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Letteratura straniera

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Cody McCall è scomparso. Ha due anni e a sequestrarlo è stato il padre, dopo una feroce battaglia per la custodia. L'uomo incaricato di ritrovare il bambino è Neal Carey. È l'unico modo che ha per sdebitarsi con chi ha pagato il riscatto grazie al quale il suo esilio cinese ha avuto termine. Alla ricerca del piccolo Cody, Neal si ritrova a passare dalle scintillanti colline di Hollywood alle infuocate pianure del Nevada. Si immerge nel sottomondo criminale del posto - tra casinò da due soldi e bordelli lungo la strada - e si infiltra in un gruppo di fanatici razzisti, i Figli di Seth: suprematisti bianchi che spargono odio e terrorizzano gli abitanti della zona. Con il passare del tempo, il gioco si fa sempre più pericoloso. Per uscirne e salvare Cody, Neal Carey non ha altra scelta che affrontare Ben Hansen, il leader dei Figli di Seth, e mettere fine al suo regno di follia e terrore.



Recensione della Redazione QLibri

 
Nevada connection 2018-01-22 12:57:58 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    22 Gennaio, 2018
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.. and I dreamed I was a cowboy

Se avessi letto Nevada Connection senza conoscerne l'autore avrei scommesso tutto il mio patrimonio (alquanto esiguo in effetti) sulla paternità letteraria di Joe Lansdale, autore - tra l'altro - di una serie di romanzi in stile country ambientati in quella parte più remota e leggendaria dell'America che la maggior parte di noi ha forse visto solo al cinema: il vecchio selvaggio West.
Questo romanzo nasce invece dalla penna di Don Winslow che prima di diventare uno dei più noti scrittori nel genere poliziesco americano, prima ancora di introdurci nei complotti internazionali ad ampio raggio legati al narcotraffico e ai grandi cartelli della droga (a proposito, non perdetevi 'Il potere del cane'), ci scaraventa di forza nel Nevada, nelle Terre Alte Solitarie, praticamente alla fine del mondo:
'Siamo a circa milleottocento metri di quota, ed è tutto spazio aperto, come puoi vedere. Poca gente, poco bestiame, un sacco di conigli selvatici e coyote. Laggiù sulle montagne ci sono anche puma, pecore Bighorn e aquile. Steve fermò il pick-up su un belvedere. E' come essere sull'orlo del mondo, pensò Neal. Una grande vastità marrone sotto una volta di un blu intenso.'
Hap e Leonard, la famosa coppia di investigatori nati dalla penna di Lansdale, si sarebbero sentiti come a casa qui; un pò meno Neal Carey, il detective privato già protagonista di London Underground e China Girl, avvezzo a ben altre usanze:
'Voglio tornare a New York, papà. Voglio sedermi al Burger Joint e mordere un hamburger al sangue, mentre la salsa mi cola sul polso e macchia l'inchiostro della mia copia del New York Times. E voglio un caffè ghiacciato che appanna il bicchiere, proprio davanti a me, dove basta allungare una mano per afferrarlo. Voglio passeggiare sul lato ovest di Broadway, e poi tornare indietro da est.'
Ma Neal Carey non è un tipo abitudinario, ci mette poco ad adattarsi al nuovo ambiente, sia perchè si lascia gradualmente ammaliare dall'infinita vastità di quei territori, dal fascino selvaggio ed incontaminato della natura che alterna montagne innevate ad immense praterie e distese desertiche, dove i rumori più assordanti sono quelli del vento o l'ululato di qualche coyote, sia perchè fa parte del suo lavoro mimetizzarsi, confondersi con la gente del posto (per quanto trattasi di poche anime) ed osservare.
Già, osservare, perchè Neal Carey è l'uomo di punta di un'associazione segreta che interviene in situazioni 'difficili', compromettenti e ad alto rischio.

- Un lavoro sotto copertura, figliolo.
Sotto copertura. Le due parole più eccitanti e terrificanti di quel tipo di attività. La fiamma che ti attrae e poi ti brucia.
- Dove? - chiese Neal.
Ed masticò un pezzo di patatina e usò l'altro per tracciare piccoli cerchi nell'aria.
- La fuori, no?
La fuori, là fuori. Bè, ragazzi, perchè no? Là fuori ci ho passato tutta la vita.

L'incarico che gli viene assegnato è quello di trovare e recuperare un bambino di soli due anni rapito dal padre a seguito della separazione con sua moglie, attrice hollywoodiana molto facoltosa; un incarico apparentemente meno rischioso degli altri in cui Neal era stato precedentemente coinvolto ma che si dimostrerà ben presto tutt'altro che semplice poichè il padre, fuggitivo, viene accolto col bambino da una setta di fanatici neonazisti, la Chiesa della Vera Identità Cristiana, fondata dal reverendo Carter e che ha la sua base operativa proprio in Nevada, nelle Terre Alte Solitarie.
Ritroviamo quindi un tema caro anche a Lansdale, quello dell'intolleranza e delle persecuzioni razziste, che stavolta ha come vittime non i neri bensì gli ebrei, considerati usurpatori e manipolatori capaci di sottrarre il potere del governo federale di Washington al vero popolo eletto, quello dei bianchi americani.
Se la monotonia della routine quotidiana manda in riserva la vostra carica vitale, se il fumo, il caos, il traffico della città inquina la vostra mente ed i vostri polmoni, se siete alla ricerca di un'esplosione di pura adrenalina letteraria senza se e senza ma, questo libro fa per voi:
tra galoppate di mandriani nei ranch, scazzottate nei saloon, rapine a mano armata e l'immancabile sparatoia finale ispirata alla leggendaria sfida all'O.K. Corrall verrete catapultati in un mondo da cui forse, come Neal Carey, vi dispiacerà poi tornare indietro.
Attenzione, però, restate coperti.. perchè i proiettili volano bassi.

So I drank myself some whiskey,
And I dreamed I was a cowboy,
Then I rode across the border.

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Consigliato a chi ha letto...
.. i romanzi di Lansdale
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Nevada connection 2018-04-09 16:09:57 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Aprile, 2018
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"Dove?" "La fuori, no?"

Abbiamo lasciato Neal Carey in isolamento in Cina a seguito delle vicissitudini di “China girl”. Dopo tre lunghi anni il protagonista viene finalmente ritrovato dal papà e dagli “Amici di famiglia” e, una volta tornato nel Nuovo Mondo, viene investito di un atipico incarico; un incarico sotto copertura atto e finalizzato al ritrovamento di Cody McCall, un bambino di appena due anni che non è stato riportato a casa dal padre dopo il turno di visita come da accordo del Tribunale in caso di genitori separati. Ma c’è ben altro, sotto. Se si trattasse solo e soltanto di un bambino scomparso, gli amici non sarebbero stati interpellati. E così, il nostro detective privato, si ritrova a circa milleottocento metri di quota, tra bestiame, cowboy, baite, e coltivazioni. Ne resta talmente affascinato che quei mesi che passa sottocopertura non gli pesano affatto. Al contrario, è talmente affascinato da quelle lande desolate, da quella pace di luoghi interminabili, lui che è sempre vissuto nella civiltà ai massimi livelli ma che al contempo è un camaleonte, che medita e valuta perfino la possibilità di stabilirvisi una volta ritrovato il piccolo. Riesce a mimetizzarsi, ad infiltrarsi, anche se il costo di tutto ciò sarà ben caro. Carey dovrà destreggiarsi con i fanatici neonazisti della Chiesta della Vera Identità Cristiana, una setta fondata dal Reverendo Carter che ha la sua base armata proprio nelle terre Alte e Solitarie del Nevada e che ha come scopo la eliminazione di tutti coloro che con il solo loro esistere sporcano la purezza della razza ariana (ebrei in primis, ma non solo).
Ed è qui che Winslow si supera. Perché oltre che a creare un romanzo carico di atmosfera, vivido nella mente di chi legge per storia, fatti narrati e trama, un romanzo che a tratti ricorda la narrazione di Lansdale e al contempo anche di Haruf e dai rispettivi scenari deserti e solitari, riesce anche a dar vita ad un giallo-poliziesco che mediante la voce di un detective privato dalle mille abilità affronta tematiche quali il razzismo, la chiesta, i fanatismi.
Il tutto mediante una penna solida, descrittiva, dal giusto ritmo cadenzato, non veloce e non lenta e per questo adatta e conforme al tipo di storia narrata.
Una buon terzo episodio delle avventure di Neal Carey.

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Nevada connection 2018-01-12 12:12:28 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    12 Gennaio, 2018
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Buono ma non il miglior Winslow.

Premesso che amo Don Winslow come scrittore e che lo reputo uno dei migliori nel suo genere, devo dire che in questo romanzo, pur essendo un ottimo libro, non è stato all’altezza delle sue capacità. Ma andiamo per ordine, iniziamo a parlare del romanzo e della trama.
Il romanzo ha come protagonista Neal Carey, investigatore privato duro e puro che ama le donne, non rispetta le regole e non disdegna fare a pugni. Insomma un personaggio molto vicino al genere hard boiled. Il nostro protagonista, che è già al terzo romanzo dell’autore americano, questa volta si torva a dover riportare indietro dalla mamma un bambino rapito dal padre. Il padre, adepto di una setta di bianchi razzisti e antisemiti, è fuggito a Austin, un paesino del Nevada dove ancora si vive di allevamento e campagna.
Come al solito l’arrivo nel paesino sperduto non sarà semplice, solo l’aiuto del vecchio Steve e della sua famiglia riusciranno prima a rimetterlo in sesto dopo aver subito una rapina e poi a fargli fare conoscenza con le persone che contano nel villaggio. Tra questi Bob Hansen, vecchio imprenditore locale dal passato poco chiaro e con un esercito di scagnozzi pronti ad uccidere. Sempre logicamente il vecchio Bob fa parte del clan di suprematisti che Neal stava cercando e quindi parte tutto il piano: prima cercare di diventare amico del clan per avere notizie, poi sgominarlo.
In queste quasi 400 pagine non mancherà l’azione e lo stile di Don Winslow è sempre eccitante e coinvolgente, veniamo però ai punti che mi hanno convinto meno e cioè la prevedibilità. A parte il fatto che questa storia l’avevo letta quasi uguale anni fa su Il mambo degli orsi di J.R. Lansdale, solo che in quel romanzo la persona rapita era la ex fidanzata di uno dei due, ma per il resto molte cose tornano ed anche in maniera abbastanza identica: il paesino sperduto, il clan razzista, il cattivo principale che è un prete, etc etc. Ma oltre a questo molti passaggi risultano scontati e forzati, e già da metà libro si capisce chi è chi e come andrà a finire. Senza contare il finale in cui, in maniera molto cinematografica, i nostri eroi la fanno franca….
Insomma sicuramente un bel romanzo e che si legge volentieri ma di Winslow consiglieri ben altro.

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