Polvere di diamante
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veleno
E’ lei la protagonista indiscussa del romanzo: la polvere di diamante, veleno che inesorabilmente uccide chi lo ingerisce, consapevole o no. “… una dose fatale consta di meno di 0,1 g …”. “... è considerata uno dei veleni più pericolosi, per via dell’assenza di odore e sapore e per il fatto che in fase iniziale la vittima non presenta i sintomi specifici dell’avvelenamento …”.
In questo noir, scritto bene e orchestrato alla perfezione, coprotagonista è l’Egitto, paese in coma, schiantato sotto il peso del malaffare e della corruzione a tutti i livelli, senza più speranza, terra di sogno per i turisti, inferno in terra per gli indigeni, per coloro che vorrebbero vivere nella normalità, poter credere in una giustizia capace di punire solo i colpevoli, ristabilire equilibrio sociale e fiducia nelle istituzioni. L’Egitto è lì, dalla prima all’ultima pagina, in un arco di tempo che va dal 1954 al 2008, in attesa, mentre le vicende vanno svolgendosi, di un qualche accadimento che lo richiami in vita, che ripristini la sua salute. Aspettando che qualcosa accada, a volte si ricorre alla somministrazione di una medicina. Peccato che il farmaco usato sia eccessivamente forte al punto da far dire a un personaggio che “l’omicidio è solo un effetto collaterale di una medicina che guarirà un paese in agonia”.
Ma guarirà il paese? E’ lecita, in una situazione disperata, la giustizia personale? Che valenza assume in questo caso la vendetta? Ecco una serie di domande che sollevano dubbi e inducono a riflettere, nonostante il fatto che la mia risposta, da qualunque parte si esamini la questione, non possa che essere negativa. Non dimentichiamo però che questo è un romanzo; e un romanzo elabora situazioni e vicende come meglio si adattano alla trama precedentemente costruita. Insomma il noir è noir e vuole il suo spazio; il colpo di genio, caso mai, sta nel mescolare insieme “mistero, ironia e denuncia sociale”. Credo che sia proprio questa la bravura dell’autore: descrivere azioni e scelte dei personaggi attraverso una trama forte e nello stesso tempo prenderne la distanze mostrando, con occhio disincantato, la realtà e i suoi possibili sviluppi. Mettere, dunque, di fronte realtà e finzione, mostrare il male per invitare ad allontanarsene, raccontare una storia torva e permettere ai suoi protagonisti di venirne fuori, sia pure a fatica.
Infine un’osservazione sui personaggi veri e propri. Essi esprimono sentimenti diversi e intercambiabili: determinazione e nello stesso tempo fragilità, sicurezza e dubbi improvvisi, disperazione e inspiegabile fiducia nello sviluppo positivo degli eventi. Certamente emozionano, talvolta sono figure dolenti che spingono il lettore a condividerne le sofferenze; a volte, invece, diventano figurine di carta, poco riconoscibili e collocabili nella realtà, tipologie di una vasta umanità che hanno lo scopo di tracciare le linee fondamentali di questa storia.
Non amo particolarmente thriller, polizieschi e noir. Tuttavia questo libro ha catturato la mia attenzione a cominciare dalla copertina e la lettura si è rivelata veloce, piacevole, sorprendente. La consiglio a tutti gli amanti del genere e non solo!