa realtà, tenta di capirne l’essenza, si rende consapevole di quali soperchierie il genere uomo si è reso capace nel corso del tempo nei confronti della controparte, e ancora continua, in misura nemmeno tanta celata.
E di come le donne riescano in ogni caso vincitrici in virtù del loro coraggio, della loro forza d’animo, della fantasia, della creatività, dell’ingegno, che pare appannaggio, proprio perché emerge nei momenti meno probabili e insperati, esclusivamente del vero sesso forte, quello femminile.
Tutti sanno essere forti, insomma, ma le donne lo sono davvero solo quando veramente occorre tanto coraggio, ed in ciò è la loro grandezza.
Ecco quindi la genesi d’alcuni testi di King, per qualcuno costituiscono una vera e propria trilogia, e sono “Gerald’s game”, “Dolores Claiborne”, e appunto “Rose Madder”, i primi due platealmente legati tra loro da un certo intreccio nella trama.
Tuttavia, più di una trilogia, occorrerebbe indicare un poker, poiché dovrebbe aggiungersi “A bag of bones” (Mucchio d’ossa).
Se “Il gioco di Gerald” affronta il problema dell’incesto e delle molestie, “Rose Madder” quello della violenza domestica coniugale, e “Dolores Claiborne” è un palese omaggio a tutte quelle donne, ultime e umili all’apparenza ma dotate di una grande forza d’animo, una cristallina dignità e una fierezza eroica, pronte ad ammazzarsi di fatica tutta la vita per amore di figli, e quanto del ricordo che ha King della propria mamma traspare in queste pagine, allora al gruppo va aggiunto anche il romanzo, che non è una storia d’amore sic et simpliciter come appare, ma non altro che la descrizione dell’estremo insulto, la violenza carnale, che la bestia uomo è in grado di infliggere al sesso opposto, umiliandola e depauperandola della propria dignità, riducendola in un misero “Mucchio d’ossa”, appunto.
In “Rose Madder” King attinge, come in “Insomnia”, alla mitologia classica; e la descrizione della violenza fisica e morale di cui è vittima Rosie Mc Clendon è il pretesto per descrivere ben altra violenza, quella sottintesa nella società americana, che dietro una facciata d’opulenza e perbenismo nasconde un vero vermicaio.
Una società nella quale pullulano, significativamente, i centri d’aiuto alle donne maltrattate, tanto necessari e tanto importanti, che giustamente la presidentessa di uno di questi centri può ben sperare di essere eletta personaggio dell’anno.
Una società bigotta e ipocrita, governata dal dio denaro: tanto indicative le pagine in cui la fuggitiva Rosie non sa decidersi di quale somma prelevare con il bancomat del marito, appunto per la spropositata importanza che assume il dollaro nell’immaginario americano.
Un bel libro, con pagine di un lirismo e di un’inventiva straordinarie; come per esempio quando Rosie inizia la sua nuova vita, affrancandosi con una modesta indipendenza economica raggiunta attraverso l'umile lavoro di cameriera: ma questo lavoro misero s’ammanta di poesia, perché, come riporta lo scrittore del Maine, permette alla protagonista di assaporare il gusto dolce del pane guadagnato con le proprie forze, e dolcissima e gustosa è la cioccolata calda che si concede alla fine del turno di lavoro.
Un’inventiva che colpisce: la carriera di Rosie evolve, come i suoi guadagni, e la professione scelta per questa promozione è insolita eppure reale, lettrice d’audiolibri, segno questo di un King attento e arguto osservatore della realtà quotidiana.
Il marito di Rosie è una bestia, e come tale merita di essere trattato, e come una bestia e con una bestia finire; ma poiché è una bestia depravata ed indegna di essere accostato a qualsiasi essere vivente, giacché nemmeno la belva più feroce si comporta parimenti, occorre ricorrere ad una bestia diabolica, sì, efficace nel confronto, ma esistente solo nell’immaginario, da qui il ricorso al Minotauro.
C’è da dire però che il ricorso alla mitologia, al fantastico, al paranormale o come altrimenti si voglia chiamare, appesantisce, e non poco, l’intera opera.
Questa è una cosa che accade spesso allo scrittore del Maine: eccelle moltissimo nella storia, e nella descrizione, ambientazione, psicologia e caratterizzazione dei personaggi; ma paradossalmente, chi è indicato come il re dell’orrore nell’orrore si perde, e molto perde, quando appunto infila l’elemento “straordinario” nelle sue storie, a scopo di enfatizzare ulteriormente il suo dire.
E utilizza il paranormale, il mostro, magari anche “l’alieno” come nell’“Acchiappasogni”, ma ottiene invece di appesantire l’opera, depauperarla, svilirla alquanto.
Ma rimane in ogni caso il migliore.
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Follia omicida
La protagonista di questo romanzo di Stephen King è la cattiveria umana.
Rose è sposata con Norman, rispettato e temuto negli ambienti della legge, non lo contraddistinguono la bravura e l’attaccamento alla divisa, bensì la violenza che impiega durante le operazioni di polizia. Rose è una ragazza mite e succube del marito, ben addestrata a prenderle, a tacere e a scusarsi.
Ciò che eccita in modo particolare Norman è il morso, addentare, affondare i denti nella carne della vittima. Eppure per quattordici lunghi anni il matrimonio regge, fino al giorno della rivelazione, quando Rose prende davvero coscienza del martirio alla quale è sottoposta e scappa, destinazione libertà (“Meglio essere spietati con il passato. Non sono i colpi che ci hanno inferto quelli che contano, ma quelli ai quali siamo sopravvissute”).
Per la fuggitiva si aprono nuove strade, si accende la fiammella della speranza, ci sono conoscenze interessanti ed incontri strani. Si crea una rete di solidarietà tutta al femminile, simbolo del coraggio e delle risorse infinite delle donne. Un fatto singolare ed inevitabile, come fosse già scritto da tempo chissà dove, segnerà il destino di Rose e del suo tiranno.
Un romanzo particolare, si mescolano fatti di violenza domestica, tanto attuali, a mondi paralleli che sanno di paranormale. C’è una sottile linea che separa la realtà da scenari onirici dove si fondono e confondono i personaggi, la continuità della narrazione è garantita ma il senso, secondo me, si perde. Può piacere l’escamotage di un rimando al soprannaturale, ma può anche far storcere il naso a chi preferisce stare con i piedi ben saldi a terra. Non ci troviamo tra le mani la classica caccia alla preda o ad un episodio di cronaca nera, ma qualcosa che sfocia nel fantasioso, per me difficile da cogliere fino in fondo.
L’inizio è la parte migliore, il lettore non può che provare rabbia e pena per le sevizie subite da Rose, è automatico il collegamento mentale ai fatti di femminicidio che purtroppo si leggono sempre più spesso sui giornali; a metà c’è un momento di stallo, a tratti l’autore si dilunga inutilmente su certi particolari.
Ciò che colpisce di King è la sua capacità descrittiva, riesce a trasmettere al lettore esattamente ciò che provano i personaggi. Non nego di aver trascorso un paio di notti in compagnia di Norman e non era una buona compagnia; tensione psicologica, agitazione ed ansia per il futuro incerto di Rose o mio? Lo stile è sempre ottimo, una penna precisa, chiara e curata.
Due sono le voci narranti, si alternano i pensieri malati di Norman ai pensieri angoscianti di Rose, la visione distorta del carnefice e la visione impaurita della vittima.
Concludendo, un thriller psicologico ben studiato ed in generale piacevole, fa riflettere su quanto possa diventare folle una persona ed a volte, la giustizia non arriva in tempo.
“C’erano cose che meritavano di essere dimenticate e ce n’erano altre che occorreva dimenticare … quando invece alla maggior parte della gente non era mai consentito, nemmeno in sogno”
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Piacevole, poco di più
Libro piacevole, in piena fase femminista di King. In parte denuncia l'orrenda realtà della violenza contro le donne tra le mura domestiche, in parte si cimenta in un'ambientazione paranormale che purtroppo non è tra le sue più riuscite, un pò troppo visionaria e non coadiuvata dalle trovate spettacolari che invece anno reso altri suoi libri autentici capolavori. Peccato, consigliato, ma se non conoscete ancora King sono altri i libri ai quali dare precedenza.
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Rose & Rosie
Thriller scritto in modo un pò strano, fra dialoghi veri e propri, capitoli scritti dal punto di vista della protagonista e altri scritti dal punto di vista del marito, tanti punti in cui emergono frasi dette fra sè e sè, un pò troppe parti eccessivamente volgari. La trama è originale perchè il cuore del libro sta nelle interazioni tra Rosie ed il quadro che ha acquistato. Leggendo viviamo delle allucinazioni perchè è impossibile entrare dentro un quadro, ma succede. E' importante il tema di fondo della trama, ovvero la violenza domestica che può subire la donna. E' speciale il modo in cui è resa la sua fragilità, così disarmata ed impreparata per il mondo come la conosciamo. Ma ogni donna può essere libera, se lo vuole. E può imparare ad essere forte.
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Io ricambio!!
Stephen King , grande maestro del brivido ci regala una storia emozionante che ci tiene in sospeso dall'inizio alla fine...
Brividi di paura, salti sulla sedia....oddio non me l'aspettavo dopo tutti i libri che ho macinato che mi colpisse così..
Rosie, una donna maltrattata decide dopo 14 anni di violenze inaudite, di fuggire dal suo torturatore, il marito poliziotto, folle e prepotente...
In tal modo si riappropria della propria identità: "Io sono Rosie, sono Rosie vera...sono una forza della natura.."e con questa coraggiosa affermazione inizia una nuova vita..
Un piccolo appartamento, un nuovo lavoro e poi anche l'incontro fortuito con un uomo gentile e mite,
così come non aveva mai sperato, Rosie si reca in un banco di pegni dove scambia l'anello di fidanzamento (che poi risulta essere falso), con un quadro misterioso che pare che goda di una vita propria.
Ma quando pare che tutto vada per il meglio, Normann torna all'attacco per riportare all'ovile la moglie fuggitiva, ribelle e recalcitrante...e portandosi dietro la sua odiosa violenza uccide....donne, poliziotti...
seminando terrore, sangue e morte...
Ma stavolta Rosie possiede il magico quadro, segno del suo riscatto femminile
e la divinità alla quale ha riportato la figlia le ha promesso solennemente con voce sibillina"Io ricambio"!!
Nel momento in cui Normann tornerà per riaffermare il suo odioso potere,
Rosie lo attirerà nel quadro....e la Dea Serpente lo ridurrà alla stregua di un fiero pasto, liberando per sempre la povera Rosie dal suo incubo esistenziale.
Un libro inquietante, avvincente che scava a fondo nei meandri della mente umana, rivelandone i più cupi delitti..
Un libro per le donne e dalla parte delle donne, anche se scritto da un uomo.
Una storia indimenticabile...un best seller...
Consigliato e promosso a pieni voti.
Saluti.
Ginseng666
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Sono Rosie. Rosie vera.
Se avete amato Duma Key, Rose Madder ne può diventare il prologo. Stessa atmosfera di irrealtà, di puro terrore in alcune delle bellissime descrizioni del Re.
Brividi nel leggere la condizione a cui Rose è stata costretta per quattordici lunghissimi anni, fatti di violenze, stupri, pugni, aborto e brividi, seppure diversi, quando finalmente riesce a fuggire da quel terribile matrimonio, via, lontana da casa, senza portare nulla del suo passato. Stephen King riesce a farci respirare la stessa aria di libertà provata dalla protagonista, mista all'orrore di poter riconoscere, tra la folla di una nuova città, proprio l'ex marito violento.
Fino a qui, la trama potrebbe essere quella di un normale romanzo, se pure a tratti forti.
Ma stiamo parlando di un libro di Stephen King ed ecco che arriva la sua magia: un quadro acquistato in un negozio di pegni, un quadro che aumenta di superficie, una porta verso un altro mondo...
Sono ancora lontani gli anni di Duma Key e di 22/11/63, ma l'autore inizia a porre le prime basi per quelli che considero due dei suoi libri migliori.