Rebus indecifrabili
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Elementare Holmes
L'autore ci propone un libro a racconti. Tanti racconti che alla fine riescono a disegnare il giusto profilo dell'ispettore Rebus. I racconti sono molti, forse troppi per lo stile semplice e misurato di Ian, consigliato più a chi si avvicina per la prima volta al giallo che per chi apprezza intrighi più avvincenti. Tuttavia l'autore spazia nelle sceneggiature più disparate offrendo un assaggio di trame tra le quali troviamo omicidi, suicidi, furti, molestatori e tanto altro. Tutto questo non annoia ma basta appena ad annoverare il libro come genere giallo.
La cosa che più ho apprezzato dei racconti sono i nomi dei personaggi. Come è stato già osservato nell'opinione precedente, il nome del personaggio – e il conseguente titolo del libro – lasciano spazio a giochi di parole ma non solo. Non ho potuto che sorridere sin dalle prime pagine quando ho letto del fido detective Holmes, sorriso che si è ampliato con l'aggiunta del sovrintendente Watson, entrambi mitici personaggi conandolyani.
Piccoli assaggi
Ricca raccolta di racconti, che sono piccoli assaggi che hanno in comune solo il protagonista, l’ispettore Rebus, personaggio centrale dei più noti libri di questo autore. Il titolo della raccolta è una bella trovata, perché allude a tanti piccoli enigmi da risolvere, ma, di fatto, nasce dal gioco di parole con il nome dell’ispettore. Però quest’opera, più che una raccolta di racconti brevi, comunque autoportanti, riguardanti enigmi nuovi e cold case da risolvere, mi è sembrato più che altro un quaderno di appunti. Come se l’autore avesse raccolto da un cassetto e messo insieme tanti schizzi di storie, tanto piccole e mai tanto buone da costruirci attorno un vero e proprio giallo. Storie magari scritte in gioventù quando il suo talento era ancora informe. Storie abbozzate anche contemporaneamente alla scrittura di altri gialli. Come se l’ispettore Rebus fosse un suo compagno di vita, a cui l’autore ha dedicato la maggior parte del suo tempo, anche nei ritagli di tempo. Queste storie sono frammenti, ritagli, con un’Edimburgo cupa che fa da sfondo, con intuizioni che sono come pugnalate al buio. Ma sono leggere, evanescenti, non lasciano il segno. Sono come una ratatouille, in cui i sapori si mescolano e non ne esce nemmeno un buon ritratto del protagonista, perché le storie sono tanto brevi che non fai nemmeno in tempo a riconoscerne le caratteristiche.