Nebbia rossa
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Opinioni inserite: 5
Kay Scarpetta
Un nuovo caso da risolvere per la patologa forense Kay Scarpetta, una vicenda che la coinvolge ancora una volta in prima persona. Sopravvissuta ad una aggressione fisica da parte di un omicida seriale, instabile emotivamente e professionalmente, viene abilmente ingannata e risucchiata da una spirale di orrore e violenza. Chi si nasconde dietro la scia di morte? L’intuito, l’esperienza e la materia grigia faranno la differenza?
Inizio lento e confusionario a causa dei rimandi all’episodio precedente. Il ritmo aumenta a metà del libro, una corsa contro il tempo per stanare il male e salvare il salvabile, non mancano risvolti inaspettati e minuziose descrizioni dei ferri del mestiere. Più che una patologa forense, pare un commissario di polizia pronta a scovare indizi e a formulare ipotesi per smascherare il colpevole. Un’indagine lampo, in meno di 48 ore il caso è chiuso, non del tutto realistica come tempistica. Il finale è affrettato, il movente e il modus operandi meritano maggior approfondimento. Sono presenti poche scene da mattatoio ma la morte la si percepisce lo stesso con tutti i sensi, le operazioni investigative sono tecnologiche, un thriller moderno privo di indizi concreti accessibili anche ai non addetti ai lavori. La voce narrante è la protagonista, pratica e chiara, si intuisce bene il suo carattere forte e determinato. I capitoli sono brevi e le pagine volano velocemente.
Concludendo, una puntata per i fan di Kay Scarpetta.
“Quello che sto provando è dolorosamente familiare, un vecchio amico triste e sinistro, un deprimente leitmotiv della mia vita. Anche la mia reazione è un sentimento che conosco bene, un profondo abbattimento, una sensazione di indurimento, come se qualcosa dentro di me stesse sedimentando, si stesse assestando pesantemente, una profonda oscurità uno spazio senza fondo e senza luce, sempre più irraggiungibile. É quello che provo ogni volta che entro in un luogo dove la morte mi attende silenziosa e puntuale affinché mi occupi di lei come solo io sono in grado di fare.”
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Che delusione!
Sono una vera appassionata di gialli e thriller, ma purtroppo questo libro mi ha profondamente delusa. All'inizio la storia sembra interessante, ti trasporta in una realtà poco conosciuta, quella delle carcere femminili statunitensi; peccato il finale, troppo improvvisato, come se Kay avesse scoperto la verità più per sfacciata fortuna, che per veri meriti personali. E poi i dialoghi e le ripetizioni, troppo noiosi! In generale si tratta di un'opera, a mio parere, che è stata investita da fin troppe aspettative, eccessivamente pubblicizzata, solo per l'evidente fama dell'autrice, in poche parole un romanzo che non può essere altro che una buona lettura da spiaggia!
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non male
Il mio primo libro di Patricia Cornwell. Tra l'altro anche il primo giallo dopo sei mesi di letture di ogni altro genere. Mi ha appassionato.....anche se rimpiango di non aver cominciato a leggere prima quello da cui nasce questa storia. Anche se qualche difetto nella narrazione c'è, non posso negare che la lettura mi abbia coinvolto con il desiderio di arrivare fino in fondo. Anche se, come ho detto sopra, il finale non mi ha pienamente soddisfatto sotto il punto di vista della linea narrativa. Infatti il ritmo del libro è abbastanza lento fino quasi alla fine, dove poi accelera i tempi all'improvviso. Troppo all'improvviso.
Comunque resta il fatto che ho voglia di leggere altri libri di questa scrittrice molto tecnica e preparata e con buone idee da sviluppare.
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Nebbia rossa di vergogna
La vena della Cornwell -e dei suoi ghost writer- è da tempo impoverita. Il libro è noiosissimo, i dialoghi sono poco significativi e inconcludenti. Il... mistero è così fitto che la scrittrice stessa -o chi per lei- non sembra saper che fare. Per me che fino a qualche anno fa sono stata appassionata lettrice della Cornwell è un vero peccato. Questo libro, con i forzati riferimenti alla sua storia con Benton, ai difetti dell'obeso Marino, alla geniale quanto sfigata nipote gay, sembra proprio scritto da qualcun altro.
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Soli con Scarpetta
In questa 19^ avventura, Patricia Cornwell sceglie nuovamente la narrazione in prima persona per raccontare una storia in cui Kay Scarpetta è l'unica e sola protagonista, relegango i familiari personaggi secondari (Benton Wesley, Marino e Lucy) a qualche capitolo nella parte finale. La storia è impregnata di suspance sin dalle prime pagine e procedendo con la lettura aumenta, la trama si modifica diventando una sorta di scatola cinese dove nuovi e vecchi delitti si intersecano. La narrazione è fluida e facile da seguire (nessun inserimento in blocco di personaggi), i riferimenti a procedure mediche o esami forensi sono brevissime e perfettamente inserite nella storia, a differenza di qualche libro passato in cui ci si trovava a leggere "manuali di istruzioni" di diverse pagine per qualsiasi nuova apparecchiatura utilizzata. Mi è piaciuto molto il fatto che Kay usi le sue conoscenze medico legali (facendo autopsie, esaminando reperti o analisi), il suo cervello e la sua capacità deduttiva cercando, in qualche modo, di allontanarsi dall'onnipresente e onnipotente tecnologia che ormai aveva preso il sopravvento. In qualche modo la Cornwell ci restituisce il personaggio di Scarpetta, come l'abbiamo conosciuto agli inizi, con fragilità e forza in entrambi gli ambiti, personale e professionale. Unica raccomandazione..dato che ci sono diversi riferimenti ad Autopsia Virtuale, per godervelo pienamente vi consiglio di leggerli in sequenza.