New York codice rosso
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Riuscrà uno tsunami a distruggere New York ?
Il thriller è del 2015 e solo nel 2019 viene pubblicato in Italia. Si capisce che Patterson l’ha ideato e scritto sulla scia degli attentati alle torri gemelle del settembre 2011, non astenendosi da una certa retorica politicamente corretta, che descrive tutti buoni da una parte in lotta contro il demonio sanguinario che vuole solo vendetta e distruzioni. Nel caso specifico, è tutta New York sotto attacco: prima due bombe sofisticate in due stazioni della metropolitana che provocano danni ingenti e morti, poi l’assassinio del sindaco della città ad opera di un cecchino a distanza sul tetto di un palazzo, successivamente il blocco di gran parte delle attività della città (traffico, comunicazioni, illuminazione) tramite sofisticati e potenti impulsi elettromagnetici non nucleari e, in seguito, addirittura l’esplosione e il crollo della sede del quartier generale dell’FBI, un palazzone di 41 piani in pietra e vetro. Quest’ultimo attentato, eseguito con una miriade di sofisticati nano robot imbottiti di esplosivo e fatti circolare nei condotti dell’aria condizionata, fa capire che gli attentatori sono tecnologicamente esperti e capaci di tutto. Le autorità si danno da fare, Michael Bennett, protagonista e personaggio di tanti romanzi di Patterson, guida da abile negoziatore le indagini ma i responsabili sfuggono abilmente: sono carichi di risentimento e odio nei confronti del gigante americano, fin da quando, in qualità di agenti del KGB sovietico, agivano sotto copertura. Ma le minacce salgono di intensità, sino a prefigurare la distruzione totale di New York e di gran parte della costa orientale degli States tramite una gigantesca onda di maremoto provocata ad arte dall’esplosione di un vulcano delle isole di Capo Verde. Naturalmente i cattivi vengono fermati in tempo, e qui è forse la parte più interessante del romanzo: gli ultimi capitoli sono un susseguirsi incalzante di emozioni, Bennett è l’eroe della situazione, New York è salva e tutti tirano un sospiro di sollievo. Ma non basta a sollevare il giallo dalla mediocrità. Ben altre opere di Patterson (ad esempio “Instinct”, “Il presidente è scomparso”, “Qualcosa di personale”) si erano recentemente distinte per stile narrativo e trame emozionanti. Qui lo stile è piatto, fiacco, la narrazione è una cronaca di eventi senza picchi emozionali, tranne che nel finale. Simpatici i siparietti familiari dell’agente Bennett con la sua numerosa e straordinaria famiglia, notevole la filippica, che forse ha un fondo di verità, contro la tecnologia informatica più avveniristica e sofisticata che potrebbe fornire in un futuro a pochi superesperti i mezzi per distruggere la nostra civiltà. Il giudizio complessivo è quello di un buon giallo commerciale, che non ha però la pretesa, come altre più interessanti opere di Patterson, di restare impresso nella nostra mente.