Piccoli atti di misericordia
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Una madre in guerra.
Commonwealth, periferia di Boston, anni ’70. Un quartiere di bianchi, gelosi della propria supremazia, poco tolleranti nei confronti dei neri, visti come un’insidia ed un costante pericolo. Qui vive la protagonista, Mary Pat: la vita non le ha certo riservato grandi soddisfazioni, un marito morto da tempo, un figlio portato via da un’overdose, una figlia, Jules, diciassettenne, la sua unica ragione di sopravvivenza. Ma anche Jules le sfugge di mano, coinvolta nell’assassinio di un giovane nero e poi scomparsa nel nulla. Mary Pat è disperata, la cerca dappertutto, senza timori reverenziali neppure nei confronti di una potente gang locale agli ordini di un boss di origini irlandesi, Marty Butler: la povera Jules, pur non autrice materiale del delitto, aveva osato intralciare in qualche modo i traffici loschi della banda ed era stata eliminata. Un bel po’ di soldi per calmare le ire di Pat (“ tua figlia se la spassa in Florida, evita di cercarla!”) non bastano per convincere la madre, che decide di mettere in atto una sua personale vendetta.
Sullo sfondo un quartiere disagiato, dove bianchi e neri si odiano, soprattutto quando un’ordinanza impone di equilibrare il numero degli studenti bianchi e neri nelle scuole: i bianchi minacciano ritorsioni, pronti ad impedire quanto deliberato (definito una “dittatura giudiziaria”), decisi alla lotta anche cruenta. Un poliziotto non corrotto, Bonny, fa da mediatore: è un brav’uomo, applica la legge e nel contempo cerca di venire incontro ai bisogni ed alle speranze dei più poveri e diseredati. E’ amico di Pat, tenta di dissuaderla dai suoi propositi bellicosi ma nulla può contro il suo desiderio di vendicare l’uccisione della figlia: la vendetta ci sarà, contro la banda, una vendetta atroce, nella quale anche Pat morirà, crivellata di colpi.
A poco servirà il sacrificio della povera Pat: la banda se la caverà come sempre, poca gente andrà ai funerali di Pat, gli scontri tra bianchi e neri non avranno tregua. Jules troverà una dignitosa sepoltura: il testamento materno le assicurerà cambio dei fiori ogni mese, mezzora di musica classica alla settimana e la pietà di un custode, che si consolerà sulla sua tomba, parlandole della sua vita, dei suoi figli, dei suoi sogni e delle sue speranze.
Il romanzo ha come sfondo narrativo la questione razziale, evidente in quel tempo ed apparentemente irrisolvibile. Ma un primo piano è la storia di una madre, l’irriducibile Mary Pat, che non si rassegna alla sconfitta e che per amore dell’unica figlia rimastale decide di battersi contro tutto e tutti: la prevaricazione delle gang, l’indifferenza della comunità in cui vive, l’ostilità di amici e parenti. Il dramma di una madre, sola e incompresa, emerge in primo piano ed è raccontato con intensa commozione, anche se alla fine non si intravede un futuro migliore, restando solo la consapevolezza che nei sobborghi poveri delle grandi città, dove prosperano crimini e violenza, non può esserci speranza di redenzione né di salvezza.
Ed è quello che vuole comunicarci l’autore, quando Bobby, il poliziotto “misericordioso”, riflette sul figlio ricoverato per un incidente: “… non posso proteggerti, posso fare solo quello che so. Posso volerti bene, posso aiutarti, ma non posso tenerti al sicuro. E questo mi terrorizza, ogni giorno, ogni minuto, ogni respiro che faccio …”