October list
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Opinioni inserite: 8
Perché?
Perché mi lascio sempre incastrare da Deaver? non sono una fan dei suoi romanzi, nemmeno di quelli più blasonati, ma deve esserci qualcosa, qualche messaggio subliminale nelle sue copertine che fa sì che le mie mani si muovano indipendentemente dal mio cervello e prendano uno dei suoi libri: è successo anche in questo caso.
October list.. titolone misterioso. Non voglio sapere nulla di questo thriller ed inizio a leggere.. e mi ritrovo a leggere un libro scritto al contrario! il romanzo infatti parte della scena finale e va a ritroso nel tempo fino all'inizio della vicenda. "Wow, geniale!" penso ingenuamente. Procedo nella lettura con ritmo abbastanza sostenuto, la curiosità è grande e continuo a macinare pagine senza capire granché: chi sono i personaggi? perché sono lì? perché fanno ciò che fanno?
Sinceramente mi aspettavo un minimo di apparato descrittivo in cui le scene fossero calate, in modo da poter capire qualcosa della storia, invece il nostro autore ci spiattella in faccia dialoghi già cominciati, come se entrassimo all'improvviso in una stanza e trovassimo una situazione che i protagonisti hanno già vissuto e da cui siamo stati esclusi.
Fino a metà libro si capisce poco e niente (sicuramente ci saranno stati lettori più attenti di me che avranno anche apprezzato... de gusitbus...), superata la metà si cominciano a collegare eventi e persone, e la storia, prevedibile, comincia a farsi più chiara.
Il colpo di scena finale, che avrebbe dovuto lasciarmi a bocca aperta, è stato abbastanza scontato (per quanto non sia stata "attenta" durante la lettura.. eheheh!), quindi per me è un libro che lascia il tempo che trova. L'idea del romanzo a ritroso è buona, ma diventa davvero impegnativa se si vuole costruire un intreccio complesso (cosa a cui Deaver non ambisce). Se ne potrebbe tutto sommato trarre un'interessante trasposizione cinematografica, se ben arricchita.
Una volta riposto il libro ho pensato ad una metafora culinaria (..sarà che sono a dieta e ho le allucinazioni?!): mi ha lasciato l'impressione di una bella coppa gelato, con tanti gusti colorati, dove però, a causa forse di ingredienti di scarsa qualità, ogni gusto ha lo stesso sapore un po' scialbino.
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Da non perdere assolutamente!
J.D. non si può non leggere, soprattutto per chi è stato affascinato dai romanzi con Lyncoln Ryme come è capitato a me. Nel tempo scopri altri personaggi, altre situazioni, ma tutte pennellate con la bravura di uno dei migliori "trilleristi" viventi. Questo, poi, è un libro che solo uno come lui si può permettere: scrivere un romanzo partendo dall'ultima pagina per arrivare alla prima. In una recensione ho letto che è noioso e che non c'è bisogno di molta concentrazione. Niente di più falso! E' vero che, soprattutto nelle pagine centrali, ti viene voglia di chiuderlo, ma è pur vero che andando avanti sei ampiamente ripagato per la tua costanza. Ovviamente non mancano i colpi di scena, in puro stile "deaveriano". Non dico altro per non togliervi la voglia di andarlo a leggere.
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Idea geniale
Il romanzo si svolge a ritroso, partendo dal capitolo 36 fino al capitolo 1. Gli eventi si verificano esattamente al contrario, anche i personaggi si conoscono a ritroso. Per la prima volta non ero ansioso di conoscere il finale ma il principio.
Di Jeffery Deaver avevo letto solo "La stanza della morte" e mi è piaciuto. Questo mi è piaciuto di più. Un thriller a ritroso di per se è geniale come idea e secondo me è ben costruito anche se lo stile non è impeccabile. L'idea mi è piaciuta molto sin da subito ed è stato proprio lo stimolo per leggere questo libro. All'inizio ho dovuto abituarmi a questo nuovo tipo di lettura, che considero divertente e soprattutto adatta per mantenere sempre alta l'attenzione sui personaggi.
La sensazioni, come per tutti i gialli, è stata quella di comporre un puzzle solo che questa volta le tessere sono rovesciate e bisogna fidarsi solo degli incastri fin quando il puzzle è finito e si può voltare. Noto con piacere che anche alcuni altri lettori hanno provato lo stesso piacere a leggere questo romanzo che consiglio.
Voglio cercare il pelo nell'uovo: nel rileggerlo in ordine cronologico, mi sarebbe piaciuto lo stesso? Probabilmente no ma sicuramente, Jeffery Deaver, l'avrebbe scritto diversamente.
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Christopher Priest - The Prestige
Jeffery Deaver - La stanza della morte
Quest'uomo è un genio!
Ho letto tanti libri di Jeffery Deaver e questo, devo ammetterlo, non è tra i migliori che abbia scritto, ma nonostante ciò mi ha lasciata a bocca aperta! Un finale a sorpresa, ben costruito, una trama accattivante ma forse un po' macchinosa: devo dire che ho fatto fatica all'inizio ad abituarmi al percorso a ritroso, ma senza dubbio è stata una gran trovata, un tocco da maestro!
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Un diavolo di scrittore
L’inizio è molto promettente. Perché questo è un thriller che parte dalla fine e, per un autore geniale come Deaver, il libro si prospetta veramente interessante perché l’idea sembra tanto geniale quanto (quasi) impossibile. I suoi libri sono sempre un conto alla rovescia, al cardiopalma, quindi anche solo la scelta stilistica di partire dalla fine della storia non può che intrigare. All’inizio però è difficile ingranare, proprio perché mentre in un libro “normale” conosci i personaggi piano piano e ti addentri nelle loro avventure, in questo caso ti si presentano tutti già nel pieno dell’azione ed ancora non li conosci, non ne conosci i ruoli né i rapporti tra loro. Per cui la lettura è, onestamente, difficoltosa per quasi tutto il libro, fino a quando, verso la fine, ti si sciolgono le trame e vanno a posto tutti i pezzi del puzzle, sorprendendoti. Come fa sempre questo autore. New York fa da sfondo, l’October List è un pretesto, chi sembra non è, chi è non sembra. Tanti sono gli ingredienti di una storia che l’autore è riuscito a rendere adrenalinica pur avendo intrapreso un azzardo stilistico che poteva essere molto rischioso. Da premiare il coraggio ed il risultato. Perché se la protagonista si rivela un diavolo di donna, Deaver è senza dubbio un diavolo di scrittore.
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Il thrilling procede a ritroso !
Diabolico Deaver ! E’ sconcertante aprire il libro e notare che inizia dall’ultimo capitolo e procede a ritroso. L’esercizio letterario denota la grande abilità dello scrittore, che spiega nella postfazione il perché abbia deciso di provare questo nuovo modo di esporre i fatti : per chi legge non è sempre facile rendersi conto che gli avvenimenti sono sempre via via antecedenti a quanto ha appena letto . La giustificazione di quanto avviene appare nei capitoli successivi, in momenti temporali che precedono i fatti appena narrati. Il merito grandissimo di Deaver è quello di tener sempre vivo l’interesse e, nonostante le difficoltà di chi legge nel collocare temporalmente i fatti, di creare comunque suspence con continui colpi di scena. Alla fine, quando tutto inizia, viene chiarita la collocazione dei singoli personaggi : personaggi che si rivelano ben diversi da quanto il lettore crede e dai ruoli che ricoprono durante tutto lo svolgimento del romanzo. Massima è qui l’abilità dello scrittore : nonostante il thrilling proceda all’incontrario, Deaver riesce comunque ad architettare negli ultimi (ma sono i primi!) capitoli il classico colpo di scena incredibile ed inatteso che rende il romanzo unico nel suo genere. “October list” (attenzione ai tranelli dello scrittore !) è un’ulteriore prova della duttilità di un genio, che cita all’inizio del romanzo questa massima illuminante di Kierkegaard : “ La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti”.
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October list.
Dopo letture più complesse e più corpose in due giorni ho letto questa storia incalzante di Deaver.
Un romanzo da sotto l'ombrellone, come si ama definirli, che non richiede tanto sforzo o concentrazione, ma che comunque appassiona, perchè si deve sapere la verità, cos'è che muove tutta la storia, chi è il traditore, chi è il cattivo e chi sta dalla parte del buono, perchè tutto non è come sembra all'inizio, tutto si capovolge in questo racconto a maggior ragione, basti pensare che l'autore ha fatto una "genialata" i capitoli ed il tempo non scorrono come devono scorrere, ma all'incontrario, si parte dall'ultimo capitolo per arrivare al primo e lo spazio temporale di tre giorni va dalla domenica al venerdì prima, quando tutto ha inizio.....e che inizio con il colpo di scena finale!
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CHE BARBA CHE NOIA, CHE NOIA CHE BARBA!!
Questo ultimo libro conferma ulteriormente il pensiero per cui il caro Deaver, si sia incamminato da tempo, verso il declino….
Rimpiango libri come: “il collezionista di ossa” (con il film egregiamente interpretato da Denzel Washington), “lo scheletro che balla”, “la sedia vuota” , dove l’autore ha toccato davvero livelli altissimi, intesi come creazione di thriller e personaggi che realmente sono entrati nella storia e nell’immaginario collettivo.
E’ più per questo senso di rispetto e riconoscenza, che nutro verso il passato dell’autore, che ostinatamente, continuo ad acquistare i suoi libri, anche se devo ammettere, che da un certo punto in poi, nessun thriller mi ha mai nemmeno lontanamente “catturato” come succedeva anni fa.
Lo stesso dicasi per quest’ultima creazione. Volutamente l’intento è stato quello di sorprendere…
Non credete, non esistono personaggi di spessore in questo libro, anzi. non sono nemmeno ben caratterizzati; non esiste nemmeno una trama avvincente, le pagine scorrono in modo alquanto monotono e lineare, la struttura narrativa è alquanto deboluccia. Cosa fare per ovviare a questo inconveniente non da poco?
Ed ecco l’idea “geniale” pubblicizzata e strombazzata ai quattro venti…… Ed ecco l’espediente usato per sorprendere .Questo libro inizia dalla fine! A ritroso pian piano, con capitoli che segnalano minuziosamente giorno ed ora si arranca verso l’ipotetico inizio…. Banale anche inserire all’inizio di ogni nuovo capitolo, foto in bianco e nero (bruttine e poco chiare), che dovrebbero rappresentare fotograficamente il contenuto dello stesso. Bah! Dico io…. Tanto inchiostro sprecato inutilmente… Oltre a caratteri di stampa più grandi del solito….
Insomma tanti espedienti, utilizzati, per riempire VUOTI davvero difficilmente colmabili. Se la struttura narrativa è debole, per un lettore davvero attento ed appassionato, poco interessano immagini, pagine bianche, grossi caratteri di stampa…. Anzi, il trucco è subito scoperto e vissuto come inganno.
Veniamo alla trama, nove facciate e poco più del primo capitolo, per raccontare la fine…. In una stanza c’è Gabriela, con Sam. La donna agitata ed impaurita (ma nemmeno troppo), gira inquieta per la stanza controlla che tutto sia chiuso e aspetta che gli venga riportata la sua bambina di sei anni…. Sam è lì per proteggerla e controllare che non faccia sciocchezze e nel frattempo parlano del più e del meno…. (suspance inesistente). Ad un tratto si sentono dei rumori, la donna che nel frattempo si è messa a lavorare a maglia (?), domanda angosciata se sua figlia sta bene… Entra Joseph con una pistola puntata e spara…
Il lettore comincia così a ritroso a visualizzare gli eventi accaduti la domenica sera, fino ad arrivare a ciò che è accaduto il venerdì mattina, passo, passo a ritmo soporifero Ma dov’è il thriller al cardiopalma? Mi domando, Ma dov’è Deaver? Mi domando… Si legge senza sapere chi è chi e perché è successa una determinata cosa… La curiosità scema ben presto, come il senso di attesa, anche le pagine finali, in cui viene svelato esattamente il ruolo dei protagonisti e le loro effettive reali condizioni, ( che dovrebbero essere rivelazioni con il “botto”), desta solo un piccolo guizzo di sorpresa, per lasciare una strisciante insoddisfazione che fa semplicemente esclamare: Tutto qui?