Non aprite quella morta
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Recensione della Redazione QLibri
Vade retro!
Le collaborazioni sono qualcosa che mi fa sempre storcere un po’ il naso: come faccio a capire chi ha scritto cosa? Come riescono più persone ad adattarsi l’uno allo stile dell’altro senza snaturarsi? Quando poi queste collaborazioni vengono fatte tra padri e figli (come ha fatto a suo tempo anche Stephen King) la mia perplessità si tramuta in un principio di ostilità, a causa del nepotismo latente in quella produzione. Devo dire che, purtroppo, “Non aprite quella morta” di Joe e Kasey Lansdale non ha smentito questa mia impressione, anzi, devo dire che l’ha rafforzata ulteriormente.
Occorre fare un chiarimento sulla struttura di questo libro: è una raccolta di racconti soprannaturali, la prima metà scritta da Joe R. Lansdale e con protagonista l’investigratice del “sopranormale” - sorvolerò sui milioni di volte in cui si spiega questo concetto, rendendolo noioso, quasi irritante, e inoltre con poco senso considerati i fatti raccontati - e l’altra metà con la collaborazione della figlia Kasey Lansdale che introduce il suo personaggio, Jana, che diventa la “Watson” della Dana “Holmes” di Joe. Inutile dire che dei due grandi investigatori, questi due personaggi non hanno un bel niente. Mentre i racconti di Joe Lansdale, quantomeno, possono anche intrattenere grazie al suo stile comunque coinvolgente e accurato, che crea delle immagini precise ed evocative delle vicende raccontate, i racconti in cui subentra la collaborazione di Kasey sono di qualità sensibilmente inferiore: uno stile a tratti quasi elementare, con dialoghi semplicistici e a volte quasi ridicoli, da scrittore più che novellino. Credo proprio che questi ultimi racconti non siano stati scritti in collaborazione, ma soltanto dalla penna di Kasey Lansdale… e si vede.
Oltre a questo, c’è un altro problema. Io non sono una persona che parte con dei pregiudizi di genere, dunque, pur non amando questo genere di storie mi sono cimentato in questa lettura. Come ben sapete penso che un’opera, pur appartenendo a un preciso genere, se scritta in un certo modo e con determinati contenuti possa essere degna di essere letta da chiunque e apprezzabile per i suoi contenuti che vanno oltre la trama raccontata. Non è questo il caso, purtroppo: “Non aprite quella morta” è una raccolta di racconti senza nulla a pretendere a livello letterario, che può (forse) intrattenere gli amanti del genere e poco più. La struttura dei racconti si ripete e viene riproposta in salse diverse, con avversari e contesti diversi, ma in fondo è sempre lo stesso modus operandi ripetuto nella maggior parte delle storie (se non tutte).
E niente, aspetto il prossimo libro di Lansdale, sperando che si tratti di qualcosa che contenga in sé un qualche tipo di ambizione letteraria, visto e considerato che in passato questo scrittore se ne è rivelato più che capace (per esempio con “Paradise Sky”). E, possibilmente, qualcosa scritto solo dalle sue mani; cosa ormai per nulla scontata.
P.S. Il voto allo stile è una media tra quello dei due scrittori: 4 a Joe, 2 a Kasey.
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Opinioni inserite: 1
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Un libro di cui potevo fare a meno
Ho finito questo libro solo perché gli ultimi racconti sono stati scritti da Lansdale in collaborazione con la figlia e lo stile è diventato un po' più frizzante, questo però non significa che abbia cambiato idea sulla raccolta nel suo complesso. La mia idea è che si tratti di un genere che proprio non mi piace. I racconti ci narrano le vicende di una cacciatrice di fantasmi, o disinfestatrice di case occupate da spiriti, mostri e compagnia bella. Nelle storie dove collaborano padre e figlia si aggiunge una apprendista che ci offre il suo punto di vista aggiungendo al testo ironia, freschezza ma non quel sale e quel pepe che avrebbero reso le storie se non memorabili, quantomeno interessanti. Gli autori ci accompagnano in un mondo fatto di case infestate, dove una ricchissima scrittrice/cacciatrice di mostri ricorrendo ai più svariati oggetti rimette al loro posto fastidiosi fantasmi, anime moleste o morti che hanno perso la strada. Da pistole ad acqua caricate con acqua santa, a candele fatte di grasso umano, fino a gessetti benedetti da svariati autorità religiose tutto serve allo scopo di Dana Roberts. Il risultato sono "epiche" battaglie che spaziano dal ridicolo al patetico. Se questa è una serie horror non mi ha fatto paura, se è un thriller non ho sentito brividi e infine, se sono racconti comici, a tratti ho sghignazzato, ma non mi sono mai fatta una bella risata convinta.