Mucho Mojo
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Il Texas è uno stato mentale
“ Mucho mojo “, datato 1994, è il secondo romanzo del poliedrico Joe R. Lansdale della serie che ha come protagonisti gli inimitabili Hap Collins e Leonard Pine.
Descritto in copertina come il miglior capitolo della serie dall’ autore stesso, il testo ha rispettato in pieno le mie alte aspettative.
I protagonisti, come dicevo, sono sempre loro.
L’ uno bianco e liberale, l’ altro nero e repubblicano. Uno romantico ed eterosessuale, l’ altro cinico ed omosessuale. Diversi ma inseparabili, accomunati da un sarcasmo e da un’ ironia esaltati dai sempre meravigliosi e taglienti dialoghi di Lansdale.
I due amici si stanno riprendendo dall’ ultima estenuante avventura narrata in “ Una stagione selvaggia “ quando la morte dello zio di Leonard movimenta un’ estate texana calda e fino a quel momento immobile.
Leonard riceve infatti in eredità la casa dello zio e convince Hap, impegnato a lavorare nei campi per racimolare qualche spicciolo, ad aiutarlo a dare una sistemata alla tenuta per poi rivenderla.
Impegnati a scoperchiare le assi del vecchio pavimento, scoprono una scatola con all’ interno i resti del corpo di un bambino. E a quanto pare nel vecchio quartiere nero le improvvise sparizioni di bambini poveri non sono affatto una novità.
La bravura dell' autore si evince dal fatto che un libro di culto per gli appassionati del genere come “ Mucho mojo “ abbia tutto sommato un intreccio appena sufficiente.
I colpi di scena sono pochi e scontati, così come la ricerca del colpevole non richiede grande acume investigativo neanche nella mente del lettore più disattento. E fanno sorridere questi due giustizieri solitari appassionati di arti marziali e sostanzialmente nullafacenti che riescono a destreggiarsi in un’ indagine meglio di chiunque altro, polizia compresa.
Ma sembra che tutto questo a Lansdale non interessi. E alla fine ha ragione lui.
Perché in ogni sua opera c’ è una commistione di generi e temi affrontati difficilmente riscontrabile in altri autori. “ Mucho mojo “ non risparmia nessuno, dal tema del razzismo all’ avversità per un certo tipo di fanatismo religioso.
Perché scrive dialoghi fantastici e sa caratterizzare personaggi irripetibili come Hap e Leonard che colpiscono per carisma e originalità espressi in qualsiasi situazione da quelle comiche e rocambolesche a quelle più riflessive.
E perché è un maestro nel tratteggiare le piccole comunità rurali della sua amata terra, il Texas.
Si ha davvero la sensazione di poter prendere una birra e una sedia, di affacciarsi sulla veranda e di sedersi accanto a loro, Hap e Leonard.
Per respirare l’ immobilità dell’ aria polverosa in attesa del prossimo violento temporale. Per guardare all’ orizzonte le terre di una provincia chiusa, contraddittoria, sporca e arretrata ma che conserva un profumo e un fascino immutati nel tempo.
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Forza e divertimento, ma io tremo.
Ottimo seguito, maschio e forte come il primo, ma ancora più gustoso!!
La forza del libro come nel precedente sono i due protagonisti Hap & Leonard,
Ottimamente caratterizzati, geniali e cazzuti.
Originali e divertenti i loro dialoghi, molto coloriti e mai scontati!!
...
"Quello che non posso aggiustare, cioè niente, lo mando a puttane.."
...
...
"Cosa pensi di lei?"
"Be', non abbiamo spedito gli inviti per il matrimonio, però mi piace. È
furba. Intelligente. Divertente."
"E ti si scopa."
"C'è anche quello."
...
...
I dialoghi in genere sono esilaranti e non solo quelli dei protagonisti ma in tutto il romanzo è un piacere scorgere parole ricche di realtà
...
"Maledetta mosca," disse il poliziotto bianco.
"Cercano sempre la merda," disse quello nero.
"Già," replicò in fretta il bianco. "Tra un po' ti saranno tutte addosso."
...
Tra i protagonisti non mancano però discorsi più profondi, e ragionamenti più maturi:
PAG 63
"Un minuto qui le cose vanno male perché è la parte nera della città, e
un minuto dopo apri la bocca per dire che è colpa dei neri. O l'uno o l'altro."
"No. Non esistono sensi unici, Hap. Ogni moneta ha due facce, e a volte
gli stessi problemi hanno due risposte diverse. A questa gente mancano
ambizione e orgoglio. Non vogliono fare altro che esistere. Pensano che
Dio li debba mantenere in vita."
....
Le descrizioni sono particolareggiate ma sopratutto particolari:
PAG 126
"Certe mattine, il bel viso della mia ex moglie, Trudy, è sospeso sopra di
me come una luna, ma quando mi sveglio c'è solo la luce del sole filtrata
dalle lacrime. Certe mattine la luce stessa ha il colore dei suoi capelli, e il
profumo dei fiori dell'estate è il profumo della sua pelle."
pag 138
"Negli ultimi tempi, dopo tutto
quello che avevamo trovato e con quegli stronzi dei nostri vicini, se un
uccello cinguettava o Leonard mollava una scorreggia, io ero sempre pronto
a fare un salto.
La storia è veramente da brividi per chi come me è genitore.
Leggere di questi delitti sui minori quando si diventa padri è completamente diverso.
Prima potevo leggerli senza problemi, ora invece tremo pensando che possano succedere davvero.
I bambini sono magnifici, sono teneri e sorridenti, sono innocui e splendidi, gioiosi, solari.
Amo mio figlio in un modo in cui non ho mai amato niente prima.
Questo romanzo rende ombrosi e paurosi i padri come me.
Stempera il tutto, la prosa scanzonata e i dialoghi da bar per maschi.
Mi è piaciuto davvero molto sopratutto il finale, leggermente scontato ma lungamente atteso!
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Hap e Leonard 2
Se la prima puntata è centrata sul passato di Hap, avendo come motore l’affascinante ex-mogliettina del medesimo, la seconda avventura si concentra sulla famiglia di Leonard, trasferendo protagonisti, armi e bagagli nel quartiere nero della città, povero e inevitabilmente segregato tanto che Hap ha l’occasione per sperimentare una sorta di razzismo alla rovescia. La morte dello svanito zio Chester, l’uomo che gli ha insegnato come stare al mondo, lascia all’ancora zoppicante protagonista di colore un’eredità alquanto inconsueta, fatta di buoni spesa, vecchi libri e una casa malandata. Siccome la dimora è quella in cui Leonard è in buona parte cresciuto, il duo vi si trasferisce cominciando a risistemarla: durante i lavori, una brutta sorpresa li mette sulle piste di una banda di pedofili, dimostrando che l’avo non era rimbambito come poteva apparire. Superfluo aggiungere che il duo inizia la caccia, ricorrendo alla polizia solo proprio quando non si può evitarlo, fino a che tutto è bene quello che finisce bene: come spesso accade in Lansdale, la trama gialla non è poi così trascendentale perché si capisce ben presto l’identità del colpevole e la resa dei conti è il segmento più debole, il che conferma ancora una volta la preferenza dell’autore per il lavoro sulle situazioni e i personaggi. La vecchia Me-Maw e la sua abitazione tappezzata di fotografie, il reverendo con la palestra per la boxe accanto alla chiesa, gli spacciatori della porta accanto, la strana coppia di poliziotti Marvin (nero) e Charlie (bianco), l’incantevole ma insidiosa avvocatesaa nera Florida: tutti sono al centro di digressioni dalle dimensioni variabili che ne disegnano con precisione le caratteristiche e solo l’ultima della lista dà l’impressione di allargarsi troppo grazie alla sua storia d’amore con Hap (a meno che la sua presenza non serva soprattutto a confermare le difficoltà dell’uomo con il sesso femminile). Tra i ruoli di rilievo non può mancare il Texas orientale con i suoi grandi spazi strozzati dal caldo o battuti da violenti temporali che si annunciano con ore d’anticipo all’orizzonte: su tale sfondo, sovente combattendo con l’umidità, si muove un’umanità che si arrabatta per vivere fra nette distinzioni di classe e di razza che consentono uno sfogo al pessimismo di fondo dello scrittore. Si tratta comunque di una sensazione che resta in secondo piano senza inficiare la narrazione, perché Lansdale racconta con la consueta, brillante verve che costringe il lettore a voltare pagina regalandogli nel frattempo pagine di divertito umorismo che scaturiscono dai battibecchi tra i due soci e dalle mirabolanti iperboli di cui è specialista in special modo Leonard.
La città dei bambini scomparsi.
Se dovessi personificare i libri di Lansdale per me sarebbe un caro vecchio amico che ogni volta riincontri sempre con immenso piacere. Anche se poi io Lansdale lo leggo periodicamente, credo sia perfetto per spezzare le letture più pesanti, e così quando finisco un libro di 7/800 pagine (magari anche un pò pesante...) ecco che subito ritorno dal mio caro vecchio amico. Lansdale è unico nel suo genere, sa essere originale, accattivante, simpatico, acuto e soprattutto ha la capacità di farmi leggere 3/400 pagine in 4 giorni. "Mucho Mojo" è il secondo libro della serie Hap e Leonard, due personaggi tra i migliori che la letteratura moderna abbia partorito. Hap e Leonard sono due detective di genere hard boiled, il primo bianco, etero e liberale, il secondo nero, gay e conservatore. In poche parole due personaggi che da soli sarebbero sufficienti a farvi uscire di casa ora per andare a prendere uno dei loro romanzi (se già non lo avete). In questo libro Leonard eredita da un vecchio zio una casa diroccata e un bel mucchio di soldi, decide così con l'aiuto di Hap di metterla apposto per poterla poi rivendere a buon prezzo. Ecco però che durante i lavori, da un baule sotterrato, spuntano fuori i resti di quello che sembra un bambino, sospetto confermato poco dopo da un agente di polizia che gli comunica che il vecchio zio di Leonard, prima di morire, diverse volte aveva denunciato la scomparsa di alcuni bambini poveri della zona. Logicamente, come potrete immaginare nonostante il ritrovamento, lo zio di Leonard è innocente e dopo varie indagini da parte dei due protagonisti verranno fuori macabre usanze praticate da degli insospettabili del paese. La scrittura è semplice e lineare, prevale il linguaggio di uso comune (incluse le imprecazioni) e il libro si legge che è una meraviglia. La storia non solo è particolare di suo, ma ci sono colpi di scena nei colpi di scena e fino all'ultima pagina le sorprese non finiscono. Oltre a tutta la meraviglia e la suspense creata dai suoi romanzi ciò che non manca mai è l'ironia sempre azzeccata e mai scontata. Concluderò dicendo una cosa, credo che in letteratura (così come in ogni altra cosa) prevalga il gusto soggettivo a quello oggettivo, non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, però nel caso specifico di Lansdale, vi deve piacere per forza. Genio totale.
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I mitici Hap e Leonard..
Libro che alterna diversi stili narrativi, destreggiandosi dal classico giallo/thriller al poliziesco, il tutto condito con sprazzi di pura comicità e ironia.
Trama abbastanza lineare, ma a farla da padrone è la straordinaria caratterizzazione dei due protagonisti ossia Hap e Leonard, due amici che scelgono di investigare su una macabra scoperta ossia il ritrovamento, durante la sistemazione della casa avuta in eredità da uno zio, di un piccolo scheletro, verosimilmente di un bambino.
I dialoghi sono al vetriolo e, in diversi punti le battute fra i due e fra gli altri personaggi della storia risultano irresistibili tanto da farci affezionare a loro fino la soluzione del caso per poi farcene sentire la mancanza.
Il ritmo è incalzante fino all'ultima riga, non ho riscontrato momenti in cui l'attenzione sia piombata in fase di stallo o abbia perso smalto: il romanzo si fa leggere alla svelta e assai piacevolmente.
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Mucho gusto
Sti due mi fanno impazzire. L'ironia dei loro assurdi dialoghi. L'amicizia che li lega con una forza inattaccabile. Le avventure che affrontano a testa alta, menando calci e pugni ed uscendone vincenti. Magari la logica delle indagini lascia a desiderare. Ma Hap e Leonard valgono il libro. Mi hanno rapito, portato in Texas, li ho aiutati a sistemare il tetto della casa ereditata da Leonard e la veranda dell'anziana dirimpettaia. Mi sono tenuto in disparte solo quando hanno caricato verso la casa dello spaccio. Giusto per evitare un occhio nero. Ho invidiato Leonard quando aveva accanto Florida. E mi sono fatto grasse risate nel mezzo delle conversazioni con i due poliziotti.
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Lansdale
Seconda storia avente per protagonisti Hap e Leonard , Lansdale ci ha preso la ...penna e sfodera un racconto magari non straordinario dal punto di vista del colpo di scena finale, ma pieno di spunti intriganti, con molto humor e una certa dose di umanità.
Prendono forma sia i temi cari all'autore, razzismo in primis e quale migliore ambientazione di un Texas che a volte sembra rimasto agli anni '20, che le sue perifrasi non proprio da educanda ma esilaranti.
La tragedia con Lansdale assume toni diversi perchè ci sono spesso la punizione o la vendetta, lo sfogo alle passioni ,o una sorta di giustizia sommaria di cui i due protagonisti sono spesso gli artefici, quasi che tutto questo fosse una piccola consolazione per chi deve accettare un mondo ingiusto.
Hap e Leo sono due personaggi incredibili, talmente fuori dagli schemi e dagli stereotipi da rappresentare forse, la parte irrazionale che è in ognuno di noi, quell'istinto che a volte teniamo a freno per paura che faccia "danni" e che per loro è la quotidianità.
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Mucho mojo
"Magia cattiva"...“Credevo significasse sesso”, disse Leo.
Hap e Leo sono una coppia formidabile, personalmente li adoro perchè sono personaggi ricchi dentro e sorprendenti, oltre che esilaranti, ma in questo caso credo che Leo abbia raggiunto una maggiore maturità. I capitoli sono 39, succinti, ben strutturati e consistenti di riflessioni. Lansdale, in questa seconda storia, ha dato un surplus, utilizza un linguaggio duro, schietto ed al contempo profondo e mai banale. Riesce a farti vivere a fianco a loro, ti senti in Texas, dove vigge un sistema legislativo sommario e il razzismo più radicato, la legge del più forte. Senti l'afa, la polvere, la superficialità e la indifferenza della gente, anche gli odori delle patatine unte, di sporcizia, di sudore, di solitudine e di morte e te li porti addosso per tutta la durata del libro e forse di più.
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gelostellato
A volte i giochi dell’editoria indispettiscono. Ti lasciano pensare che loro, i Grandi Editori, assieme a quegli altri, i cosiddetti Grandi Autori, stiano là, lontano, nascosti, a ridere e a prenderti in giro.
E tu Piccolo Lettore non puoi fare molto, per sottrarti alle leggi di mercato. Altre volte, invece, succede che queste leggi, per qualche gioco curioso, remino anche dalla tua parte.
Per ciò che riguarda "Mucho mojo", ex introvabile di Joe R. Lansdale della serie Hap e Leonard, siamo esattamente in questa situazione.
L’autore texano, conosciuto e apprezzato, che lascia spaziare la sua iperproduzione dal thriller al romanzo di formazione, passando per horror, noir, fantascienza, fumetti e arti marziali, pare, di recente, al centro di una contesa tra diversi editori (A due estremi l’Einaudi e la Fanucci, a fianco la BD editore). Ebbene, lasciando perdere queste beghe editoriali, l’insistere della Einaudi nella pubblicazione a ritroso dei romanzi che hanno per protagonisti Leonard Pine e Hap Collins, ci regala il tanto sospirato (dai fans) secondo capitolo della serie, ma primo vero e proprio lavoro degno di nota riguardo a questa sgangherata coppia di cacciatori di guai.
"Mucho mojo", già edito per l’Urania, era introvabile, in quella versione, e l’Einaudi, fa quel che di meglio poteva fare: lo ristampa in edizione Stile libero noir (come tutti gli altri, tranne "Capitani oltraggiosi") con una bella copertina in bianco e nero che invita subito ad entrare nel libro. Prezzo 12.50 euro contro i 10 euro medi degli altri capitoli. Ma lo dico fin d’ora: soldi ben spesi.
Possiamo (finalmente) vedere completa tutta la serie degli Hap e Leonard, e per chi non li avesse mai letti, perché non cominciare leggerli in ordine: "Una stagione selvaggia", "Mucho mojo", "Il mambo degli orsi", "Bad chili", "Rumble tumble", "Capitani oltraggiosi".
Date tutte queste indicazioni per chi ancora Lansdale lo conosce poco, che dire di "Mucho mojo"? Sulla seconda di copertina le parole dello stesso autore, prese dall’introduzione, lo descrivono così: "Ecco uno dei miei libri preferiti torna disponibile in una nuova edizione. Queste sì che sono soddisfazioni. Se volete sapere come la penso, è il migliore dei sei romanzi di Hap e Leonard, e anche una sorta di omaggio al mio passato". E se prima di leggerlo sembrano le tipiche parole di circostanza che potrebbero nascondere un velato "su dai, comprate anche questo", dopo averlo letto si è molto, ma molto propensi ad essere d’accordo.
"Mucho mojo", termine intraducibile per dire "molta magia nera", è un libro che dopo le prime schermaglie ti salta addosso e non ti molla più, con quella morsa che stringe il lettore e lo porta a divorare le pagine una dietro l’altra. È un thriller, se vogliamo, ma non nel senso tecnico del termine. Chi sia il cattivo lo si può intuire già a metà libro, ma non è la suspense la locomotiva che traina la lettura, bensì la scrittura di Joe, ricca di orrore e ironia, di frasi sboccate, di umorismo, di critica sociale al razzismo.
Forse non è, in quanto a scene clou, il miglior Hap e Leonard, ma è indubbiamente un libro riuscito per intero, e non a metà, come il suo predecessore. È un lavoro che non presenta parti deboli e che mostra tutte le carte migliori che Lansdale sa giocare.
Per fornire una breve sinossi, basti sapere che Leonard eredita una casa da suo zio e vi si trasferisce, mentre Hap lo aiuta nei lavori. Da quel punto in poi, dopo la scoperta del cadavere di un bambino sotto il pavimento di casa, i due vengono travolti da un mistero agghiacciante che porta alla scomparsa di un adolescente di colore durante l’agosto di ogni anno. Tra cazzotti, sesso, incendi, battute e qualche cadavere, i nostri quasi eroi arriveranno alla soluzione. Una storiella, certo, ma ve la racconta Lansdale!