Prede
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La dura legge dell'outback
Spalmato su due piani temporali - poi destinati a confluire in un finale a dir poco adrenalinico- "Prede" è un romanzo in cui la gestione della tensione è a dir poco invidiabile, cesellata con abilità sul vissuto dei personaggi, a loro volta avvolti da una coltre misteriosa destinata a dipanarsi seguendo le giuste tempistiche. Un'introduzione misurata in cui è facilmente percepire la sensazione che qualcosa possa accadere da un momento all'altro (a tal proposito i capitoli ambientati nel villaggio dei redneck sono magistrali) ci immerge in un mondo selvaggio ed ostile, riflesso di un luogo brutale, in cui le regole sociali e le leggi dell'uomo valgono meno di zero. L'asprezza dei posti e la lontananza da occhi umani eleggono l'outback ed il bush ideali terreni di caccia per persone regredite ad uno status primitivo in cui la ferocia di natura tribale non è mezzo per garantirsi la sopravvivenza ma mero sollazzo. La violenza spietata impregna senza troppi filtri le quasi 300 pagine e, al netto di qualche situazione action eccessivamente iperbolica, Bergmoser colpisce nel segno non andando mai troppo per il sottile ed amalgamando a dovere momenti introspettivi -in cui caratterizza senza fronzoli i personaggi in gioco- con un'azione sanguinaria e senza freni. Lo stile dell'autore è sempre molto diretto, facilmente fruibile e poco incline a perdersi in ghirigori descrittivi, capace di immergere con veemenza il lettore nell'inferno rurale da lui ideato.