Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror Non è un mestiere per uomini
 

Non è un mestiere per uomini Non è un mestiere per uomini

Non è un mestiere per uomini

Letteratura straniera

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I racconti qui presentati sono i primi tre della raccolta "The Golden Slipper" (1915). La protagonista è una giovane dell'alta società che per ragioni personali presta la sua collaborazione (in gran segreto) a un'agenzia investigativa della New York di inizio Novecento. È una ragazza vivace, intraprendente, spiritosa, capace di vedere i dettagli che sfuggono agli investigatori di professione. Non solo: si reca di persona sulla scena del crimine, e le basta uno sguardo per cogliere la dinamica fisica e psicologica di un delitto. Questi racconti, oltre a segnare le origini del poliziesco americano al femminile, propongono un percorso importante nell'acquisizione della consapevolezza di genere e sono al contempo un documento straordinario per quanto riguarda la pratica delle scienze forensi e la loro anticipazione nella letteratura "gialla".



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Non è un mestiere per uomini 2020-05-18 08:12:08 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    18 Mag, 2020
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Una raccolta un po' povera

In Anna Katherine Green vedo la figura della giallista vecchio stampo, molto simile a quelli che erano i due più grandi esponenti del genere: Agatha Christie e Arthur Conan Doyle. Non si può comunque dire che ne imitasse lo stile e le idee, considerato che il suo primo romanzo venne scritto quasi dieci anni prima della "nascita" di Sherlock Holmes, in quel capolavoro che è “Uno studio in rosso".
Nella sua giovane detective Violet Strange constatiamo una metodologia d'indagine e un livello d'intuizione davvero molto simile a quelle del suo più famoso collega, seppur diversificate da una figura femminile vivace e dirompente, molto diversa da quella misantropica e misteriosa di Holmes.
In questa raccolta di tre brevi racconti, tuttavia, c'è davvero molto poco per poter giudicare Violet Strange e la sua creatrice: "Non è un mestiere per uomini " è infatti un libro che sarà anche di 200 pagine, ma queste vengono dimezzate dal testo a fronte (sulla cui utilità ho qualche dubbio, in questo specifico caso) e ulteriormente ridotte da almeno altre trenta pagine tra note, prefazione e postfazione. Rinunciare al testo a fronte e aggiungere un paio di racconti in più sarebbe forse stata una scelta più sensata, capace di dare al lettore un appagamento diverso oltre che la capacità di entrare più in empatia col personaggio, ché in questo caso non si tratta che di un “incontro” superficiale; come se avessimo invitato qualcuno a cena e questi ci avesse lasciati soli al tavolo subito dopo l’antipasto.
I tre racconti qui contenuti, tuttavia, ci danno un assaggio delle abilità della scrittrice (sicuramente degne di nota) e ci incuriosiscono abbastanza da voler leggere altro e approfondire. L'arguzia e le intuizioni di Violet Strange saranno certamente apprezzate dagli estimatori del genere, che magari hanno esaurito le avventure dei vari Poirot, Marple e il già citato Holmes ma non vogliono rinunciare alla bellezza unica dei gialli prodotti a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.

“Non vedere! Lui comprese la futilità delle proprie parole nel momento in cui lo sguardo gli cadde sulla giovane donna, che si era alzata al suo apparire e ora stava in piedi davanti a lui e lo fissava senza proferire parola, senza fare un gesto, ma con una tale scintilla di terrore negli occhi che gli fece comprendere per la prima volta il senso dell’umana miseria.”

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