Questo corpo mortale
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Cosa c'entra questo titolo?
Non il migliore della George, ma comunque questa autrice continua a piacermi. Fatta la dovuta premessa che questo tipo di romanzi pur entrando nella categoria dei gialli hanno poco a che fare con i polizieschi o con i romanzi d'azione. Il delitto è più che altro il pretesto per raccontarci la vita dei protagonisti sia che essi siano quelli fissi he abbiamo iniziato a conoscere, sia che siano delle nuove entrate.
Non ho capito il senso del titolo, comunque la storia è quella di una ragazza trovata morta in un cimitero di Londra, e colpita ripetutamente con un oggetto contundete. Ad indagare è chiamata la squadra di Scotland Yard di cui fanno parte Thomas Lynley e Barbare Havers. Come piace alla George le indagini si spostano nella campagna inglese dandole modo di descriverci scorsi pittoreschi e di farci sbirciare tra le vita apparentemente tranquilla di villaggi da fiaba. Qui scopriamo intrecci insospettati, e nel frattempo veniamo aggiornati sull'andamento della vita personale degli investigatori. obiettivamente le informazioni di cui veniamo a conoscenza non sono sempre poi così indispensabili alla storia principale, ma questo è lo stile di questa autrice e secondo me è tanto brava da riuscire comunque a non farci perdere il filo e a non fare calare l'attenzione nonostante obiettivamente il volume sia piuttosto corposo.
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Perchè così tanti personaggi inutili?
Giallo inglese, ambientato fra la regione dell’Hampshire e la città di Londra, popolato da una miriade di personaggi secondari, molti dei quali davvero inutili, che affollano in maniera indiscriminata la scena, quasi a voler confondere le idee, distogliendo l’attenzione da quelli che fin da subito si capisce essere i personaggi chiave della vicenda. Il mio personaggio preferito è Gordon, mastro costruttore di tetti di paglia, che, pur nella sua completa negatività, si rivela essere la figura più interessante di tutti il romanzo. Tante altre sono le comparse, la pittoresca sensitiva, il violinista visionario, la piccola Cammie, bimba di una dolcezza straordinaria, la poliziotta Barbara, in lotta con la sua femminilità. Tanta carne al fuoco per una storia che però è molto fragile, si sgretola tra le dita, pagina dopo pagina. Ed anche la lettura che se ne ricava è lenta, faticosa e decisamente molto poco avvincente.
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COSI' SONO CAPACI TUTTI
Questo romanzo di Elizabeth George è portatore di un peccato originale che lascio in fondo alla recensione e che condiziona i punteggi che gli ho assegnato: ne parlo dopo per dedicarmi prima a una mia analisi del testo.
Partiamo dai difetti? Sicuramente chi mi ha preceduto nelle recensioni mi trova d'accordo.
Infatti, le 650 pagine del libro sono davvero esagerate per ciò che l'autrice aveva da dire: se su un piatto della bilancia mettiamo la trama e sull'altro la dimensione del libro, non può non nascere il sospetto che la George abbia voluto proporre al pubblico un volume corposo al di là delle reali esigenze di sviluppo della storia.
E' vero che le storie indimenticabili non sono mai corte ma lo è anche che non tutte quelle lunghe sono speciali.
Altro difetto è costituito dal motivo scatenante l'assassinio della ragazza: rispetto alla portata degli avvenimenti che la circondano, la causa escogitata dall'autrice appare campata per aria, come se, in mancanza di meglio e a corto di idee, avesse preso la prima venutale in mente.
Anche la definizione dei personaggi non mi ha convinto, come sempre accade quando, dopo aver letto un sacco di pagine, in testa non mi si sono dipinte le mie immagini personali dei visi e delle fisionomie dei personaggi: nella mia esperienza privata, quando questo processo non giunge a compimento significa che lo scrittore non è riuscito a lavorare nel mio inconscio con un'adeguata descrizione dei protagonisti della sua opera.
Anche i pony e i cani alla fine mi hanno un po' stufato, danno quasi l'impressione che siano gli amori dell'autrice e che abbia voluto propinarceli ovunque a tutti i costi.
E poi il colpevole viene comunicato un bel po' prima dell'epilogo, quando, invece, una bella sorpresa finale non fa mai male ( senza contare che già da una vita si era capito chi fosse Gordon Jossie ).
Pregi? Il libro si lascia leggere, non costringe ad interrompere la lettura, e arriva alla fine regalando anche momenti di piacere e desiderio di sapere cosa succederà dopo.
Se fosse tutto qui potrei anche consigliarlo: non un capolavoro, anzi, ma un'opera che, soprattutto se recuperata da un amico o in biblioteca, può risultare piacevole a costo zero.
Ma...c'è un ma.
Ma come si fa a prendere la storia del piccolo James Bulger e usarla tale quale per scrivere un libro e farci dei soldi? O si prende la storia vera e la si utilizza nel libro citando i fatti e i nomi reali, perpetuandone il ricordo e contribuendo a non farla dimenticare, oppure si fa frullare l'ingegno e si escogita una trama originale. Quel che non si deve fare è prendere un fatto di cronaca ( tra l'altro così raccappricciante ), scopiazzarlo alla grande cambiando due o tre particolari ( numero degli assassini, genitore che si fa rapire il figlio, qualcos'altro di insignificante ) e utilizzarlo per costruirci sopra un bestseller: alla fine la George cita addirittura Jon Venables e Robert Thompson accanto agli assassini fittizi del suo romanzo, come se niente fosse.
Speravo di trovare una qualche citazione nei Ringraziamenti: non avrebbe cambiato granché ma mi avrebbe addolcito la pillola e, invece, niente di niente, del piccolo Jamie non c'è traccia.
La verità, secondo me, è che questo libro gliel'hanno dettato praticamente loro, i due assassini di James Bulger, e, COSI', SONO CAPACI TUTTI.
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IL GIOCO DELLE PARTI
Nuovo romanzo dell’autrice che ha come protagonista l’ispettore di Scotland Yard Thomas Linley.
Mi piacciono particolarmente i gialli costruiti sul personaggio “ Thomas Linley” che sembra un uomo di altri tempi, sempre corretto, educato,controllato, con un intelligenza ed un acume davvero singolari; affiancato dall’agente investigativo Barbara Havers, che , contrariamente a lui, ha un carattere impulsivo, non sempre rispettosa delle regole, disordinata e sciatta nell’aspetto.
In comune con Linley ha un’intelligenza brillante , le due figure sono legate da un rapporto all’apparenza incomprensibile ma in realtà molto profondo.
Particolare questo romanzo, in quanto vede Linley rientrare a Scotland Yard affiancato ad una nuova Ispettrice “in prova” Isabelle Ardery, succesiivamente all’omicidio della moglie, per indagare sull’ omicidio di una giovane donna avvenuto in un cimitero di Londra. Brava l’autrice a descrivere le dinamiche psicologiche tra la Ardey, la Havers, lo stesso Linley e i restanti componenti della squadra.
L’autrice riesce a ben definire e rendere particolari ed interessanti tutti i personaggi principali e secondari che intessono questa trama, che fino alla fine non permette di capire l’autore dell’efferato omicidio. Le indagini si snodano da Londra all’Hampshire, con particolari descrizioni delle caratteristiche ambientali così diverse tra loro.
L’unica delusione a mio parere consiste proprio nella scoperta di chi e per quale motivo, ha compiuto questo grave omicidio, che in confronto all’ottima costruzione della trama del giallo lascia, come dire, l’amaro in bocca….
Ma indubbiamente giallo da leggere!
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avvincente, forse un po' lungo e contorto...
Ho appena finito di leggere questo libro, che ho trovato piuttosto avvincente. Ne ho letto una traduzione italiana che ho trovato ben scritta. Il libro avrebbe potuto essere un centinaio di pagine più corto, in diversi punti sembra che il "brodo" sia stato un po' allungato. La storia è interessante con un trucco narrativo ed una svolta molto sorprendenti... Detto questa la storia in sé traballa in più di un punto dal punto di vista della mera logica, ma se non ci si sofferma troppo su questi particolari, è un libro piacevole che si legge con facilità.