Racconti di Howard P. Lovecraft
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La raccolta definitiva di Lovecraft
Questa edizione, in quattro volumi, è quella più adatta agli appassionati di Lovecraft, dato che raccoglie qualunque racconto abbia scritto, o anche solo abbozzato.
I volumi seguono un’ordine cronologico (vol 1: 1897-1922; 2: 1923-26; 3:1927-30; 4: 1931-36), ogni volume ha un’introduzione sull’autore, le sue opere e la sua fama a nel mondo e in Italia, oltre a una bibliografia generale in modo che, anche se si acquista un solo libro, si possano comunque le informazioni generali di contorno.
Ogni testo è organizzato con prima i racconti del periodo che hanno fatto la fama dell’autore e dopo, a parte, i racconti minori, scritti insieme ad altre persone o che ha anche solo revisionato.
Howard viene considerato il fondatore dell’horror, ma si tenga presente che è molto diverso dall’horror attuale; a me ad esempio, pur avendoli letti in un periodo in cui avevo crisi di panico, i suoi racconti non hanno suscitato nessuna paura, tuttavia mi sono piaciti molto.
In genere c’è poca azione nei suoi scritti, le vicende si sviluppano un po’ lentamente, cercando di generare un senso di suspence, mistero, inquietudine, in cui generalmente la conclusione fornisce un dettaglio al contempo inquietante e rivelatore.
Nonostante la lentezza e il numero (in genere) limitato degli eventi narrati siano in genere dei difetti, nel nostro caso non sono mancanze dell’autore, ma parte integrante della sua tecnica, da cui è anche in grado di affrancarsi se lo ritiene opportuno. La maestria di Lovecraft sta nella creazione dell’atmosfera, in cui aleggiano nomi di strane divinità malvagie (in realtà alcune, come Dagon, non sono frutto d’invenzione, anche se il Dagon reale era una figura tutt’altro che sinistra) che ricorrono in diversi racconti insieme ad altri elementi come il Necronomicon, libro di magia nera che ha un ruolo cruciale in molte sue opere, o la Miskatonich university, istituzione inventata di sana pianta in cui sarebbe anche custodita appunto una copia del Necronomicon.
Nelle sue storie, infatti, si è sempre accompagnati da una strana sensazione di fascino per queste strane divinità e i loro emissari, sebbene non siano affatto benevole, e anche il Necronomicon non manca di colpire l’immaginazione del lettore. Nelle sue opere è come se l’autore ci facesse viaggiare nella nebbia, facendoci scorgere uno scorcio momentaneo di qualcosa di misterioso e terribile al tempo stesso, che viene poi di nuovo oscurato.
I protagonisti dei racconti sono persone normali che si trovano coinvolte, spesso assolutamente per caso, in qualcosa di terribile che nella quasi totalità dei casi non possono assolutamente affrontare e se, almeno per il momento, riescono a salvarsi, è grazie alla fuga serbando il trauma di quanto visto per sempre o impazzendo completamente. Si resta coll’immagine di un’umanità sottoposta a una minaccia incombente che non sospetta nemmeno e che non potrebbe affrontare nel caso questa si scatenasse effettivamente.
Uno dei racconti che mi è piaciuto di più (“Alla ricerca del misterioso Kadath” 1926-27) in realtà non è horror nemmeno secondo i criteri dell’autore, ma è invece un racconto onirico molto strano, ma anche molto affascinante.
Insomma, anche se non sono particolarmente spaventose, le fatiche di Lovecraft hanno affascinato milioni di lettori, ispirando anche altri autori che riprendono elementi inventati da lui, in particolare il Necronomicon. Dalle sue opere sono stati ispirati anche videogiochi (sebbene in genere con risultati un po’ deludenti) e giochi da tavolo, di carte e di ruolo (con risultati molto più soddisfacenti), testimoniando l’influenza che ha esercitato, e quindi il suo valore come scrittore .
Indicazioni utili
I racconti di Lovecraft – commento di Bruno Elpis
Ogni racconto di H.P. Lovecraft richiede un commento singolo (ed effettivamente sto scrivendo una serie di commenti alle storie del padre dell’horror, come ho fatto per i racconti di Poe) e, fin da subito, segnalo che la lettura degli scritti dell’autore di Providence è tutt’altro che agevole.
Per rappresentare la raccolta dei racconti, scelgo di commentare “The call of Cthulhu” (“Il richiamo di Cthulhu), non perché io l’abbia preferito agli altri, ma per la sua importanza nella poetica di Lovecraft e nella storia della letteratura.
Quanto al primo aspetto, Cthulhu fa parte della complessa mitologia inventata da Lovecraft e da lui attribuita a un manoscritto (pseudobiblium) noto come Necronomicon redatto dall' "arabo pazzo" Abdul Alhazred. Cthulhu è sacerdote dei Grandi Antichi: abominevoli creature aliene che si insediarono sulla Terra quando ancora la vita terrestre era agli inizi. Egli infatti giunse sulla Terra con la "prole stellare di Cthulhu" e fondò la leggendaria città di R'lyeh, nella quale fu imprigionato quando le stelle furono allineate correttamente («the stars come right»).
Il Mito si propagò anche grazie all'apporto di altri scrittori contemporanei che utilizzarono le invenzioni di H.P.L. nelle loro opere. E ciò tonificò l’impianto, rendendolo diffuso e forse più credibile. Il racconto ha così dato il nome al “Ciclo di Cthulhu”: quanti altri autori si sono ispirati alla cosmogonia ideata da Lovecraft ?
“Il richiamo di Cthulhu” è il nuovo paradigma del racconto horror di H.P.L.; parte dal quieto New England per finire in un’architettura terrificante di portata cosmica: in un pantheon immaginario (“Un tremendo panorama di megaliti neri e stillanti; una voce sotterranea, o intelligenza che fosse, la quale gridava frasi monotone ed enigmatiche, assolutamente indescrivibili se non in termini di caos”), ove vengono proiettati i terribili segreti di un passato mitologico che cerca nuova linfa nei misteri dello spazio e del tempo.
Il racconto contiene i semi di una pluralità di generi: oltre all’horror, il fantasy antropologico e la fantascienza. Perché è un guazzabuglio (concoction) scaturito da una mente “sull’orlo di orrori cosmici che l’uomo non può reggere assolutamente ...” Di fronte ai quali l’autore è solo, lì a confrontarsi con un terrore che viene sviscerato e analizzato, e afferma: “Io non dormirò mai più tranquillo perché so quali orrori si nascondono dietro il velo della vita, del tempo e dello spazio”. In una “geometria … anormale, non euclidea, orrendamente affine a sfere e dimensioni che non sono le nostre”. Ove “un angolo che sembrava acuto … si comportava come se fosse ottuso …”
Dopo la pubblicazione del "Richiamo", Lovecraft ebbe riconoscimenti importanti. Robert Ervin Howard scrisse a Weird Tales: «L'ultimo racconto del signor Lovecraft, Il Richiamo di Cthulhu, è un capolavoro».
Come non essere d’accordo? Siamo lontani anni luce dalle attuali degenerazioni letterarie ove tutto si tenta, ma nulla più stupisce. Mentre con H.P.L. noi rimaniamo “ impressionati dalla cosmica maestà di quella Babilonia stillante e fabbricata da antichissimi demoni” …
Bruno Elpis