Quattro dopo mezzanotte
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Pillole di horror kinghiano
Nel mio percorso di recupero cronologico delle antologie kinghiane, un paio di anni fa avevo affrontato "Stagioni diverse", diventato istantaneamente uno dei miei titoli preferiti del caro Stephen, con mio grande stupore dal momento che non mi ritengo un'estimatrice di racconti e novelle. Ancora con i ricordi di quella stupenda lettura in mente sono approdata adesso alla quarta raccolta dell'autore, che propone nuovamente la formula di quattro, corpose novelle associate tra loro da un tema ricorrente, in questo caso quello del tempo e della percezione che abbiamo di esso.
Come per le altre antologie, andrò ad analizzare e valutare in modo individuale ogni storia, ma in linea di massima posso dire di aver trovato qualcosa di apprezzabile in ognuna delle narrazioni, seppure nessuna mi abbia colpita come altri racconti nati dalla penna di King. In generale ho trovato anche altalenanti l'elemento horror ed il collegamento alla tematica del tempo: quand'è ben evidente è perché i personaggi stessi lo sottolineano, ma in molti altri frangenti risulta quasi impercettibile.
"I langolieri" - tre stelline e mezza
Narrazione che trasmetterà sicuramente un senso di déjà vu ai fan della serie TV Lost, infatti la scena si apre su un volo aereo, in particolare il volo 29 della compagnia fittizia American Pride, in partenza da Los Angeles e diretto a Boston. Durante la traversata undici passeggeri del Boeing 767 si addormentano e, al loro risveglio, scoprono che tutte le altre persone a bordo sono scomparse nel nulla; fortunatamente tra loro c'è il pilota Brian Engle, ma una volta atterrati in sicurezza le cose diventano ancora più inquietanti.
Per diversi aspetti mi ha fatto pensare a "La nebbia" ma in una versione migliorata, anche per ragioni di spazio credo. Con la novella del 1980 ha infatti in comune il valido fattore horror ed il crescendo nella tensione narrativa, direttamente proporzionale con le rivelazioni angoscianti alle quali giungono i personaggi; purtroppo ad accomunarle ci sono anche aspetti negativi, come l'eccessivo spazio dato alle sottotrame romance, che a mio avviso sono del tutto fuori luogo in una storia dal ritmo tanto incalzante.
Non mi hanno convinto troppo neppure la rapidità con cui i protagonisti superano eventi sulla carta traumatici (ad esempio, tutta la parentesi relativa alla moglie di Brian, un po' pretestuosa a conti fatti) per avviarsi beati verso un epilogo eccessivamente positivo, o com'è stato mal sfruttato il personaggio di Craig Toomy: visto il modo interessante con cui era stata descritta la sua psicologia in un primo momento, mi aspettavo qualcosa di più. Sono invece promosse l'ottima presentazione del cast -caratterizzato in modo solido a dispetto dello spazio limitato a disposizione in una novella- e le spiegazioni relative al lato sci-fi, tutt'altro che banali.
"Finestra segreta, giardino segreto" - quattro stelline
Ennesima storia kinghiana con protagonista uno scrittore, e di conseguenza ennesima storia kinghiana con riferimenti autobiografici a vagonate. L'autore in questione, tale Morton "Mort" Rainey, viene contattato dal collega John Shooter, il quale lo accusa di plagio; a quanto pare il racconto di Mort "Stagione di semina" ha moltissimo in comune con quello di Shooter "Finestra segreta, giardino segreto". Non è chiaro chi abbia copiato da chi, ma di certo nella vita dello scrittore iniziano ad accadere episodi sempre più insoliti ed inquietanti, al punto da convincerlo che il suo accusatore abbia piani ben più violenti che una banale causa per rivalersi sui diritti d'autore.
In un primo momento potrebbe non sembrare, ma questa novella poggia su un'idea a dir poco geniale; inoltre, rispetto alla precedente, può vantare anche un finale adeguato nel tono e nelle tempistiche, che fornisce delle spiegazioni chiare pur lasciando un velo di mistero su un potenziale elemento paranormale.
Tra i pregi della storia posso includere sicuramente la psicologia del protagonista, contorta al punto giusto: sfruttando il suo POV, King riesce a creare un intreccio solido ed angosciante. Peccato per le tempistiche scelte, che rovinano buona parte della suspense a metà racconto! a mio avviso, il twist principale poteva essere sfruttato molto meglio e risultare meno palese. La novella perde qualche punto anche per la caratterizzazione dei comprimari, che non sono neanche lontanamente all'altezza di Mort.
"Il poliziotto della biblioteca" - quattro stelline e mezza
Per ammissione dello stesso King, questa narrazione parte da un'idea parecchio balzana, nonché poco in linea con il taglio horror che intendeva dare alla raccolta, ossia quella di una sezione della polizia dedita a perseguire coloro che non restituiscono per tempo i libri nelle biblioteche. Fatico ancora a credere che sia riuscito a dare una svolta decisamente spaventosa ad una storia incentrata su una figura quasi comica nel suo infantilismo come la polizia bibliotecaria, eppure...
La premessa non lascia affatto intuire il terrore che seguirà: l'imprenditore Sam Peebles viene incaricato di tenere un discorso presso la sede locale del Rotary Club e, per rendere più brioso il testo che ha preparato, si reca nella biblioteca di Junction City, cittadina immaginaria dell'Iowa in cui vive, per cercare dei libri di oratoria. Ad accoglierlo è la pittoresca bibliotecaria Ardelia Lortz, che da un lato si dimostra estremamente utile nella sua ricerca ma dall'altro lo terrorizza con lo spauracchio del poliziotto della biblioteca, pronto a dargli la caccia nel caso i libri non vengano riconsegnati entro una settimana.
Come spunto non sembrerà granché, ma vi garantisco che una volta preso il via la novella rivela un intreccio niente male, costellato da personaggi decisamente carismatici tra i quali spiccano il bislacco Dave "Raccatta" Duncan e la stessa Ardelia. Ho apprezzato molto come la passione per i libri costelli un po' tutta la storia; in modo inaspettato mi ha convinto anche la svolta romance, probabilmente perché poggia su basi concrete e non su un insensato instalove.
In questa raccolta è forse la lettura che meglio riesce a rendere sia la sensazione di paura sia l'influenza del tempo sulle esperienze dei personaggi. Peccato che le due metà (quella sulla backstory di Ardelia e quella sulla polizia bibliotecaria) fittino male: ho avuto l'impressione ci fosse una forzatura nel legare a tutti i costi le varie parti della narrazione; inoltre, l'identità dell'antagonista è fin troppo simile ad altre creature già descritte da King in libri precedenti e decisamente più popolari come lo stesso "It", risultando così meno originale del previsto.
"Il fotocane" - due stelline e mezza
Parte centrale in quella che dovrebbe essere una sorta di trilogia -composta anche da "La metà oscura" e "Cose preziose"-, in questa avventura King riporta i suoi Fedeli Lettori ancora una volta nella città immaginaria di Castle Rock. Qui vive il quindicenne Kevin "Kev" Delevan che, come regalo per il compleanno, riceve la tanto desiderata macchina fotografica, in particolare una Polaroid Sun 660 con la quale inizia subito a scattare. La fotocamera in questione ha però uno strano difetto: produce delle foto sempre uguali, nelle quali si vede un grosso cane nero per nulla amichevole. Cercando di far luce su questa disturbante anomalia, il ragazzo entra in contatto con Reginald Marion "Pop" Merrill, proprietario dell'Emporium Galorium ed usuraio locale.
Proprio questo insolito personaggio è la luce (del flash!) che illumina una storia per il resto lenta ad ingranare; nella sua distaccata crudeltà, Pop è un individuo carismatico e brillante, e per questo motivo ho apprezzato molto le parti narrate dal suo punto di vista, come anche il suo piano machiavellico. Altri aspetti a favore sono l'elemento paranormale della possessione, la presenza di moltissime citazioni ad altre opere del caro Stephen e la caratterizzazione dei cosiddetti Cappellai Matti, dei personaggi tanto folcloristici quanto strapalati.
Con i complimenti mi devo purtroppo fermare qui perché Kevin come protagonista non mi ha fatto impazzire, un po' perché di suo è troppo perfetto un po' per gli aiuti eccessivi che riceve, tanto da privare il racconto di una buona fetta di tensione. Inoltre, per quanto i personaggi possano ribadire e sottolineare il terrore che ispira, il villain non è neppure paragonabile a Cujo... la macchina fotografica in sé risulta quasi più spaventosa! Boccio anche l'epilogo: più ridicolo che terrificante.
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Poker di brividi
Buona antologia di racconti da parte del Re del Brivido. Quattro storie dell’orrore in cui la capacità di inquietare si sposa felicemente con una scrittura diretta, efficace e senza eccessivi fronzoli.
“I Langolieri”:
Durante un volo aereo passeggeri e personale di bordo spariscono, si salvano coloro che dormivano, ovvero uno sparuto gruppo di persone. Tra loro un pilota in grado di riportarli a terra, dove però inizieranno a capire di essere minacciati da qualcosa di sovrannaturale, soprattutto estremamente affamato.
Le atmosfere presenti potrebbero essere paragonate a quelle incontrate ne “La nebbia”, racconto (tra l’altro di ottimo livello) sempre di King e compreso nel volume “Scheletri”.
Torna l’ossessione per l’intersecarsi e il sovrapporsi di presunte dimensioni parallele, oltre che l’affascinante possibilità di manipolare il tempo. Qualche cliché di troppo applicato ai personaggi non inficia la bontà dello scritto.
“Finestra segreta giardino segreto”
Probabilmente in parte autobiografico, vista l’accusa di plagio rivolta al protagonista, ovvero uno scrittore, da parte di un inquietante figuro. King nella sua carriera è stato a sua volta incolpato di riproduzione indebita, per poi riuscire a dimostrarsi totalmente innocente. Un racconto di buon livello, seppur non eccelso, dove la follia aleggia prepotente andando a deformare realtà e fantasia. Discreto il film con Johnny Depp e John Turturro risalente al 2004.
“Il poliziotto della biblioteca”
King sfrutta una paura infantile del figlio per mettere in moto uno scontro – sin troppo manicheo, come spesso gli capiterà nel proseguio della sua carriera- tra Bene e Male. E’ il racconto più debole, anche se la descrizione della biblioteca come luogo inquietante e pericoloso è simpaticamente in contrasto con la figura, non solo simbolica, di uno scrittore di così grande successo.
“Il fotocane”
Racconto surreale in cui un quindicenne riceve in regalo una macchina fotografica. Ad ogni scatto però qualcosa di minaccioso si avvicina sempre di più. Le foto ritraggono un cane dall’ aspetto diabolico invisibile ad occhio nudo. Riflessione riuscita sulla curiosità eccessiva e su quello sprezzo del pericolo a dir poco deleterio. Il migliore scritto del lotto insieme al primo.
“Stagioni diverse” e “Scheletri” sono di ben altro spessore, tuttavia anche “Quattro dopo mezzanotte” risulta un buon intrattenimento.
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Il mio primo King.
Il mio primo King.
Il primo King non si scorda mai.
Avevo 12 anni quando ho iniziato a leggere questo romanzo, non l'ho terminato ai tempi, ma solo 2 anni dopo.
A quel punto avevo l'età minima per godere a pieno della scrittura del buon zio Stephen.
Il libro è una raccolta di 4 romanzi brevi completamente scollegati tra loro.
E' uno dei libri che ricordo meglio nonostante sia passato così tanto tempo (non l'ho più riletto anche se l'idea di farlo è sempre presente... Devo trovare il tempo).
Il primo racconto è il mio preferito: "I langolieri".
La storia è questa: durante un volo aereo tutti i passeggeri ancora svegli spariscono, nel nulla lasciando come testimonianza della loro esistenza otturazioni ed apparecchi odontoiatrici, solo quelli addormentati rimangono. L'aereo ha in qualche modo attraversato uno strappo spaziotemporale arrivando in un'altra dimensione, un mondo agli sgoccioli in cui il tempo sta per finire.
Qui i langolieri stanno arrivando, sempre più vicini sempre più affamati, mangiando chiunque incontrino.
I personaggi sono MAGNIFICI sopratutto il pilota e la ragazza cieca, il romanzo è incalzante ed una volta iniziato a leggerlo è impossibile riuscire ad appoggiarlo, è impossibile fermare la lettura. MAGNIFICO.
Il secondo "Finestra segreta, giardino segreto".
Racconta la storia quasi autobiografica di uno scrittore che viene accusato di aver rubato un libro da un altro scrittore.
Nel complesso è molto buono ed il colpo di scena finale non delude, anzi spiazza il lettore piacevolmente.
Il terzo "Il poliziotto della biblioteca". è sicuramente il più Horror del quartetto.
Racconto agghiacciante e con venature di vera paura, la lettura non è adatta a tutti anzi, chi non è adulto dovrebbe proprio evitare di leggerlo.
Impossibile per me dimenticare i brividi freddi e sudaticci durante la lettura.
Il paragrafo dove poi il protagonista ricorda la realtà è assolutamente, incredibilmente da paura assoluta.
Il quarto "Il fotocane" è il più debole, storia "assurda" ma sicuramente originale.
La cosa che funziona di più è il "conto alla rovescia" che diventa via via più frenetico... Leggere per capire...
Nel complesso il libro è ottimo.
Sicuramente da comprare sicuramente da leggere.
Non solo per appassionati del genere- Consigliato a tutti (eccezion fatta per il terzo racconto che facendo veramente paura andrebbe saltato da chi non se la sente).