Non lasciare la mia mano
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Fé lève lo mort
'Fé lève lo mort': è pericoloso far risorgere il passato.
Se Martial Bellion avesse dato maggior credito ai detti popolari forse avrebbe optato per una mèta diversa dove trascorrere le vacanze pasquali con la famiglia, la sua nuova famiglia composta dalla bellissima moglie Liane e la piccola Sofà. Invece preferisce tornare a Saint Gilles nell'isola Reunion, in un villaggio turistico poco distante dai luoghi dove aveva vissuto diversi anni prima con la sua ex-moglie Graziella sino alla morte del figlio Alex di appena sei anni, annegato in mare, essendo stato lasciato da solo in spiaggia. Sebbene Martial riuscì a convincere il giudice in tribunale della sua innocenza, poco poteva contro i fantasmi della sua mente e il ricordo ricorrente del figlio non faceva che accrescere il suo senso di colpa. Per questo motivo decise di abbandonare l'isola per ricrearsi altrove, a Parigi, il più lontano possibile, una nuova famiglia.
E, complice sia il tempo trascorso sia l'incontro con Liane e la nascita della piccola Sofà, Martial riesce a superare e metabolizzare quel tragico evento.
Tanto da non temere un ritorno sull'isola della Reunion, per far conoscere a Liane e Sofà quel luogo fantastico, paradiso per i turisti, in cui la natura ha concentrato in pochi chilometri quadrati paesaggi estremamente variegati, dal mare alla montagna vulcanica, dalla foresta tropicale alle barriere coralline.
Ma qualcosa va storto per Martial Bellion: a pochi giorni dal loro arrivo sull'isola, Liane scompare improvvisamente dall'hotel in cui alloggiavano ed è lo stesso Martial a denunciarne la scomparsa alla gendarmeria. Tutti gli indizi però sono contro di lui, essendo stato l'ultimo ad entrare in camera con Liane, come confermato da più testimoni. Martial si trasforma così, nel giro di poche ore, in fuggitivo e pericoloso ricercato, non solo perchè sospettato dell'omicidio della moglie (sebbene il suo corpo non sia stato ancora rinvenuto) ma anche perchè ha trascinato con sè la figlia Sofà, presumibilmente come ostaggio per la sua fuga.
Michel Bussi, autore francese di questo romanzo al cardiopalmo, ha già dato ampia prova delle sue doti narrative nel genere poliziesco col romanzo Ninfee nere vincitore di numerosi premi e molto apprezzato dalla critica e dal pubblico, come dimostrato dall'elevato numero di copie vendute in Francia.
Con 'Non lasciare la mia mano', l'autore conferma la sua reputazione regalando ai lettori una trama dal ritmo incalzante, incentrata sulla fuga di Martial con la piccola Sofà e raccontata in duplice voce, quella del padre e quella della figlia, spesso contrastanti perchè ciascuna basata sulla propria percezione degli eventi accaduti. Eventi che mettono in seria discussione l'innocenza di Martial soprattutto agli occhi della figlia, più volte costretta a rassegnarsi all'idea che suo padre sia un assassino, che abbia ucciso sua madre e che presto farà lo stesso con lei:
Mi appoggio alle rocce, vicinissima al bordo, voglio che i fiori finiscano proprio in fondo. "Mi stai tenendo bene, papà?". Mamma non mi avrebbe mai permesso di fare una cosa del genere. Mi piego, sono quasi sopra il buco. Papà mi tiene la sinistra mentre con la destra disegno un cerchio nell'aria e lancio il mazzo. I fiori si disperdono a pioggia. Cadono senza rumore. Abbasso la testa, mi piacerebbe seguirli con gli occhi il più lontano possibile, fino al centro della terra. "Papà non lasciare la mia mano, eh?"
Il romanzo, inoltre, pur ruotando intorno ai due protagonisti in fuga, abbraccia nel suo evolversi diversi personaggi secondari, in particolar modo il sottotenente Christos Konstantinov che seguirà le indagini sul caso, e che vivendo e lavorando sull'isola ormai da diversi anni sarà portavoce delle numerose contraddizioni che la caratterizzano soprattutto dal punto di vista sociale e politico e che sono ben celate dietro l'apparente tranquillità, gioiosità ed opulenza di un'isola paradisiaca circondata dall'Oceano Indiano e mèta ambita di molti turisti: hotel, ville, piscine, spiagge esotiche nascondono una realtà autoctona ben diversa con problemi di delinquenza, razzismo e disagio sociale, inevitabili conseguenze di una storia senza identità essendo stata l'isola oggetto di innumerevoli migrazioni da parte di popoli con origini e tradizioni differenti e mai perfettamente amalgamati nel corso degli anni.
"Un'isola, un mondo" proclama lo slogan turistico della Reunion. In fondo è vero. Sui quaranta chilometri quadrati dell'isola è radunato un campione rappresentativo delle disuguaglianze tra i popoli dei cinque continenti. Un laboratorio dell'umanità. L'isola della Reunion è una terrazza posata sull'orlo del mondo per osservare il futuro del genere umano. All'ombra, con le infradito e un cocktail in mano.
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La prossima volta vado alle Mauritius
Dopo aver scoperto Michel Bussi con "Tempo assassino", non potevo esimermi dal leggere quest'ultimo romanzo. Ho notato ed apprezzato lo stessa ambientazione insulare. Questo particolare, in un thriller noir, fa sì che l'assassino apparentemente abbia le ore (le pagine) contate proprio perché è difficile sfuggire senza lasciare tracce.
Lo stile poetico sembra volesse coccolare la mia lettura che, pagina dopo pagina, si è trovata inconsapevole di fronte a episodi inenarrabili e truculenti.
La trama ingannevole e diventa sempre più avvincente dovuta anche all'empatia crescente che provavo verso la piccola Josapha.
Il finale a sorpresa ha sbriciolato tutte le ipotesi che man mano stavano prendendo forma nella mia mente. Davvero un gran bel lavoro.
Una volta tanto ho apprezzato il titolo in italiano rispetto al suo originale.
Constato che quest'autore mi piace, devo adesso recuperare i suoi primi romanzi.
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La sorpresa è servita
Isola della Réunion, dipartimento francese d’oltremare nell’oceano indiano, a pochi passi dalle isole Mauritius. Crogiolo di razze, creoli, africani, musulmani che incrociano i loro destini, paradiso tropicale immerso tra spiagge meravigliose, foreste pluviali e vulcani frementi. In questo ambiente “fuori dal tempo”, il francese in vacanza Martial Bellion, denuncia alla gendarmeria dell’isola l’improvvisa scomparsa della moglie nella camera dl’albergo. Tuttavia qualcosa non torna: una serie di indizi piuttosto lampanti suffragati da alcune testimonianze, la scoperta del cadavere di un indigeno con la relativa arma del delitto sulla quale, guarda caso, sono presenti le impronte del suddetto Bellion, lascerebbero pensare ad una messinscena, alla palese colpevolezza dell’uomo, provata oltremodo dalla sua immediata fuga assieme alla figlia piccola. Ma come in ogni giallo che si rispetti, la soluzione dell’enigma non è così prevedibile e scontata, esiste sempre una seconda pista che lentamente viene a galla, anche grazie all’indagine della gendarmeria che rimescola nel passato del protagonista.
Questa affermazione acquisisce ancora più valore quando si tratta del giallista francese Michel Bussi, noto ai più per il libro “Ninfee nere”, che presenta un finale davvero sorprendente ed imprevedibile,
Bussi in questo romanzo ambientato, appunto, nel paradiso tropicale dell’isola della Réunion descritta con dovizia di particolari tanto da fare provare la sensazione di trovarsi proprio lì sul posto assieme ai vari personaggi, dà ulteriore prova della sua abilità di affabulatore, della sua capacità nel raccontare e dipanare matasse intricate. Come un vero illusionista l’autore mostra particolari, invita il lettore a costruirsi una rappresentazione dei fatti, a definire delle ipotesi, per poi prendersi immancabilmente gioco di lui nel finale. Questo pertanto è il punto di forza del libro, tenerti incollato alla pagina fino all’ultimo, per cui il giudizio non può che essere positivo. Forse però, da un certo punto di vista, questo potrebbe risultare per alcuni anche il suo principale limite. Chi conosce Bussi infatti è al corrente dei suoi “trucchetti” del fatto che prima o poi estrarrà un cilindro dal cappello per cui c’è il rischio di lasciarsi prendere dalla smania di volere arrivare alla fine a tutti i costi, di non godere pienamente quelle atmosfere che invece meriterebbero di essere gustate fino in fondo, così come le caratterizzazioni dei personaggi, o il rapporto amorevole che si instaura tra padre e figlia in fuga, oppure certe riflessioni piuttosto interessanti e stimolanti come la seguente “…questa necessità di trovare sempre dei colpevoli per tutte le disgrazie dell’universo. Anche quando non ce ne sono, la nostra mente li inventa. Probabilmente non è facile per un poliziotto l’idea che abbiamo talmente bisogno di colpevoli da finire per crearli di sana pianta”.
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Un'isola misteriosa e affascinante
Michel Bussi dopo aver ottenuto un ottimo consenso di pubblico con Ninfee nere, romanzo fascinoso colmo della pittura di Monet, ora ci presenta Non lasciare la mia mano, una storia ricca di colpi di scena, ambientata nel Dipartimento d'Oltremare, che la Francia ancora possiede in mezzo all'Oceano Indiano, l'Isola della Rèunion, di cui ci viene fornita una mappa dettagliata ed un esergo, "è pericoloso far risorgere il passato". Due elementi che esprimono molto bene la trama che questo scrittore ha inventato per questo giallo mozzafiato, soprattutto nell'epico, lungo finale.
La vicenda inizia il 29 maggio del 2013, Venerdì prima di Pasqua, in un lussuoso albergo, di cui sono ospiti vari turisti francesi: la coppia Martial e Liane Belliou, la loro bimba di sei anni Sofia, l'avvocato Jacques Jourdain e sua moglie Margaux. Alle quattro pomeridiane Martial prega gli amici di guardare la piccola che sta giocando in piscina, mentre lui sale in camera a cercare la moglie, che non scende. L'uomo bussa, ma la moglie non risponde ; allora si fa aprire da un inserviente e trova la camera a soqquadro con macchie di sangue. Si rivolge allora alla Gendarmerie, a capo della quale c'è una giovane donna creola, nativa dell'isola, ma molto ambiziosa, Aja Purvi, e con lei collabora il grosso e simpatico Christos, non giovanissimo, innamorato di una donna di colore, Imelda, mamma di cinque monelli. La storia si infittisce, e dopo l'omicidio di un innocente vecchio nativo, si scopre che Martial è scomparso con la piccola bambina. Inizia una serrata caccia all'uomo, su di un'isola non troppo estesa, che però riesce a sfuggire agli inseguitori disseminando cadaveri al suo passaggio.
Ambiente da sogno che si trasforma in un incubo. Una trama intrigante e scorrevole, scritta in tono leggero che cela un piccolo fatto rosa, malgrado i fatti narrati. Personaggi credibili, con i loro piccoli e grandi difetti, che in qualche modo devono convivere con lontani fantasmi, e inquirenti isolani che sanno compiere il loro lavoro. L'isola è il teatro di una perfida, folle e sconvolgente macchinazione. La verità è da cercare altrove, e continui colpi di scena scandiscono un inseguimento mozzafiato sulle tracce di un uomo solo con una bimba piccola. L'autore rivolge sempre una particolare attenzione allo scenario e all'atmosfera, centellinando con maestria tanta suspence quanta analisi psicologica. Il libro è un attento ritratto di La Rèunion e dei suoi abitanti. La sua analisi della storia dell'isola rivelano la testa del geografo, con una manifesta attenzione per la popolazione locale, razzialmente la più mischiata al mondo. Ma anche un'isola che preferirebbe tener nascosto il suo lato più oscuro: quello legato alla prostituzione e alla droga. Un romanzo che colpisce, un calibrato cocktail di tanti elementi, da bere subito!