Prima di cadere
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Esistono gli incidenti?
Per chi fosse alla ricerca di adrenalina, suspense e colpi di scena, posso tranquillamente dire che continuare la lettura di questa recensione e quindi la lettura del libro, è una cosa inutile.
Noah Hawley nel suo libro racconta la storia di una tragedia “Che cosa è successo nei diciotto minuti tra il momento in cui le ruote si sono staccate dall’asfalto e quello in cui l’aereo ha toccato la superficie dell’oceano? C’erano guasti meccanici?”.
Siamo in America è su un jet privato si trovano undici persone: tre fanno parte dell’equipaggio; poi abbiamo i Klipling, (una coppia molto facoltosa), la famiglia Bateman (una ricchissima famiglia), composta dai genitori David e Maggie, una bambina di nove anni e il fratellino di quattro e la loro guarda del corpo; a quest’omogeneo gruppo di ricchi si unisce Scott Burroughs, uno squattrinato pittore che stona un po’ con il resto.
Dopo soli diciotto minuti di volo l’aereo precipita e solo in due si salvano, il piccolo JJ e Scott. Le dinamiche dell’incidente o presunto tale restano ancora oscure, cosa è realmente successo su quel volo? Come mai Scott è riuscito a salvarsi? “Forse è solo un tizio che è salito sull’aereo sbagliato e ha salvato un bambino”?
“Prima di cadere” oltre che raccontarci il presente ovvero il susseguirsi degli eventi, scava anche sui singoli protagonisti, raccontandoci di ognuno di loro il passato ma soprattutto i segreti, fino all’arrivo su quel maledetto volo. Sono molte le teorie avanzate: complotto, terrorismo, arte, incidente o destino? Gli scheletri nell’armadio dei singoli passeggeri sono veramente molti. Tra le persone che si ritrovano a “indagare” risaltano sicuramente la figura dell’ingegnere Gus e l’ingestibile presentatore televisivo Bill.
Hawley cerca più volte di depistare il lettore e sicuramente lo fa arrabbiare quando mostra in maniera piuttosto realista come viene gestita la tragedia dal mondo dei media. La privacy sembra non esistere e quello che sembra ovvio alla fine potrebbe non esserlo. Quante volte da eroi si diventa sospettati?
L’autore riesce a gestire veramente bene la situazione e l’attenzione del lettore non cala pur mancando colpi di scena e situazioni adrenaliniche. In maniera posata, chiara e intrigante (questo elemento non manca) Hawley mi ha tenuto incollata alle pagine, e stiamo parlando di un libro che ne conta ben 463. L’unica pecca la posso trovare sul finale, che viste le aspettative create “si sgonfia” un pochino, questo non incide però sul fatto che l’autore che è al suo quinto libro abbia fatto un buon lavoro.
Buona lettura!
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La forza dei sopravvissuti
Strana lettura, che parla di un disastro aereo in cui ci sono due sopravvissuti, Scott, un uomo e JJ, un bambino, che, nel disastro, perde tutta la sua famiglia. Scott ha avuto la forza straordinaria di reagire, ha avuto la lucidità di ragionare per capire da che parte nuotare per cercare di raggiungere la riva, visto che si ritrovava nell’oceano, non è stato sordo e solo concentrato su se stesso, perché ha sentito una voce, un pianto e questo gli ha permesso, con enorme sforzo fisico, di salvare la vita anche a JJ. Tutto il libro è proiettato al passato, per indagare nella vita delle poche persone che erano a bordo (era un jet privato) e per capire le cause del disastro, quasi come se a tutto dovesse e potesse esserci un perché. In questo tentativo, che è il cuore del libro, visto anche al titolo, si concentrano i maggiori sforzi dell’autore, il tutto per arrivare comunque ad una spiegazione e ad un buon finale. Mi sarebbe forse piaciuto di più uno stile più focalizzato sul presente di questi due sopravvissuti, di questa coppia che rimarrà indissolubilmente legata, a vita. Scott nella vita è un artista che dipinge quadri che raffigurano disastri, perché è stato segnato da una tragedia familiare quando era piccolo e la vita può paralizzare, pietrificare, se pensiamo a qualcosa troppo a lungo. Da questo disastro ne esce rinvigorito e questo è un messaggio estremamente positivo, che però è stato lasciato molto sfumato. Così come resta molto sullo sfondo la figura delle madri, che esistono anche per smussare la solitudine esistenziale di un essere umano. Anche questi rapporti avrebbero potuto avere un peso diverso nella narrazione. Raccontando di un bambino rimasto improvvisamente solo al mondo, me lo sarei aspettato.
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Vivere e sopravvivere
Scott Burroughs è un pittore. Non uno di quelli di successo, per cui si allestiscono raffinati vernissage, ma un artista squattrinato che, arrivato alla soglia della mezza età, ormai conta la vita a fallimenti e litri di whisky. Eppure nell’ultimo periodo le cose stanno cambiando. Nella tranquillità di Martha’s Vineyard si sta rimettendo in sesto e lo sente, lo sa, che gli ultimi dipinti sono davvero buoni. È ora di tornare a New York.
È una nebbiosa sera estiva quando Scott sale di corsa su un jet privato, accettando l’invito della simpatica e gentile Maggie. Lei è la moglie di uno dei più importanti magnati della televisione americana ma Scott l’ha conosciuta al mercato, con i suoi due bambini, Rachel e JJ. Sono in undici, sul velivolo. Un’hostess molto carina offre vino ai passeggeri. Maggie e un’altra donna si scambiano le solite cortesie da jet-set. I mariti hanno gli occhi incollati alla partita di baseball.
Pochi minuti. Cade una matita, è l’ultimo ricordo. Cade l’aereo, è la fine.
Scott si ritrova nel mezzo dell’oceano, insieme a JJ. Non c’è tempo per pensare o per capire, si può soltanto nuotare sperando di approdare a una riva. E quando finalmente giungerà stremato sulla spiaggia di Montauk, salvando JJ, scoprirà che questo invece è soltanto l’inizio.
Una tragedia di questa portata, che coinvolge due delle più note e potenti famiglie newyorkesi, è davvero una ghiotta occasione per i mass media. Le televisioni fanno scorrere senza interruzione le immagini: l’oceano, le fotografie dei nove dispersi, i rottami e i cadaveri che riemergono dall’acqua. L’America intera è sempre sintonizzata, vuole sapere cosa è accaduto e perché. Ma l’audience non si fa con i lenti meccanismi della verità. Si fa con le torbide illazioni, le lacrime piene di ipocrisia e le domande maligne. Chi è questo Scott? Qual era davvero il suo rapporto con Maggie? E perché sembra essere così affezionato a JJ, proprio ora che è diventato erede di un impero economico?
Al centro della narrazione non vi è quindi il disastro aereo, ma il dopo e, soprattutto, il prima. Da un lato il sopravvivere, ritrovandosi nel mirino di un’informazione che non vuole informare ma solo intrattenere, a qualunque costo. Dall’altro il vivere, le storie personali di chi è salito a bordo dell’aereo, la ricostruzione delle loro esistenze prima di quel maledetto volo, tra intrighi, paure, sospetti, colpe.
“Prima di cadere”, bestseller negli Stati Uniti premiato con l’Edgar Award 2017, è un romanzo che sfugge alla classica definizione di thriller. Mancano proprio azione e colpi di scena in questa narrazione lenta e ricchissima di dettagli, che racconta uno spaccato della società americana e si addentra nelle esistenze personali dei viaggiatori. Eppure Noah Hawley è abile a disseminare sospetto e ambiguità e a tessere un filo di suspense che ci condurrà fino al rivelatorio, seppur frettoloso, epilogo. Il risultato è un elaborato fluido anche se un po’ dispersivo (una buona sfoltita avrebbe probabilmente giovato), i cui maggiori punti di forza sono una minuziosa cura nella costruzione dei personaggi e una sapiente orchestrazione della complessità dell’intreccio.
Da leggere, calibrando correttamente le aspettative.