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Li abbiamo dimenticati, ma loro ci guardano, ci ascoltano, ci aspettano. E David e John stanno per scoprirlo. David, scrittore esordiente, si trova a New York con la moglie per discutere della pubblicazione del suo primo romanzo con un editore. Alla stazione, un uomo misterioso gli sussurra all’orecchio ‘Ricordati di me’, aprendo una breccia in un passato che sembrava sepolto per sempre. Contemporaneamente John, un ex avvocato, si impegna a far luce su uno stalker che sembrerebbe pedinare Catherine, un’amica della sua compagna. Sinistri messaggi e figure ambigue cominciano a perseguitarlo, in una ricerca che lo porta ad avvicinarsi a verità insospettabili. Le stesse verità che riemergono dal passato di David e che si intrecciano con i piani di una società segreta, formata da adepti desiderosi di lasciare un segno incancellabile nelle vite di chi li aveva relegati nell’oblio.



Recensione della Redazione QLibri

 
Noi siamo qui 2013-11-18 09:54:20 cuspide84
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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    18 Novembre, 2013
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OMBRE NELLA CITTA’

Un giovane scrittore vede finalmente arrivare il momento tanto atteso della pubblicazione del suo libro: David è con la moglie Dawn, sostenitrice del suo estro creativo, quando nel grande giorno in cui si decidono le sorti della pubblicazione del suo libro, si imbatte in uno sconosciuto… “Ricordati di me” sono le parole che gli giungono alle orecchie e al cuore, eh si perché da quel momento iniziano a tornargli alla memoria ricordi nascosti in fondo alla mente, pomeriggi d’infanzia passati sotto a un tavolo per non sentire i frequenti litigi dei genitori, giochi in compagnia di… chi?

Nello stesso momento John e Kristina sono sulle tracce di uno stalker: qualcuno sta seguendo da qualche giorno Catherine, amica e compagna di lettura di Kris. Che sia uno spasimante segreto? Un ex ancora innamorato di lei? Un semplice malintenzionato? I dubbi crescono quando i due vedono effettivamente che un individuo magro, con un cappotto lungo e nero segue Catherine in ogni suo passo per la città. Cosa vorrà da lei? Per quale motivo la segue quando va a fare la spesa e quando va a prendere a scuola le sue bambine?

Ombre? Fantasmi? Proiezioni della propria persona? Amici immaginari dimenticati? Chi sono queste persone che solo in pochi riescono a vedere? Cosa vogliono? Dove e come vivono?

520 pagine per raccontare non tanto un thriller, a mio parere, ma un racconto di fantascienza con un finale quasi noir; dopo trecento pagine in cui il lettore si aggira confuso per la città insieme ai protagonisti, confusi più di lui, per cercare di intuire il nocciolo della trama e il probabile finale che ancora non si delinea, dopo varie rivelazioni, veritiere e false, inserimenti di personaggi e di storie di cui non si capisce il collegamento con la storia principale (quale poi sarà mica l’ho ancora capito…) si arriva finalmente alle tanto agognate pagine finali (evviva, finalmente capirò qualcosa!!), in cui, ahimè, la confusione regna sovrana e il finale, seppur più thriller delle precedenti 400 pagine, non dà una spiegazione logica al mio voler sapere perché diavolo delle ombre, che non si capiscono cosa siano, vogliano far del male alle persone reali!!

Se a questa confusione aggiungete la scelta dello scrittore di narrare le avventure di John in prima persona, senza capire anche qui il perché di questa decisione (ma insomma sarà lui il vero protagonista di questo libro si o no???), arriverete alla saggia decisione di non acquistare questo libro! (Ma se proprio la vostra curiosità raggiungesse livelli stellari, ve lo invierò più che volentieri!)

Insomma: statene alla larga.

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Noi siamo qui 2014-01-08 12:09:35 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    08 Gennaio, 2014
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I SOGNI POSSONO MORDERE

I SOGNI POSSONO MORDERE

Non ho mai avuto molta simpatia per le etichette e le rigide suddivisioni tra generi e sottogeneri, ma leggendo questo romanzo mi sono resa conto possiedono una funzione non disprezzabile: preparare il lettore al nuovo mondo che sta per sperimentare. Chi apre questo romanzo aspettandosi un thriller rischia di rimanere deluso o disorientato, ritrovandosi immerso in un genere completamente diverso.

Secondo una recensione citata in copertina (The Guardian) l’autore “rinnova con estremo gusto il genere thriller”; secondo me, invece, si tratta di qualcosa di più d’una semplice divagazione. Non è stata una sorpresa leggere che l’autore ha vinto il Philip K. Dick award: gli immaginari dimenticati di Michael Marshall Smith somigliano ai replicanti e gli androidi cari al grande autore di fantascienza, ma poco hanno da spartire con “il mondo oscuro del crimine americano” annunciato dalla stessa citazione.

Come i replicanti furibondi e disperati di Dick o i teneri cloni di Kazuo Ishiguro, gli “immaginari”, le creature “più umane dell’umano” di turno si ritrovano a costruire ipotesi e abbozzare risposte sulle stesse domande, molto care anche ai loro autori. Chi siamo? Dove andiamo? Che cos’è la realtà? Quali sono i confini del sogno e dell’immaginazione?

Gli "immaginari" si distinguono tra loro, si organizzano, si specializzano, creano miti e tassonomie per dare un senso alla loro esistenza. Provano odio o ammirazione nei confronti del “mondo delle persone reali”, che li ha dimenticati, rifiutati, esclusi. Anche loro ci mostrano i lati più oscuri dell’umanità, quindi il peggio possiamo fare per noi stessi.

Il sangue e la morte non mancano in questa storia dal ritmo disuguale, dallo stile che tocca vette di eccellenze e goffaggini stupefacenti, che incuriosisce senza costruire una vera e propria suspense, che promette e a volte mantiene. L’azione a tratti si perde, si appesantisce, si annacqua in pagine e pagine e pagine di descrizioni. I personaggi rivelano il loro spessore e i loro segreti all’improvviso, nel mezzo della trama, in focalizzazioni rapide e illuminanti, che costituiscono la parte migliore del romanzo.

“Sui marciapiedi si riuscivano a vedere anche delle persone che andavano su e giù, si fermavano, aspettavano, vivevano. Non avevo dubbi che alcune di loro fossero reali. Ma non avrei saputo dire quali o se la cosa avesse qualche importanza.”
Personaggi reali e immaginari si muovono in ambienti urbani, soprattutto strade folli e affollate, dove il moto perpetuo delle persone e della riflessione ci conduce a contatto con i confini, dove realtà e immaginazione si confondono e si costruiscono a vicenda.
“Dopotutto, ognuno di noi contiene moltitudini, chi siamo stati o forse chi abbiamo amato o ucciso.”

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Philip K. Dick, fantascienza o fantastico di qualità.
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