Resolution
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Resa dei conti
…” Abbiamo solo finto che nella vita possa esserci una catarsi, una risoluzione. Forse succede solo quando finalmente non hai più scuse. Ma la vita la salvi solamente vivendola”…
L’ ex detective Ray Lennox, da Edimburgo alla tranquillità di Brighton sembra avere cambiato pelle, l’ amore per una giovane ricercatrice, Carmel Deveraux, un lavoro come addetto alla sicurezza, alcool e droghe dimenticati, il passato sepolto, finché un volto noto riemerge improvvisamente riconsegnandolo alla rabbia dolente del se’ bambino.
Che cosa successe in quel tempo, che cosa è rimasto, chi si nasconde dietro Mathew Cardingworth oltre l’ industriale facoltoso con tendenze filantropiche?
Ray, suo malgrado, rivive quel pomeriggio della sua fanciullezza, gli occhi terrorizzati di due bambini aggrediti da tre sconosciuti all’ interno di un tunnel, un dolore ancora vivido, la rabbia cementata dentro, l’ impossibilità di dimenticare.
Basta poco ad azzerare il presente inseguendo una nuova versione dei fatti, spulciando i frammenti della memoria, una vicenda tacitata e sommersa, tracce invisibili che scuotono dentro, scatole chiuse, incastri pericolosi, vuoti enigmatici di un’ essenza violata, un percorso a ostacoli disarcionante nell’ immagine sfuocata dei fantasmi che furono.
Un fitto soliloquio accompagna nuovi giorni tra passato e presente, dubitando di tutto e di tutti, anche delle persone più care, un’ apnea del profondo in una vita che sembrava indirizzata alla quiete definitiva.
L’indagine si allarga, nuove voci incombono, la sparizione di bambini dati in affidamento fa pensare a un meccanismo complesso, a un’organizzazione a delinquere con origini lontane, ricatti, omissioni, silenzi di comodo.
Fame di verità e desiderio di vendetta accompagnano un reale ancorato a un agghiacciante tempo che fu, una spirale di forza bruta e violenza soverchia l’ apparenza sfociando nella rabbia indomabile che pretende una soluzione definitiva.
Resolution e’ un’ immersione in un inferno che si credeva morto, dimenticato, rimosso, una tregua spezzata dalla ricomparsa del “ mostro”.
È un viaggio temporale, uno stato di confusione nella schizofrenia del presente, personaggi marchiati dalla propria essenza, ombre minacciose, maschere bipolari oltre il confine ossessivo-compulsivo della memoria, calate in un’ Apocalisse di dissolvenza, vomitanti menzogne, crudeltà, violenza, eco di sottofondo, una sola certezza, questa è stata la propria vita, tutto il resto rinchiuso in una forma mentis con l’ obbligo di chiudere i conti.
Il risultato in giorni ancora da vivere, relazioni e situazioni in fieri, il passato è passato, la vera catarsi nel respiro del presente.
La prosa di Irvine Welsh, famelica, frenetica, colloquiale, basta a se stessa, i personaggi forgiati in un microcosmo d’ origine aspro, degradato, brutale, il linguaggio sconnesso, truce, ossessivo, un impasto camaleontico nel quale fare i conti con gli albori della propria storia, in attesa di altro.