Non puoi tornare a casa
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Wiley Cash è originario della Carolina del Nord e vive con la moglie in Virginia Occidentale, dove insegna scrittura creativa e letteratura americana al Bethany College. Non puoi tornare a casa è il suo primo romanzo, vincitore di numerosi premi e bestseller nelle classifiche del "New York Times".
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UNA GEMMA CHE NON GERMOGLIA
Come descrivere questo romanzo dell'esordiente Wiley Cash? L'immagine a cui ho pensato, e spero che renda l'idea, è quella di una gemma che, pur disponendo di ogni condizione possibile per trasformarsi in germoglio, rimane fino alla fine del tempo a sua disposizione in questa fase embrionale, acerba.
Sì, perché le premesse per dar vita ad un ottimo romanzo c'erano tutte, ma non sono state sfruttate a dovere, fino in fondo. Ad esempio, a lettura ultimata ancora non risulta chiaro come sia avvenuta la morte del piccolo Stump, lo si può solamente intuire. Chi è veramente il pastore Chambliss e cosa accade veramente in quella piccola chiesetta tra le montagne del North Carolina: ecco altre due domande a cui non troveremo risposte precise. E ancora, la narrazione procede a ritmi lentissimi, anche e soprattutto a causa dell'abuso della tecnica dell'analessi: ottima abilità quella di saper "giocare", incastrando tra di loro narrazioni appartenenti a piani temporali diversi allo scopo di fornire al lettore una panoramica completa dei principali personaggi del romanzo, ma sarebbe opportuno, a mio avviso, che i "flashback" non fossero troppi e troppo lunghi, dacché, se usati senza cautela, hanno il pericoloso "effetto collaterale" di rallentare eccessivamente la narrazione. In questo intreccio letterario accade proprio questo: nell'arco di decine e decine di pagine veniamo a conoscenza di vita, morte e miracoli dei protagonisti della vicenda principale, senza però che questi si siano ancora mossi, abbiano fatto qualcosa nell'ambito della stessa! Per rendere meglio l'idea, è come se qualcuno ci presentasse per una buona mezz'ora una persona con la quale dovremo solamente scambiare una stretta di mano!
Altra nota dolente è lo stile: le descrizioni dei luoghi e dei paesaggi non sono nulla più che accenni; talvolta si ha l'impressione che l'autore dia per scontato che il lettore già conosca i luoghi in cui si svolgono le varie vicende: non si spiegherebbe altrimenti la scarsa attenzione prestata nell'agevolare l'orientamento del lettore stesso nelle varie ambientazioni.
Sono stato fin qui parecchio critico. Brevemente, allora, ecco i principali aspetti positivi dell'opera prima di Wiley Cash: l'idea di fondo del romanzo è sicuramente molto interessante, gli spunti di riflessione di certo non mancano, la lettura risulta tutto sommato piacevole e scorrevole, la scelta di affidare la narrazione alle voci di tre protagonisti (il piccolo Jess, Clem e Adelaide) è sicuramente inusuale, originale e anche ben sfruttata.
un libro che mi è piaciuto
L'ho appena finito e mi è piaciuto parecchio: opera prima di Wiley cash, il libro ha vinto numerosi premi e devo dire che li trovo meritati.
La prima a colpirmi è stata la copertina che mi ha fatto tornare in mente "Io non ho paura" di Ammaniti, che mi era piaciuto moltissimo. Anche in quel libro si parlava di bambini che vengono a contatto con il male, anche quello si svolgeva in luoghi solitari e caldi. E tutti e due i libri lasciano alla fine uno spiraglio alla speranza che la vita e le persone possano essere migliori.
Il libro, pur non essendo un thriller, è molto coinvolgente; tiene col fiato sospeso e con la voglia di non fare altro che continuare la lettura fino alla fine.
Quello che più mi ha colpito in questa storia, è l'epoca in cui si svolgono i fatti. L'affresco di quel mondo contadino, dove la maggior parte delle persone è bigotta nella peggiore delle maniere, dove la superstizione e la chiusura mentale permettono ad un delinquente di manipolare i "fedeli" fino a far loro subire violenze inaccettabili e costringerli ad un'omertà incredibile e colpevole, mi facevano pensare ai primi anni del secolo scorso. Trattandosi del profondo sud americano, immaginavo gli anni della grande depressione o, al più tardi, gli anni cinquanta. Invece il tutto si svolge negli anni ottanta. E credo che lo scrittore sapesse bene di che cosa parlava, vivendo proprio in quel contesto. E' scioccante pensare che in America, paese all'avanguardia nella modernità e nel progresso, siano possibili queste cose. Si tratta di invenzione letteraria, è vero, ma creata su di una base reale.