Omicidio a Manhattan
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Michael Bennett deve morire
Ritorna Michael Bennett, poliziotto del Dipartimento di New York, nel tredicesimo giallo della serie a lui dedicata. Scritto in collaborazione con James Born, il nuovo thriller pubblicato in Italia qualche anno dopo l’edizione americana (del 2018) ha un suo spessore, una trama abbastanza articolata ed avvincente che lo contraddistingue da opere simili e che lo pone, a mio giudizio, tra i migliori romanzi di Patterson. Bennett, lo sanno bene i seguaci del poliziotto, vive in una famiglia numerosa: una nidiata di figli, in parte adottati, una paziente ed innamoratissima fidanzata, Marie Catherine, che accudisce tutti dopo la morte della moglie, un nonno, Seamus, che in tarda età ha deciso di intraprendere la carriera ecclesiastica. Naturalmente anche in questo giallo, come in tanti altri dell’autore, la Chiesa ha la sua parte, nei sermoni del nonno, nelle preghiere prima dei pasti, nelle scuole scelte per i figli, ma è soprattutto quello che capita a Bennett che tiene il lettore con il fiato sospeso. Il nostro poliziotto, infatti, ha avuto il torto di colpire a morte, durante uno scontro a fuoco, il figlio di un boss della droga: scatta subito l’incarico, da parte del cartello messicano, di eliminare Bennett, incarico che viene affidato ad una donna killer di professione, colombiana, Alex Martinez. Bennett è ignaro, non sa che durante una perquisizione in un covo di spacciatori cadrà in un tranello e sarà lui stesso il bersaglio da eliminare: si salva, ma resterà ucciso un suo valido o giovane collega. Altri spacciatori rivali sono uccisi nel frattempo dalla Martinez, che porta puntualmente a termine i suoi incarichi, usando con grande abilità, a seconda delle situazioni, stiletto o pistola: la polizia indaga, Bennett assume il compito di scovare il misterioso killer che sfugge con abilità e che, compiute le missioni, rientra 54 periodicamente a Bogotà, dove l’attendono i figli ed una vita normale e apparentemente serena. Ma Bennett è ancora vivo: i mandanti del cartello messicano minacciano la donna, che riparte per un’ultima decisiva missione, scopre molti particolari sul poliziotto e sulla sua numerosa famiglia, soprattutto su Juliana, la figlia più amata da Bennett, che ha intrapreso la carriera teatrale. Ed eccoci agli ultimi rocamboleschi capitoli: Alex riesce a sequestrare Juliana, dando inizio ad uno scontro frontale con Bennett, che prosegue con alterne vicende e momenti di altissima tensione. Il finale è ovviamente scontato: il bravo poliziotto del NYDP ha salvato la pelle e si prepara al tanto atteso matrimonio con la sua Catherine.
Il thriller, come scrivevo all’inizio, si differenzia dalla consueta produzione pattersoniana per alcune caratteristiche. In primis lo stile narrativo, più incalzante e stringato del solito, non ci sono momenti di tregua, tranne le consuete riflessioni dell’autore su particolari della vita familiare del protagonista, quasi sempre serena e piena di soddisfazioni. Poi, alcune annotazioni sul modus operandi del cartello messicano della droga: la concorrenza sempre più incalzante delle pericolose droghe sintetiche, l’attività sotto traccia della mafia canadese, i rapporti con la mafia colombiana, utilizzata per attività di killeraggio e di smistamento dei prodotti su vari mercati. Infine la caratterizzazione perfetta della donna killer: tanto fredda e decisa nell’attività professionale di killer, quanto materna con i figli e “normale” nei momenti di riposo nel suo ranch alla periferia di Bogotà. Sua preoccupazione è solo l’eliminazione del bersaglio per cui è pagata, non ci devono essere incidenti di percorso o vittime collaterali: un ritratto perfetto e ben costruito.
Tutto sommato, un thriller che non delude e che spicca sulla vastissima produzione dell’autore.
Ne consiglio la lettura agli appassionati del genere.